N.06
Novembre/Dicembre 1999

La comunità cristiana educa al “dono totale di sé”

Sembra necessario un salto di qualità nella Chiesa-Comunità d’Italia per rinnovare la PdV lungo tutto l’arco vocazionale, di fronte a una situazione che accanto a qualche leggera ripresa, vede che “in molte diocesi italiane il problema diventa gravissimo”[1] (Ruini, CEI, 21 settembre 1999). Qualche diocesi respira. I consacrati sperano. Le contemplative variano. Le consacrate attive soffrono il ricambio, con rate eccezioni e crescenti richiami stranieri. Si cerca un punto di ripartenza generalizzato per superare l’effettiva crisi al di là di auspici, profezie, desideri e piccoli segni consolatori, mentre la necessità ungente è quella di un riequilibrio tra possibilità, domande e risposte. La comunità cristiana cerca nelle sue molte articolazioni il passaggio da una PdV globale debole a una PdV forte della fortezza dello Spirito Santo, rinnovando progetti, mezzi e stili. Con quali nuovi orientamenti? Il primo è di fondo e vuole che il dono totale di sé nell’amore di carità torni ad animare la vita della comunità cristiana e tutti i suoi vari ambienti educativi, fino al livello vocazionale. “Con tutto me stesso”, sarà il segno dell’amore capace di dono, fedeltà, fecondità. Lo sapranno meritare la comunità cristiana e le sue comunità educanti vocazionali?

 

Quale Comunità cristiana sarà tutta vocazionale?

Il futuro di vocazioni sarà solo di comunità di giovani disponibili ad amare la vocazione e di adulti credibili capaci di meritarli, di accompagnarli fedeli e crescenti. Altrimenti si morirà pregando e facendo pregare. Le preghiere si ritroveranno, non le vocazioni. La comunità parrocchiale è vocazionale, interna e missionaria, se vive e pratica la coscienza globale di convocazione credente, celebrante, testimoniante e missionaria di tutti, e vi coinvolge i giovani, ancora alla ricerca di un progetto personale di fede e di vita. Le parrocchie impostino ormai ogni attività pastorale tenendo presente il tema trasversale delle vocazioni. Tutto è vocazione e produce vocazioni, quante Dio ne chiama. “Grembo di vocazioni”.

Alla base ha pastori e consacrati  che vivono e testimoniano con gioia e forme visibili la loro vocazione-missione, fino alla proposta vocazionale esplicita, in momenti e messaggi coinvolgenti della Parola di Dio, fino a vere Scuole della Parola, fedeli alle profondità, alla potenza dell’amore inerente alle chiamate e missioni del Padre nel suo vasto progetto, del Figlio incarnato per la redenzione e salvezza, dello Spirito animatore d’ogni novità dell’essere e dell’operare. Ministri dei Sacramenti ogni volta annunciano e celebrano l’amore nei suoi poteri vitali molteplici. Presiedono l’Eucaristia come segno più completo e efficace. Nella guida spirituale paternità e maternità educatrice si fanno pienezza di appello d’adesione interiore.

Al secondo posto vengono i genitori oggi chiamati a testimoniare la pienezza dell’amore, con proposta e accompagnamento crescente e formatore di tutte le sue forme. Dell’amore unitivo e dialogante, fecondo e educativo in dimensione sia umana sia cristiana. Dimostrano la coscienza della fecondità rispetto ad ogni chiamata e missione vocazionale dei figli secondo il dono di Dio, le necessità del Regno e del Popolo, con larga disponibilità di risposta. La totalità densa e feconda del loro amore sarà la sorgente di tutte le vocazioni diverse, totali e definitive entro tutto l’arco delle chiamate del Signore. La famiglia garantisce nella quotidianità l’esempio testimoniante del clima di fede e preghiera, dell’amore come norma, aperto agli altri, generoso e oblativo. Facciamo riscoprire alle famiglie cristiane la gioia di avere un figlio sacerdote, figli e figlie consacrate. Quelle che pregano per le vocazioni non si augurino che siano sempre i figli degli altri. La crescita dell’amore giovanile non sia a senso unico, ma tenuta aperta a tutte le sue dimensioni, dedizioni e consacrazioni.

La comunità cristiana è piena di molti altri operatori e collaboratori dell’educazione dei giovani che possono esprimere nella testimonianza esemplare, nel messaggio di comunicazione educativa, un’analoga proposta valida ed efficace per autentiche vocazioni. I gruppi ministranti, i cori, i catechisti con vari livelli d’impegno mediano in momenti decisivi la crescita e le scelte esistenziali con messaggi di fede e di progetto vitale, ispirano e orientano la selezione e l’impegno secondo proposta, attitudine e grazia. Gli animatori della Pastorale giovanile d’oratorio, di gruppi e movimenti adulti e giovanili, prima con l’esempio della loro larga dedizione di tempo, di energie e soprattutto di amore, poi con l’invito esplicito, già oggi sono quasi gli unici operatori di PdV. Lo potranno essere sempre meglio in seguito se investiti di impegno e competenza, evitando qualche intemperanza. Ciò che erano ieri l’Azione Cattolica e lo Scoutismo. Troviamo oggi i Focolari, il Rinnovamento dello Spirito, i Neocatecumenali, i Movimenti Giovanili qualificati, il volontariato, i Riferimenti monastici aperti, la Pastorale Giovanile, e molti altri che vorrei elencare con i loro meriti, educatori cristiani di scuola, del tempo libero, delle associazioni e dei gruppi, dei movimenti di giovani per i giovani e tra i giovani, i migliori, i trascinatori. Tutti “Messaggeri di Dio” per le vocazioni.

L’Autorità, i Superiori e il Governo dovranno dare per primi l’esempio radicale di nuovi rapporti, funzioni, stili… Per età e mentalità troppo spesso non sono all’altezza dei tempi nuovi generali e giovanili in forte e incessante transizione e ridefinizione. Il potere… non può ammetterlo con facilità. La stessa comunità diocesana ha momenti e stili i cui si fa operatrice vocazionale. Spesso il livello diocesano è il più completo, abbastanza vasto e progettabile, aperto a tutte le vocazioni, ricco di offerte e di contributi.

 

Educare la maturità affettiva

Vuole istruzione, motivazione, dialogo, discussione, senso critico e senso della realtà, ma anche capacità creativa e senso dell’utopia (vale a dire di gusto per la forza di ideali che meritano di essere scelti, coltivati, attuati con lungo impegno, seppure in misure sempre limitate e parziali). Amare è dare. Ricordiamo il loghion di Cristo che troviamo solo in Atti 20,35: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere”. Lo diceva San Francesco d’Assisi nella Preghiera semplice: “…dando si riceve; dimenticandosi, si trova comprensione; perdonando, si è perdonati; morendo, si risuscita alla Vita”. Qualcuno ha detto: “l’amore è l’unico tesoro che si moltiplica per divisione…, aumenta quanto più ne sottrai”. L’educazione è sempre della persona. Educa la libertà alla libertà con la liberazione. L’identità della persona umana consiste nella coscienza della libertà come capacità interiore di realizzarsi secondo un proprio progetto.

La sintesi può risultare stabile, unitaria e totale, o instabile, frammentaria e parziale sia come investimento, sia come partecipazione. Libertà interiore è disponibilità effettiva e ben incanalata, tra stimolo e impegno, della vitalità interiore totale, fisica, mentale, affettiva, operativa…, esuberante, espansiva, solidale. Al di là d’ogni passività, inezia, mediocrità, indifferenza. Per liberazione dell’essere. Libertà esterna e sensibilità alla amabilità di ciò che sta attorno. Tutto ciò che è vero, bello, buono, che merita attenzione, interesse, dedizione. Anche perché tragico, drammatico, bisognoso, sofferente, difficile, esigente; come la Croce di Cristo…

“Sarà ripresa se si educa la libertà dei giovani”, hanno detto i vescovi italiani al termine dell’Assemblea generale della CEI il 21 maggio 1999. L’affermazione è bella, ma va chiarita. Solo la piena coscienza è libertà. In un momento negativo è educazione liberatoria cosciente dai condizionamenti interiori ed esteriori negativi che rendono non totale la donazione di sé. Dalle alienazioni, dagli impedimenti, dalla deviazione, dalle passioni, dai condizionamenti negativi del dono di sé più diffusi nella realtà socio-culturale e anche giovanile: individualismo, presentismo, efficientismo, compassione sterile.

Nel momento positivo, l’unico che attua anche l’impegno negativo, è educazione liberatrice cosciente dei valori che sono nella logica del dono, segni ancora presenti o coltivabili nei giovani, specialmente in alcuni, forse non pochi. Compassione, responsabilità, solidarietà, impegno di partecipazione civile e religiosa per la tutela e la promozione. Non valgono mezzi coercitivi, persuasivi, condizionatori, ma solo stimoli e aiuti capaci di convincere e motivare. Liberatori di quanto è autentico in se stessi. Non solo in relazione al proprio temperamento e alle proprie attitudini… ma soprattutto ai valori umani che emergono dal profondo per realizzarsi in pienezza totale e unitaria. Ogni educazione è autentica se è promozione di umanità nella sua integrità e unitarietà personale e quindi di libertà.

J.M.R. Tillard[2] definisce la vocazione “un progetto di libertà”, il risultato di una liberazione. Approfondendo e irradiando la verità del vangelo, testimonia la sua potenza liberatrice.

 

Educazione all’amore e dell’amore come “dono di sé”

L’educazione ha nella scala dell’amore uno dei suoi assi di massimo impegno, insieme con la verità informatrice e l’operosità competente. Educa l’eros (impulsivo), la filia (amicizia e benevolenza), l’affetto (vicinanza interiore), l’agape (oblatività gratuita e sovrabbondante, tipica, secondo il cristianesimo, dell’amore di Dio). Il vertice è la capacità e decisione del dono unico e totale di sé a qualcosa e qualcuno che meriti di diventare il senso della vita, il proprio contributo pieno ai piani totali di Dio e dell’umanità.

Amare è “voler bene” all’altro, con calore di affetti. È volere il bene dell’altro, con oggettiva e razionale ricerca di aderenza ai suoi bisogni, alle sue domande. È volerlo bene nei modi idonei, anche ardui. Segue l’impegno ad educare a vivere la vita come ricevuta, vissuta, ridata nel “circolo del Dono”, pienamente realizzante la persona, vertice della sua maturazione. Non eri e ora sei. Non come risultato di una evoluzione casuale o probabile darwiniana. Ma per un atto eterno di pensiero e d’amore personalissimo di Dio creatore che ti ha individualizzato. Ha scelto i tuoi genitori come luoghi della tua venuta all’esistenza, come dono potenziale e misterioso di vitalità fisica, mentale, affettiva, relazionale, spirituale, con impegno e libertà di interpretarne il corso di crescita. Dono completato dal Battesimo con lo sbocciare della Grazia. Poi tutta la vita e l’educazione si sono aggiunte incessanti con altri doni di maturazione qualitativa e di espansione relazionale in appartenenze e partecipazioni attive e responsabili.

La prevalenza dei doni esterni dell’avere e la pretesa pseudo-educatrice di insegnare il sapere, l’essere e il fare, non lasciano godere la gioia, faticosa e impegnativa, dell’emergere interiore dei doni nativi di complessa natura, spesso originali e creativi, fino alla vocazione. I doni nascenti e crescenti dentro, si fanno comunicanti, riprendendo la via del dono agli altri TU, con gli altri TU, ad alcuni, a tanti, a tutti, a Dio, con Dio nei suoi piani storici, sociali, religiosi, salvifici, vocazionali. È il segno della maturità personale valida. La chiusura inerte, egoistica, egocentrica, consumistica, è innaturale, suicida, mortificante, fallimentare, nemica di ogni felicità. Eppure è la condizione delle maggioranze massificate d’oggi, delle vocazioni-missioni rassegnate, obbedienti. Educare alla logica del dono significa educare alla maturità affettiva, dove l’“io” è aperto al “tu”. Con la capacità di ascolto per raccogliere le chiamate e rispondervi.

 

Con tutto me stesso

Tutto esprime il coinvolgimento delle funzioni psichiche della persona lungo l’intera scala ascendente di mente, cuore, volontà, verso e in una decisione assieme mentale, emotiva, etica, nascente chiara e solida, crescente fedele in un valido accompagnamento. I suoi frutti, anch’essi totali, sono la solidarietà e impegno, la dedizione e reciprocità, all’interno di una causa ideale, con apertura alla comunione universale.

La totalità si estende anche nel tempo. Prima è nascente. Subito e presto diventa crescente. Mentre matura si fa comunicante. La totalità nel tempo parte da una radice vitale, sente una legge di sviluppo e maturazione, conclude nel ciclo dell’amore ridonato entro larghi campi d’azione, nei progetti di Dio sulla vita, sulla fede, sulla grazia per tanti, per tutti. Quanti fuochi si spengono per carenza di accompagnamento dotato di forti partenze, fedele e continuo, crescente, sempre più inserito e impegnativo a livelli alti e larghi.

L’educazione dell’amore voca-zionale avviene in tre momenti totali e crescenti. Educazione ad essere amati da Dio per primo, gratuitamente, per sempre. Educazione a riamarlo come primo perché lo merita. Educazione ad entrare nell’amore come stile e forme fondamentale del proprio essere e vivere, del proprio operare personale e interpersonale.

Amo con tutta la mia mente, se conosco la verità totale amabile di qualcosa o qualcuno. Di me, Dio, del Signore Gesù, degli altri attorno a me, di qualcuno, alcuni, molti, tutti, magari secondo il loro vario stato di amabilità, ma anche di bisogno e attesa… Lontananze e perfino diversità non fanno da ostacoli al dono, anzi forse motivano e guidano un forte momento di interpretazione mentale, intellettuale, di mentalità e visione, di ricerca d’azione.

Amo con tutto il cuore se proseguo con l’interpretazione motivazionale di un quadro unitario e totale di valori e motivi. Valore-motivo è forza interiore esistenziale, centrata, diffusa, comunicata, attraente. Le motivazioni intrinseche o autentiche, i motivi di origine sono quelli che possono integrare la personalità in tutte le sue componenti (Ronco). Seguono le identità più autentiche, le appartenenze più amate e sofferte, le partecipazioni totali e unitarie.

Amo con tutta la volontà. Quel che conta è l’impegno, il progetto d’impegnare me ad agire e operare in modo generale, unitario e totale, continuo fino all’esaurimento del compito. 

Amo tutto: l’ambiente, i contesti, le condizioni di possibilità e bisogno. Voglio i fini, i mezzi, metodi. Mi preparo competente, collaboro, con grandiosità, con umiltà semplice…

 

Educare facendo conoscere esempi di amore totale

L’AT è storia d’amore, dalla Genesi a Gesù. Maria è mediatrice assoluta vocazionale. Gesù è amore incarnato, fatto salvatore, esemplare, prolungato. Maddalena è donna ispiratrice, Maria di Betania esemplare. La Samaritana è amore difficile. La madre cananea è amore insistente. Gli Apostoli sono prolungatori missionari. S. Paolo è convertito all’amore pieno del Padre nel Signore, come uomo che segue. Educano ad amare con tutto se stessi alcuni grandi pastori della Chiesa universale e locale, perfino particolare, religiosi e laici. Santi e Fondatori nella pienezza totale della loro esemplarità iniziale. Missionari investiti e definiti dell’amore. Ispira la mistica maschile e femminile, esperta d’amore totale. Francesco d’Assisi e di Sales offrono la devozione d’amore a tutti. Chiara, Angela da Foligno, Ildegarda. Brigida, Caterina…, creature che hanno vissuto d’amore povero, totale, pieno, attivo, contagioso…

Da S. Paolo si può ricavare il quadro educativo completo. 

1) L’amore di Dio/Cristo per noi, dimostra di essere amati, e chiede di lasciarsi amare nella illimitatezza della sua azione. 

2) Il nostro amore per Dio/Cristo lo riama con analoga forza e larghezza. 

3) L’amore per il prossimo, fratello vicino e lontano (teologia, fonti, motivi, modi, natura, limiti) motiva la fortezza, e anche qualche durezza.

 

 

 

 

Note

[1] C. RUINI, Prolusione al Consiglio Episcopale Permanente, 21.09.1999.

[2Vita religiosa: progetto di libertà? EDB, Bologna 1973.