N.02
Marzo/Aprile 2000

L’Eucaristia, sorgente di ogni vocazione e ministero nella Chiesa

 

 

 

Messaggio di S. S. Giovanni Paolo II in occasione della XXXVII Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni (14 Maggio 2000)

 

Venerati Fratelli nell’Episcopato,

Carissimi Fratelli e Sorelle di tutto il mondo!

 

La Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni che verrà celebrata nel clima gioioso delle feste pasquali, reso particolarmente intenso degli eventi giubilari, mi offre l’occasione per riflettere insieme con voi sul dono della divina chiamata, condividendo la vostra sollecitudine per le vocazioni al ministero ordinato e alla vita consacrata. Il tema che intendo proporvi quest’anno si pone in sintonia con lo svolgimento del Grande Giubileo. Vorrei meditare con voi su: L’Eucaristia, sorgente di ogni vocazione e ministero nella Chiesa. Non è forse l’Eucaristia il mistero di Cristo vivo e operante nella storia? Dall’Eucaristia Gesù continua a chiamare alla sua sequela e ad offrire ad ogni uomo la “pienezza del tempo”.

 

1. “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna” (Gal 4,4).

“La pienezza del tempo si identifica con il mistero dell’Incarnazione del Verbo… e con il mistero della Redenzione del mondo” (TMA 1): nel Figlio consostanziale al Padre e fattosi uomo nel grembo della Vergine prende avvio e si compie il “tempo” atteso, tempo di grazia e di misericordia, tempo di salvezza e di riconciliazione. Cristo rivela il disegno di Dio nei riguardi di tutta la creazione e, in particolare, nei riguardi dell’uomo. Egli “svela pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione” (GS 22), nascosta nel cuore dell’Eterno. Il mistero del Verbo incarnato sarà pienamente svelato solo quando ogni uomo e ogni donna saranno in Lui realizzati, figli nel Figlio, membra del suo Corpo mistico che è la Chiesa. Il Giubileo, e questo in particolare, celebrando i 2000 anni dell’ingresso nel tempo del Figlio di Dio ed il mistero della redenzione, esorta ogni credente a considerare la propria personale vocazione, per completare quel che manca nella sua vita alla passione del Figlio a favore del suo corpo che è la Chiesa (cfr. Col 1,24).

 

2. “Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l’un l’altro: Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?” (Lc 24,30-32).

L’Eucaristia costituisce il momento culminante nel quale Gesù, nel suo Corpo donato e nel suo Sangue versato per la nostra salvezza, svela il mistero della sua identità ed indica il senso della vocazione d’ogni credente. Il significato della vita umana è, infatti, tutto in quel Corpo ed in quel Sangue, poiché da essi sono giunti a noi la vita e la salvezza. Con essi deve, in qualche modo, identificarsi l’esistenza stessa della persona, la quale realizza se stessa nella misura in cui sa farsi, a sua volta, dono per gli altri. Nell’Eucaristia tutto questo è misteriosamente significato nel segno del pane e del vino, memoriale della Pasqua del Signore: il credente che si nutre di quel Corpo donato e di quel Sangue versato riceve la forza di trasformarsi a sua volta in dono. Come dice sant’Agostino: “Siate ciò che ricevete e ricevete ciò che siete” (Discorso 272, 1: nella Pentecoste).

Nell’incontro con l’Eucaristia alcuni scoprono di essere chiamati a diventare ministri dell’Altare, altri a contemplare la bellezza e la profondità di questo mistero, altri a riversarne l’impeto d’amore sui poveri e i deboli, ed altri ancora a coglierne il potere trasformante nelle realtà e nei gesti della vita d’ogni giorno. Ciascun credente trova nell’Eucaristia non solo la chiave interpretativa della propria esistenza, ma il coraggio per realizzarla, sì da costruire, nella diversità dei carismi e delle vocazioni, l’unico Corpo di Cristo nella storia. Nel racconto dei discepoli di Emmaus (cfr. Lc 24,13-35), san Luca fa intravedere quanto accade nella vita di colui che vive dell’Eucaristia. Quando “nello spezzare il pane” da parte del “forestiero” si aprono gli occhi dei discepoli, essi si rendono conto che il cuore ardeva loro nel petto mentre lo ascoltavano spiegare le Scritture. In quel cuore che arde possiamo vedere la storia e la scoperta d’ogni vocazione, che non è commozione passeggera, ma percezione sempre più certa e forte che l’Eucaristia e la Pasqua del Figlio saranno sempre più l’Eucaristia e la Pasqua dei suoi discepoli.

 

3. “Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti, e la parola di Dio dimora in voi e avete vinto il maligno” (1 Gv 2,14).

Il mistero dell’amore di Dio, “nascosto da secoli e da generazioni” (Col 1,26), è ora rivelato a noi nella “parola della croce” (1 Cor 1, 1 8), che, dimorando in voi, carissimi giovani, sarà la vostra forza e la vostra luce, e vi svelerà il mistero della personale chiamata. Conosco i vostri dubbi e le vostre fatiche, vi vedo a volte smarriti, comprendo il timore che vi assale dinanzi al futuro. Ma ho pure nella mente e nel cuore l’immagine festosa di tanti incontri con voi nei miei Viaggi apostolici, durante i quali ho potuto costatare la ricerca sincera di verità e d’amore che dimora in ciascuno di voi. Il Signore Gesù ha piantato la sua tenda in mezzo a noi e da questa sua dimora eucaristica ripete ad ogni uomo e ad ogni donna: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” (Mt 11, 28).

Cari giovani, andate incontro a Gesù Salvatore! Amatelo e adoratelo nell’Eucaristia! Egli è presente nella Santa Messa, che rende sacramentalmente presente il sacrificio della Croce. Egli viene in noi nella santa comunione e rimane nei tabernacoli delle nostre chiese, perché è nostro amico, amico di tutti, particolarmente di voi giovani, così bisognosi di confidenza e di amore. Da Lui potete trarre il coraggio per essere suoi apostoli in questo particolare passaggio storico: il 2000 sarà come voi giovani lo vorrete e lo edificherete. Dopo tanta violenza e oppressione, il mondo ha bisogno di giovani capaci di “gettare ponti” per unire e riconciliare; dopo la cultura dell’uomo senza vocazione, urgono uomini e donne che credono nella vita e l’accolgono come chiamata che viene dall’Alto, da quel Dio che, poiché ama, chiama; dopo il clima del sospetto e della sfiducia, che inquina i rapporti umani, solo giovani coraggiosi, con mente e cuore aperti a ideali alti e generosi, potranno restituire bellezza e verità alla vita e ai rapporti umani. Allora questo tempo giubilare sarà per tutti davvero “anno di grazia del Signore”, un Giubileo vocazionale.

 

4. “Scrivo a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è fin dal principio” (1 Gv 2,13).

Ogni vocazione è dono del Padre e, come tutti i doni che vengono da Dio, giunge attraverso molte mediazioni umane: quella dei genitori o degli educatori, dei pastori della Chiesa, di chi è direttamente impegnato in un ministero di animazione vocazionale o del semplice credente. Vorrei con questo messaggio rivolgermi a tutte queste categorie di persone, cui è legata la scoperta ed il sostegno della chiamata divina. Sono consapevole che la pastorale vocazionale costituisce un ministero non facile, ma come non ricordarvi che nulla è più esaltante d’una testimonianza appassionata della propria vocazione? Chi vive con gioia questo dono e lo alimenta quotidianamente nell’incontro con l’Eucaristia saprà spargere nel cuore di tanti giovani il seme buono della fedele adesione alla chiamata divina. È nella presenza eucaristica che Gesù ci raggiunge, ci immette nel dinamismo della comunione ecclesiale e ci rende segni profetici davanti al mondo. Vorrei, qui, rivolgere un pensiero affettuoso e grato a tutti quegli animatori vocazionali, sacerdoti, religiosi, religiose e laici, che si prodigano con entusiasmo in questo faticoso ministero. Non lasciatevi scoraggiare dalle difficoltà, abbiate fiducia! Il seme della chiamata divina, quando è piantato con generosità, darà frutti abbondanti. Di fronte alla grave crisi di vocazioni al ministero ordinato e alla vita consacrata che interessa alcune regioni del mondo, occorre, soprattutto in questo Giubileo dell’Anno 2000, operare perché ogni presbitero, ogni consacrato e consacrata riscoprano la bellezza della propria vocazione e la testimonino agli altri. Ogni credente diventi educatore di vocazioni, senza temere di proporre scelte radicali; ogni comunità comprenda la centralità dell’Eucaristia e la necessità di ministri del Sacrificio eucaristico; tutto il popolo di Dio levi sempre più intensa e appassionata l’orazione al Padrone della messe affinché mandi operai nella sua messe. E affidi questa sua preghiera all’intercessione di Colei che è la Madre dell’eterno Sacerdote.

 

 

 

PREGHIERA PER LE VOCAZIONI

 

Vergine Maria, umile figlia dell’Altissimo,

in te s’è compiuto in modo mirabile

il mistero della divina chiamata.

Tu sei l’immagine di ciò che Dio compie in chi a Lui si affida;

in te la libertà del Creatore

ha esaltato la libertà della creatura.

Colui che è nato nel tuo grembo

ha congiunto in un solo volere

la libertà salvifica di Dio e l’adesione obbediente dell’uomo.

Grazie a Te, la chiamata di Dio si salda definitivamente

con la risposta dell’uomo-Dio.

Tu primizia di una vita nuova, custodisci per tutti noi

il “Sì” generoso della gioia e dell’amore.

Santa Maria, Madre d’ogni chiamato,

fa’ che i credenti abbiano la forza di rispondere

con generoso coraggio all’appello divino,

e siano lieti testimoni dell’amore verso Dio e verso il prossimo.

Giovane figlia di Sion, Stella del mattino

che guidi i passi dell’umanità

attraverso il Grande Giubileo verso l’avvenire,

orienta la gioventù del nuovo millennio verso Colui

che è “la luce vera, che illumina ogni uomo” (Gv 1,9).

Amen!