La vocazione spiega l’adolescenza, i suoi perché e le sue inquietudini. Come educare gli adolescenti a riscoprire la vita come progetto?
Molte volte mi chiedo quale sia il senso, perché Dio ha voluto che io sia nata qui in questo posto. Mi chiedo quale sia il senso della mia vita. Molte volte cerco anche di darlo. È difficile, ma a poco a poco ce la farò (Francesca, 16 anni). “Non mi piace immaginare quello che diventerò fra dieci anni, ma fa paura. Certo forse sarà bellissimo, comunque preferirei vivere una situazione come quella che sto vivendo adesso, non vorrei crescere, non dovermi adeguare” (Massimo, 17 anni). “Sento il bisogno di fare qualcosa che mi realizzi, ma non ho ancora la stabilità per dire faccio questo o faccio quello” (Alessandra, 17 anni). “Comincio a credere che sto cambiando delle cose che si fanno. Stai più attento alle cose che fai, e nei momenti che sei su un prato, da solo, ti viene molto spesso da pensare a quello che hai fatto, come avresti dovuto farlo, quello che farai: ti fai una specie di programma” (Sergio, 18 anni).
Esiste una tensione progettuale nei nostri adolescenti?
Sono soltanto alcune delle affermazioni raccolte durante la realizzazione di un’inchiesta tra gli adolescenti italiani[1], che rivelano come la progettualità è una dimensione presente nella stagione dell’adolescenza, anche se in forma ancora poco chiara o confusa. Alla domanda: In che cosa sei cresciuto e in che cosa ti senti diverso rispetto a qualche anno fa?, gli adolescenti intervistati affermano di essere “diversi” da qualche anno fa, innanzitutto perché riflettono di più dentro di sé e in secondo luogo perché stanno pensando realisticamente al proprio futuro. La riflessione su di sé e la proiezione nel futuro, si presentano dunque come indicatori di crescita e fattori di cambiamento; questi due elementi segnalati sono in qualche modo correlati tra loro: c’è, infatti, un reciproco influsso tra orientamento al futuro e definizione di sé. La tensione dinamica verso il futuro diventa realmente un fattore di crescita e di maturazione nel processo di formazione dell’identità: il senso dell’io, infatti, raggiunge la sua completezza allorché l’adolescente comincia a fare dei progetti e a proporsi delle mete da realizzare ad ampio raggio. Da queste considerazioni possiamo dedurre che una tensione progettuale nei nostri adolescenti è in qualche modo presente: ma in che forma e verso quali orizzonti?
Partendo sempre dai dati della ricerca, emerge che “la progettualità di sé in un futuro personale avviene dentro margini di prevedibilità piuttosto incerti e confusi ed assume come orizzonte quasi esclusivo la professionalità o l’impegno per terminare gli studi, mentre fa fatica a concretizzarsi in specifiche attuazioni future e in orientamenti esistenziali”[2]. La prima prospettiva che totalizza il massimo delle risposte è quella di un avvenire “felice”, cui segue un “lavoro sicuro” e quindi l’avere un futuro con una propria “famiglia”. “Il futuro perciò viene immaginato dalla maggioranza degli adolescenti in termini poco realistici e la loro previsione non va più in là di un vago bisogno psicologico di benessere e di serenità”[3].
Merita un cenno di attenzione anche un altro dato che emerge: le risposte di coloro che non sanno immaginarsi nel futuro o non vogliono pensarci (nell’insieme sono quasi la metà del campione considerato). Il futuro è un buco nero afferma un adolescente di 17 anni, ma anche il presente spesso è carico di paura. Una certa apertura progettuale presente nella vita dell’adolescente si scontra così con la realtà di un futuro ancora incerto e che fa paura. Il generale disorientamento di fronte al futuro in cui è immerso l’adolescente di oggi, è spiegabile anche a causa delle rapide trasformazioni socioculturali di questi ultimi decenni[4].
Un’identità ancora in via di elaborazione
L’orientamento verso la ricerca di un senso globale in cui unificare risorse, aspirazioni e progetti in una direzione in grado di offrire un senso alla vita, è una dinamica complessa che certamente non si attua nell’adolescenza, ma che può trovare in essa le sue premesse per dispiegarsi poi nella giovinezza. Non si può dunque parlare di assenza di progettualità, ma nemmeno di una progettualità piena e compiuta; parliamo perciò di un’identità ancora in via di elaborazione. “Siamo ancora ben lontani dalla configurazione di un progetto personale significativo ed elaborato in una dinamica di scelta e di decisione. Ci troviamo piuttosto di fronte a adolescenti che ‘esplorano’ a lungo il campo delle scelte e delle molteplici e diversificate opportunità offerte dalla società, ma che continuano a rimanere in questa fase di esplorazione senza riuscire a passare a quella dell’impegno nella direzione di una scelta significativa e stabile”[5].
Accompagnare gli adolescenti verso la progettualità
Come in ogni persona, anche nella vita di un adolescente e forse in forma più accentuata, esiste una tensione tra il mondo dei desideri e il mondo dei limiti: “È proprio all’interno dell’uomo che molti elementi si contrastano a vicenda. Da una parte, infatti, come creatura, esperimenta in mille modi i suoi limiti, d’altra parte si accorge di essere senza confini nelle sue aspirazioni”[6]. In una prospettiva aperta al futuro e all’elaborazione del proprio progetto di vita, sarà importante innanzitutto accompagnare gli adolescenti in un cammino di integrazione che permetta loro di risolvere positivamente la tensione tra i desideri e i limiti del momento presente: infatti, più si educano gli adolescenti a dare delle risposte realistiche nell’oggi, integrando limiti e desideri, più li si prepara per delle risposte più grandi che si aprono al definitivo progetto vocazionale. Con un’immagine efficace, un autore descrive il problema delle decisione nella stagione dell’adolescenza, attraverso il paradigma della vita “in stazione”.
L’adolescente di oggi corre il pericolo di condurre una vita “in stazione”, senza mai decidersi di partire: l’intercity è troppo caro e il locale va troppo adagio; l’espresso parte troppo presto e il diretto troppo tardi:
– se l’intercity è troppo caro e non sono ancora pronti a pagare un prezzo alto (come potrebbe essere una scelta di vita), almeno possiamo aiutarli a prendere il treno locale, cioè a vivere in un modo più impegnato il momento presente;
– pian piano si può suggerire che c’è anche un diretto che parte: per esempio la partecipazione attiva in un gruppo, in cui incominciare a concretizzare in modo realistico i desideri di impegno e di crescita cristiana;
– oppure sono pronti a prendere l’espresso: un impegno ancora più esigente nella vita di fede;
– alcuni adolescenti invece hanno dei grandi desideri e vogliono viaggiare subito con l’intercity, nonostante non siano ancora capaci di fare un viaggio costoso e lungo: dobbiamo aiutarli a frenarsi un po’, a riconoscere i loro limiti e suggerire un viaggio più semplice per ora, con il treno locale; man mano li si potrà incoraggiare a prendere il diretto e poi l’espresso, finché arriverà il momento in cui saranno pronti a prendere l’intercity[7].
C’è anche da tener presente il problema della passività in diversi adolescenti di oggi: la mancanza di desideri propri, il preferire una vita appiattita sul presente, la paura di immaginarsi un futuro, ecc.; tutt’al più si prendono in prestito i desideri degli altri lasciando che la pubblicità e le mode influenzino i propri comportamenti. La paura di scegliere in modo personale in questi adolescenti “passivi”, spesso deriva dalla bassa stima che hanno di se stessi: occorrerà allora aiutarli innanzitutto a prendere coscienza dei desideri buoni e positivi che sono presenti in loro e incoraggiare gli ideali che sono nascosti dietro la paura.
Per un itinerario vocazionale nell’adolescenza
Possiamo tentare a questo punto, di indicare alcuni passi di un itinerario di maturazione umana e cristiana, in cui è presente la dimensione vocazionale.
Dal riconoscimento del senso della propria vita, all’elaborazione iniziale di un progetto. Si tratta di accompagnare l’adolescente a percepire la propria vita come valore, che invoca pienezza e che è appello alla responsabilità; questo riconoscimento della propria esistenza si approfondisce e si consolida mediante l’abbozzo di un progetto personale.
Dall’elaborazione iniziale del progetto personale, all’esperienza di vita nuova nel quotidiano. Si tratta di accompagnare l’adolescente a scoprire che, se la sua vita è liberata dall’egoismo ed è resa capace di sperare e di amare, è frutto di un’iniziativa gratuita di Dio che permanentemente è all’opera nella sua esistenza; questa consapevolezza richiede dall’adolescente un riorientamento degli atteggiamenti e dei comportamenti in tutti gli ambiti più personali della sua vita quotidiana: l’amicizia, la vita di coppia, l’affettività, la sessualità, ecc.
Dall’esperienza di vita nuova nel quotidiano, all’espressione della propria solidarietà in gesti gratuiti di servizio. Si tratta di accompagnare l’adolescente a percorrere la strada della solidarietà e della gratuità, in attento ascolto degli appelli provenienti dagli altri, dai più vicini fino ad allargarsi progressivamente ai bisogni e alle necessità dei poveri e dei sofferenti; le esperienze concrete di servizio e di carità – fatte generalmente in gruppo – sono un terreno fecondo per la maturazione vocazionale.
Dall’espressione della propria solidarietà verso gli altri, alla disponibilità ad accogliere una “vocazione” specifica nella Chiesa e nel mondo. Si tratta infine di accompagnare l’adolescente a prendere coscienza che la vocazione cristiana si esprime in modalità differenti; è necessario quindi avviarsi verso la scoperta della propria vocazione, approfondendo sempre di più la conoscenza dei doni personali e delle proprie attitudini e iniziando un confronto oggettivo che porti ad orientarsi in una determinata direzione; si tratta insomma di avviare la ricerca e di formulare delle ipotesi, rendendosi disponibili ad accogliere la chiamata ad una vocazione specifica, lasciando ampio spazio alla possibilità di sognare e di misurarsi con sentieri diversi.
Note
[1] Cospes (a cura di), L’età incompiuta. Ricerca sulla formazione dell’identità negli adolescenti italiani, Elledici, Leumann (TO), 1995.
[2] P. Del Core, Prospettiva futura e progettualità, in Cospes (a cura di), L’età incompiuta. Ricerca sulla formazione dell’identità negli adolescenti italiani, Elledici, Leumann (TO), 1995, p. 319.
[3] Ivi, p. 319.
[4] Si parla di “incertezza biografica”, per definire la condizione dell’adolescente che di fronte al futuro vede una vasta gamma di possibilità, ma non riesce a trovare le strategie adeguate per percorrerle e quindi non giunge a strutturare un progetto di vita coerente (cfr. M. Rampanzi, Il tempo biografico, in A. Cavalli (a cura di), Il tempo dei giovani, Il Mulino, Bologna 1985, p. 155).
[5] P. Del Core, Prospettiva futura e progettualità, in Cospes (a cura di), L’età incompiuta. Ricerca sulla formazione dell’identità negli adolescenti italiani, Elledici, Leumann (TO), 1995, p. 332.
[6] Gaudium et Spes, n. 10.
[7] Cfr. K. O’ Flynn, Il cammino di integrazione, in F. Imoda et al., Lo condusse da Gesù. Psicologia della vocazione nell’adolescenza, 1994, pp. 103-129.