Parrocchia: cantiere di speranza!
Accogliendo l’obiettivo, posto da NVNE al n. 29, di “portare la pastorale vocazionale nel vivo delle Comunità Cristiane Parrocchiali” mi sono posto la domanda: come una Comunità Parrocchiale può generare una cultura vocazionale attraverso gli itinerari di educazione alla fede? Tenendo conto che una nuova cultura vocazionale nasce da una costante e paziente attenzione della comunità cristiana al mistero della divina chiamata all’interno di un cammino di nuova evangelizzazione, essa è cultura della vita e dell’apertura alla vita, del significato del vivere, ma anche del morire[1].
In questa prospettiva si rende necessario passare da una pastorale incentrata sui sacramenti a una pastorale missionaria che abbia il coraggio e la forza di annunciare “Cristo Crocifisso scandalo per i Giudei, stoltezza per i Pagani; ma per coloro che sono chiamati predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio” (1Cor 1,23-24) fondamento della nostra speranza. La comunità cristiana deve preoccuparsi di offrire una proposta educativa tale da suscitare interesse ed una appropriata comprensione della Parola di Dio, capace di favorire un incontro con il Signore ed una celebrazione della salvezza secondo le proprie capacità, attenta a proporre originali iniziative di fraternità ed esperienze comunitarie rispondenti all’età ed aperte all’inserimento, sempre più ampio, nella Comunità Ecclesiale secondo la propria vocazione.
Educare al pensiero di Cristo, a vedere la storia come Lui, a giudicare la vita come Lui, a scegliere e ad amare come Lui, a sperare come insegna Lui, a vivere in Lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo è missione fondamentale di chi è chiamato a promuovere un cammino di fede. Formare la mentalità Cristiana, significa nutrire il senso dell’appartenenza a Cristo nella Chiesa. La catechesi ai giovani ed agli adulti, la catechesi per l’iniziazione cristiana dei fanciulli è il momento privilegiato in cui una comunità, prendendo coscienza del battesimo ricevuto, si apre all’ascolto accogliente della Parola di Dio che convoca e vivifica la Chiesa; invita alla preghiera ed alla professione della fede; guida ad assumere la missione della Chiesa secondo la propria personale vocazione[2].
Nulla e nessuno può soffocare nell’uomo la domanda di senso ed il desiderio di verità. Proprio per questo, all’inizio del terzo millennio la Chiesa è chiamata a rispondere alla sua vocazione di essere eco vocazionale della speranza. L’invito a vivere un tempo di nuova evangelizzazione, che attraversa il pontificato di Giovanni Paolo II, è l’invito a rivivere la fase Kerygmatica: “è urgente riproporre il cuore del Kerygma come notizia perennemente buona, ricca di vita e di senso per il giovane che vive in Europa, come annuncio capace di rispondere alle sue aspettative d’illuminare la sua ricerca”[3]. Il vangelo incontra l’“uomo senza vocazione” che vive nel grande “pantheon” che è l’Europa e gli ridona speranza aprendolo ad una nuova stagione di verità e di libertà. “L’Europa ha bisogno di nuovi confessori della fede, di testimoni credenti e credibili; la nostra terra è avida non solo di persone sante ma di comunità sante”[4].
In questa prospettiva la comunità cristiana deve riscoprire la sua capacità di iniziare alla fede attraverso itinerari chiari e coraggiosi capaci di rispondere all’esigenze dell’uomo del nostro tempo, scanditi dall’ascolto della parola di Dio accompagnato dalla testimonianza dei fratelli che educhi a vivere da figli di Dio. A questo punto vorrei soffermare la mia attenzione sul mondo dei fanciulli e dei ragazzi a cui la comunità cristiana degli adulti è chiamato a trasmettere la fede in modo che il giovane, sperimentando l’amore del Padre, possa cogliere il progetto di Dio e dire il suo eccomi libero e cosciente. Possiamo delineare[5] alcuni elementi costitutivi del cammino di educazione alla fede dei fanciulli e dei ragazzi:
– Dimensione comunitaria: la comunità parrocchiale è il luogo ordinario e privilegiato dell’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi; luogo di iniziative appropriate e di accoglienza; luogo di trasmissione della fede attraverso la testimonianza, la catechesi, i momenti celebrativi; luogo di accompagnamento dal battesimo fino alla completa partecipazione al mistero pasquale.
– La dimensione familiare: l’educazione alla fede richiede la partecipazione ed il coinvolgimento dei genitori primi e principali educatori anche nel cammino di fede. Riconoscere questo “ministero” ai genitori li si aiuta a vivere la loro vocazione di “ministri della vita”
– La formazione alla globalità della vita cristiana: l’iniziazione cristiana è un cammino che introduce i fanciulli ed i ragazzi nelle dimensioni fondamentali della vita di fede, aiutandoli a farle proprie; l’adesione personale al Dio Vero ed al suo piano salvifico in Cristo; la scoperta e la consapevolezza dei “misteri” principali della fede; l’acquisizione di una mentalità cristiana e di un comportamento evangelico; l’educazione alla preghiera; l’inizia-zione ed il senso di appartenenza alla Chiesa; la partecipazione sacramentale e liturgica; la formazione alla vita apostolica e missionaria, la vita caritativa vengono vissute, con un forte orientamento vocazionale, come risposte a Dio che chiama operai per la sua vigna.
– Una pluralità di esperienze organicamente collegate: l’ascolto della parola di Dio, i momenti di celebrazione, la testimonianza, l’esperienza comunitaria, l’esercizio e l’impegno di vita cristiana devono essere realmente ed organicamente collegate; l’esperienza di gruppo assuma un vero carattere ecclesiale ed investa la vita sotto il profilo liturgico, caritativo, fraterno e festivo; la pedagogia dei modelli sia una testimonianza viva ed efficace circa la possibilità di vivere la fede nell’oggi del nostro tempo; il concreto esercizio della vita cristiana sia caratterizzato dalla concreta partecipazione dei fanciulli e dei ragazzi a giornate di ritiro, alla messa domenicale, agli impegni caritativi e missionari, propri della Comunità
– Il ruolo insostituibile di accompagnamento dei pedagoghi: il ruolo dell’accompagnamento, come espressione di una paternità spirituale (direzione spirituale) è determinante per la maturazione vocazionale del fanciullo e del ragazzo che hanno bisogno di Eli (1Sam 3,1ss) per riconoscere la voce di Dio che Chiama.
Concludendo potremmo dire che una comunità parrocchiale che ha raggiunto la maturità della fede focalizza i suoi itinerari di educazione alla fede sull’incontro tra il Vangelo e la vita dell’uomo in ogni sua età e situazione vitale, per iniziarlo al rapporto con Dio-Padre che salva in Gesù Cristo-Parola fatta carne per opera dello Spirito Santo. “La sapienza pastorale chiede in modo particolare ai pastori, guide delle comunità cristiane, una cura puntuale e un attento discernimento per far parlare i segni liturgici, i vissuti dell’esperienza di fede; perché è dalla presenza di Cristo, nei tempi ordinari dell’uomo, che vengono appelli vocazionali dello Spirito” [6].
Note
[1] Cfr. NVNE 13b.
[2] Cfr. CEI, Il Rinnovamento della catechesi, nn. 36-48.
[3] NVNE 12a.
[4] NVNE 12b.
[5] cfr. Ufficio Catechistico Nazionale CEI, Il catechismo per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi (15.6.1991); CEI – Consiglio Permanente, L’iniziazione cristiana-orientamenti per l’iniziazione dei fanciulli e dei ragazzi dai 7 ai 14 anni, nota pastorale del 23.5.1999.
[6] NVNE 29a.