N.02
Marzo/Aprile 2001

Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione

Ho preso parte – sia pure brevemente – al Forum, organizzato dal nostro Centro Nazionale Vocazioni insieme ai responsabili dell’animazione vocazionale degli Istituti di vita consacrata, di cui questo numero della rivista ‘Vocazioni’ riporta gli Atti. Ho potuto notare con soddisfazione che gli stessi organismi italiani che riuniscono il mondo dei consacrati (CISM, USMI, CIIS) erano impegnati in prima persona e ai massimi livelli di responsabilità. Mi è venuto così spontaneo pensare: come è bello vedere concretizzarsi, in termini pastorali, quanto auspicato dal Papa nella sua recente Lettera apostolica Novo Millennio Ineunte, che cioè la comunione ecclesiale si intensifichi e diventi più visibile anche a livello operativo.

Se abbiamo veramente contemplato il volto di Cristo, carissimi Fratelli e Sorelle, la nostra programmazione pastorale non potrà non ispirarsi al “comandamento nuovo”che egli ci ha dato: “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34). È l’altro grande ambito in cui occorrerà esprimere un deciso impegno programmatico, a livello di Chiesa universale e di Chiese particolari: quello della comunione (koinonìa) che incarna e manifesta l’essenza stessa del mistero della Chiesa. La comunione è il frutto e la manifestazione di quell’amore che, sgorgando dal cuore dell’eterno Padre, si riversa in noi attraverso lo Spirito che Gesù ci dona (cfr. Rm 5,5), per fare di tutti noi “un cuore solo e un’anima sola” (At 4,32). È realizzando questa comunione di amore che la Chiesa si manifesta come “sacramento”, ossia “segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano”. Le parole del Signore, a questo proposito, sono troppo precise per poterne ridurre la portata (NMI, 42).

 

Mi è sembrato che il Forum – alla prima esperienza ma desiderato da tempo e certamente destinato a ripetersi ancora, visti i risultati più che apprezzabili – prendesse luce da questi auspici ed in qualche modo desse a tali speranze un volto ben visibile. Ma ascoltiamo ancora il S. Padre che nella medesima Lettera apostolica ci chiama a vivere una convinta e intensa spiritualità di comunione:

Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione: ecco la grande sfida che ci sta davanti nel millennio che inizia, se vogliamo essere fedeli al disegno di Dio e rispondere anche alle attese profonde del mondo. Che cosa significa questo in concreto? Anche qui il discorso potrebbe farsi immediatamente operativo, ma sarebbe sbagliato assecondare simile impulso. Prima di programmare iniziative concrete occorre promuovere una spiritualità della comunione, facendola emergere come principio educativo in tutti i luoghi dove si plasma l’uomo e il cristiano, dove si educano i ministri dell’altare, i consacrati, gli operatori pastorali, dove si costruiscono le famiglie e le comunità. Spiritualità della comunione significa innanzi tutto sguardo del cuore portato sul mistero della Trinità che abita in noi, e la cui luce va colta anche sul volto dei fratelli che ci stanno accanto. Spiritualità della comunione significa inoltre capacità di sentire il fratello di fede nell’unità profonda del Corpo mistico, dunque, come “uno che mi appartiene”, per saper condividere le sue gioie e le sue sofferenze, per intuire i suoi desideri e prendersi cura dei suoi bisogni, per offrirgli una vera e profonda amicizia. Spiritualità della comunione è pure capacità di vedere innanzi tutto ciò che di positivo c’è nell’altro, per accoglierlo e valorizzarlo come dono di Dio: un “dono per me”, oltre che per il fratello che lo ha direttamente ricevuto. Spiritualità della comunione è infine saper “fare spazio” al fratello, portando “i pesi gli uni degli altri” (Gal 6,2) e respingendo le tentazioni egoistiche che continuamente ci insidiano e generano competizione, carrierismo, diffidenza, gelosie. Non ci facciamo illusioni: senza questo cammino spirituale, a ben poco servirebbero gli strumenti esteriori della comunione. Diventerebbero apparati senz’anima, maschere di comunione più che sue vie di espressione e di crescita […] Gli spazi della comunione vanno coltivati e dilatati giorno per giorno, ad ogni livello, nel tessuto della vita di ciascuna Chiesa. La comunione deve qui rifulgere nei rapporti tra Vescovi, presbiteri e diaconi, tra Pastori e intero Popolo di Dio, tra clero e religiosi, tra associazioni e movimenti ecclesiali.

 

La pastorale vocazionale, avendo come preciso obiettivo quello di servire le persone perché possano realizzare pienamente se stesse, rispondendo con l’amore all’Amore, nelle molteplici vie che il Signore ha pensato per esse, comporta questa esperienza di comunione, non semplicemente come strategia, bensì come sorgente vitale e garanzia di fecondità. Tutti a servizio della vocazione di ognuno, in una sinergia che risulta autenticamente educativa in proporzione a quanto esprime e testimonia la verità di quello che siamo. È la vita che genera la vita: una forte esperienza di comunione tra le varie vocazioni è il contesto più propizio perché un giovane o una ragazza decidano di mettere la loro esistenza dentro alla meravigliosa “avventura vocazionale” della verginità per il Regno, certi di essere di fronte ad una vera esperienza di amore. Solo la comunione sa parlare di amore. Meritano perciò plauso e incoraggiamento questa e altre iniziative promosse dal Centro Nazionale Vocazioni aventi come obiettivo quello di raccogliere i diversi operatori vocazionali in una profonda unità di obiettivi, metodi, iniziative. Questo numero della rivista, mentre permette di ritornare con calma su riflessioni profonde e impegnative, costituisce anche un auspicio per futuri incontri destinati a far crescere la feconda armonia degli animatori vocazionali.