N.06
Novembre/Dicembre 2001

Come annunciare ai giovani la vocazione alla santità

È ricorrente nei discorsi e nei messaggi più recenti del Papa ai giovani, l’invito chiaro ed esplicito a “puntare in alto”, verso la santità. Nel Messaggio inviato ai giovani in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù di Roma 2000, il Papa li invita a non avere paura di essere i santi del nuovo millennio: “Contemplate e riflettete! Iddio ci ha creato per condividere la sua stessa vita; ci chiama ad essere suoi figli, membra vive del Corpo mistico di Cristo, templi luminosi dello Spirito dell’Amore. Ci chiama ad essere ‘suoi’: vuole che tutti siano santi. Cari giovani, abbiate la santa ambizione di essere santi, come Egli è santo! […] Giovani di ogni continente, non abbiate paura di essere i santi del nuovo millennio![1].

Nel Discorso ai giovani della Diocesi di Roma in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù di quest’anno, indica loro un modello concreto di santità nella figura del giovane Piergiorgio Frassati: “Non temete, giovani sentinelle di quest’alba del nuovo millennio, di assumervi le vostre responsabilità missionarie, che derivano dal vostro Battesimo e dalla vostra Cresima. Se il Signore poi vi chiama a servirlo più da vicino nel sacerdozio o in uno stato di speciale consacrazione, seguitelo con generosità. Al fianco di ognuno di voi c’è Maria, la giovane Vergine di Nazaret, che ha detto ‘sì’ a Dio e ha dato Cristo all’umanità. Vi aiutino i tanti vostri coetanei dei quali la Chiesa ha riconosciuto la piena fedeltà al Vangelo e addita come esempi da seguire, intercessori da invocare. Fra questi, vorrei ricordare il beato Pier Giorgio Frassati, del quale proprio domani ricorrerà il centenario della nascita. Cercate di conoscerlo! La sua esistenza di giovane ‘normale’ dimostra che si può essere santi vivendo intensamente l’amicizia, lo studio, lo sport, il servizio ai poveri, in un rapporto costante con Dio. A lui affido il vostro impegno missionario”[2].

Nel Messaggio inviato ai giovani in occasione della prossima Giornata Mondiale della Gioventù di Toronto 2002, ancora una volta il Papa addita la santità come ideale da perseguire, un ideale già realizzato nell’esistenza di tanti giovani credenti: “Come il sale dà sapore al cibo e la luce illumina le tenebre, così la santità dà senso pieno alla vita, rendendola riflesso della gloria di Dio. Quanti santi, anche tra i giovani, annovera la storia della Chiesa! Nel loro amore per Dio hanno fatto risplendere le proprie virtù eroiche al cospetto del mondo, diventando modelli di vita che la Chiesa ha additato all’imitazione di tutti. Tra i molti basti ricordare: Agnese di Roma, Andreas di Phú Yèn, Pedro Calungsod, Giuseppina Bakhita, Teresa di Lisieux, Pier Giorgio Frassati, Marcel Callo, Francisco Castelló Aleu o ancora Kateri Tekakwitha, la giovane irochese detta ‘il giglio dei Mohawks’. Prego il Dio tre volte Santo che, per l’intercessione di questa folla immensa di testimoni, vi renda santi, cari giovani, i santi del terzo millennio!”[3].

Ma i giovani, anche quelli più impegnati, cosa pensano quando sentono parlare di santità? Moltissimi credo pensano a una realtà lontana dalla loro vita, eccezionale e irraggiungibile, riservata a pochi eletti. Può essere significativo allora proporre la definizione di santità che troviamo nella Novo Millennio Ineunte: “Come il Concilio stesso ha spiegato, questo ideale di perfezione non va equivocato come se implicasse una sorta di vita straordinaria, praticabile solo da alcuni ‘geni’ della santità. Le vie della santità sono molteplici, e adatte alla vocazione di ciascuno […]. È ora di riproporre a tutti con convinzione questa ‘misura alta’ della vita cristiana ordinaria: tutta la vita della comunità ecclesiale e delle famiglie cristiane deve portare in questa direzione”[4].

La santità dunque non come fatto eccezionale, ma come possibilità offerta a tutti per realizzare in pienezza e autenticità la propria vita umana e cristiana. Una santità che si gioca dentro le pieghe della vita quotidiana, vivendo intensamente l’amicizia, lo studio, lo sport, il servizio ai poveri, in un rapporto costante con Dio. Una santità che si realizza nella gioia e nell’impegno, che non mortifica nulla di tutto ciò che è autenticamente umano, che domanda radicalità ma che non intristisce la vita, che indica la croce ma sempre in una prospettiva di risurrezione e di vita, che impegna nell’interiorità ma che non isola nell’intimismo, che apre alla carità e al servizio generoso, che indica la meta futura ma che non distoglie dall’impegno nella terra presente.

Siamo chiamati ad annunciare ai giovani la santità come cammino ordinario della vita cristiana, mettendo poi in atto un’adeguata “pedagogia della santità”, capace di adattarsi ai ritmi delle singole persone. È ancora Giovanni Paolo II che ci indica gli elementi portanti di questo cammino: “Mi chiederete: ma oggi è possibile essere santi? Se si dovesse contare sulle sole risorse umane, l’impresa apparirebbe giustamente impossibile. Ben conoscete, infatti, i vostri successi e le vostre sconfitte; sapete quali fardelli pesano sull’uomo, quanti pericoli lo minacciano e quali conseguenze provocano i suoi peccati. Talvolta si può essere presi dallo scoraggiamento e giungere a pensare che non è possibile cambiare nulla né nel mondo né in se stessi. Se arduo è il cammino, tutto però noi possiamo in Colui che è il nostro Redentore. […] Con Cristo la santità – progetto divino per ogni battezzato – diventa realizzabile. Contate su di Lui; credete alla forza invincibile del Vangelo e ponete la fede a fondamento della vostra speranza. Gesù cammina con voi, vi rinnova il cuore e vi irrobustisce con il vigore del suo Spirito. […] Siate contemplativi ed amanti della preghiera; coerenti con la vostra fede e generosi nel servizio ai fratelli, membra attive della Chiesa ed artefici di pace. Per realizzare questo impegnativo progetto di vita, rimanete nell’ascolto della sua Parola, attingete vigore dai Sacramenti, specialmente dall’Eucaristia e dalla Penitenza. Il Signore vi vuole apostoli intrepidi del suo Vangelo e costruttori d’una nuova umanità. In effetti, come potrete affermare di credere nel Dio fatto uomo, se non prendete posizione contro ciò che avvilisce la persona umana e la famiglia? Se credete che Cristo ha rivelato l’amore del Padre per ogni creatura, non potete non porre ogni sforzo per contribuire all’edificazione di un mondo nuovo, fondato sulla potenza dell’amore e del perdono, sulla lotta contro l’ingiustizia ed ogni miseria fisica, morale, spirituale, sull’orientamento della politica, dell’economia, della cultura e della tecnologia al servizio dell’uomo e del suo sviluppo integrale”[5].

Nelle indicazioni del Papa, troviamo tutti gli elementi che permettono di percorrere con i giovani un itinerario di educazione alla fede che dovrebbe sfociare naturalmente e progressivamente verso un esito alto, che chiamiamo santità: l’educazione alla preghiera; la centralità dei Sacramenti; la frequentazione della Parola di Dio; il servizio ai fratelli; la responsabilità e l’impegno nelle sfide odierne della vita, della cultura, dell’economia, della politica, della tecnologia; lo sforzo per costruire la giustizia e la pace, ecc.

Certamente ogni cammino deve essere graduale e progressivo, attraverso un accompagnamento personalizzato, che sa accogliere ogni giovane al punto in cui si trova la sua libertà e la sua fede e che sa proporre un itinerario crescente di maturazione umana e cristiana. Una santità dunque accessibile e popolare, presentata non come esito eccezionale riservato a pochi, ma come possibilità offerta a tutti. Una santità che si trasmette per “contagio” e che “passa” con la testimonianza di una vita cristiana gioiosa, responsabile e impegnata. 

Don Bosco, educatore santo, è stato accompagnato nella sua giovinezza e nell’inizio del suo ministero sacerdotale da un direttore spirituale santo, Giuseppe Cafasso. Lui stesso poi ha generato nella santità un ragazzo santo, Domenico Savio, che – in un dialogo con l’amico quindicenne Camillo Gavio – sintetizzava così il suo programma di santità: “Sappi che noi facciamo consistere la santità nello stare molto allegri. Noi procureremo soltanto di evitare il peccato, come un gran nemico che ci ruba la grazia di Dio e la pace del cuore, procureremo di adempiere esattamente i nostri doveri, e frequentare le cose di pietà. Comincia fin d’oggi a scriverti per ricordo: Servite Domino in laetitia, servite il Signore in santa allegria”[6].

 

 

 

Note

[1] Messaggio di Giovanni Paolo II in occasione della XV Giornata Mondiale della Gioventù – Dal Vaticano, 29 giugno 1999, n. 3.

[2] Discorso di Giovanni Paolo II ai giovani della Diocesi di Roma – Giovedì 5 aprile 2001, n. 6.

[3] Messaggio di Giovanni Paolo II in occasione della XVII Giornata Mondiale della Gioventù – Da Castel Gandolfo, 25 luglio 2001, n. 3.

[4] Lettera Apostolica di Giovanni Paolo II, Novo Millennio Ineunte – Dal Vaticano, 6 gennaio 2001, n. 31.

[5] Messaggio di Giovanni Paolo II in occasione della XV Giornata Mondiale della Gioventù – Dal Vaticano, 29 giugno 1999, n. 3.

[6] cfr. Vita del giovinetto Savio Domenico, allievo dell’Oratorio di San Francesco di Sales, per cura del Sacerdote Giovanni Bosco, SEI 1950, cap. XVIII.