La contemplazione è la prima forma di missione e di evangelizzazione
Durante i giorni del seminario si è soliti riservare un’intera serata ad un incontro con i testimoni destinato ad arricchire il seminario stesso. Nel pomeriggio di giovedì dell’Ottava di Pasqua ci si è dedicati ad un incontro con la figura di Antonio attraverso una visita guidata alla Basilica del Santo, una celebrazione eucaristica al Santuario dell’Arcella e, sul tardi, attraverso una veglia di preghiera presso il Monastero di Santa Chiara a Montegrotto Terme. Il testo del saluto che le monache clarisse hanno rivolto ai partecipanti merita di essere accolto al termine del volume per almeno due motivi: è il segno della partecipazione della vita claustrale alle nostre iniziative; è il segno dell’amore premuroso con cui la vita claustrale segue le iniziative del Centro Nazionale Vocazioni.
Vi salutiamo con gioia, carissimi Fratelli e Sorelle, augurando a ciascuno il Bene, la Pace e la Gioia di Gesù Risorto. Siamo molto liete di accogliervi e di pregare con voi per le vocazioni. Come ci diceva don Luca, non era previsto l’incontro presso il nostro Monastero. Ci sentiamo perciò onorate, pur nella nostra piccolezza, della vostra presenza qui, questa sera, perché pensiamo che la Provvidenza ha guidato i vostri passi. Grazie!
La veglia di preghiera nella nostra chiesetta è molto significativa, poiché ci ricorda che la contemplazione è la prima forma di missione e di evangelizzazione e tutto nasce dalla preghiera.
Con fiducia pregheremo il Padre, perché susciti molte e sante vocazioni per la sua Chiesa e doni la sapienza del cuore a quanti hanno il delicato e difficile compito di accompagnare i giovani nella loro risposta al Signore.
Noi siamo, attualmente, un piccolo gregge, ma, proprio per questo, abbiamo un privilegio in più, perché il Signore posi su di noi il suo sguardo di benevolenza. Non lo diciamo solo a titolo personale, ma anche allargando lo sguardo oltre il nostro muro di cinta, la nostra Diocesi e la nostra Italia…
La Bibbia parla spesso del “piccolo”, del “povero”, verso cui il Signore volge il suo sguardo premuroso e protettivo. Sappiamo anche che povero, piccolo, nella Bibbia sta per umile. Alla piccolezza esteriore vorremmo facesse riscontro quella del cuore perché è questa che il Signore Gesù richiede ai suoi seguaci e li rende graditi ai suoi occhi, come è stata, in modo singolare, Maria di Nazaret, la “piccola” per eccellenza.
Questa visuale è pienamente francescana – permetteteci il riferimento – poiché Francesco e Chiara usano spesso questi termini; anzi, la nascita dell’Ordine è descritta nelle Fonti così: “L’Ordine e la vita dei frati minori si assomiglia a un piccolo gregge che il figlio di Dio, in questa ultima ora, ha chiesto al suo Padre celeste, dicendo: – Padre, vorrei che tu suscitassi e donassi a me in questa ultima ora un nuovo umile popolo, diverso per la sua povertà e umiltà da tutti gli altri che lo hanno preceduto, e fosse felice di non possedere che me solo. E il Padre rispose al suo Figlio diletto: – Figlio, ciò che hai chiesto è fatto”.
Ecco lo specifico di questo piccolo gregge: “essere felice di possedere Lui solo”!
In questa “piccolezza” sentiamoci immersi, questa sera, tutti noi qui presenti. Il Signore Gesù, guardandoci, possa esultare nello Spirito perché meritiamo la beatitudine di quei “piccoli” a cui è rivelato il Regno dei cieli.
E ancora grazie al Signore e a tutti voi per questo dono.