La sfida del ministero delle vocazioni in un’Europa multiculturale
La conferenza annuale del Servizio delle Vocazioni Europeo (EVS) si è svolta dal 4 al 7 luglio a Sarajevo (in Bosnia). Vi hanno partecipato delegati da sedici paesi europei, Est e Ovest. Il tema della conferenza era “La sfida del ministero delle vocazioni in un’Europa multiculturale”. Il multiculturalismo si è sviluppato sempre più in particolare modo dalla fine della guerra-fredda, a causa di una maggiore immigrazione da fuori Europa. In nessun luogo questo è evidente come a Sarajevo, che si trova sulla linea che divide l’Est e l’Ovest. La Bosnia-Herzegovina è un singolo stato diviso in due regioni semi-autonome. Una di queste è la Repubblica Srpska. L’altra è il la Federazione Musulmano-Croata, nella quale i cattolici formano solamente il 10% circa della popolazione.
Durante il Congresso i delegati hanno visitato una parrocchia suburbana che era stata un obiettivo per i Serbi, attaccata durante la recente guerra civile. I parrocchiani hanno parlato dei loro sforzi di ricostruire e mantenere la loro identità cattolica, vivendo come una minoranza etnica nel loro quartiere musulmano. Pero Suder, Vescovo ausiliare di Sarajevo, ha detto che le voci dei Muezzin dai minareti di Sarajevo non irriteranno un cattolico convinto, perché è un ulteriore invito alla sua fede in Dio e alla sua vocazione ad essere una persona di preghiera.
Fr. Melchor Sanchez, del Pontificio Consiglio per la Cultura, ha detto che l’Europa è sempre stata multiculturale. E si è detto d’accordo sul fatto che la vera sfida del nostro tempo non sta venendo dalle altre fedi. Se numero e qualità dei seminaristi sono un elemento per affermare che la presenza di culture differenti in Bosnia non sta causando problemi, ebbene qui ci sono approssimativamente tanti seminaristi come in Irlanda, anche se la popolazione cattolica è molto meno numerosa. Il problema sorge quando il multiculturalismo diviene un’ideologia, e quando c’è un rifiuto del collegamento essenziale tra fede e sviluppo della civilizzazione, come accade così frequentemente in Europa. Esercitare il ministero delle vocazioni in questo contesto culturale esige una proclamazione nuova del Vangelo. I giovani oggi, ha detto Fr. Melchor, non sono meno aperti allo Spirito delle generazioni precedenti, ma le difficoltà che essi sperimentano nel vivere la loro fede e nell’assumere impegni di fede è più grande che in passato. Mons. Rainer Birkenmaier, coordinatore dell’EVS ha detto che non si possono invitare i giovani a seguire Cristo più da vicino se noi non siamo pronti ad abbandonare le nostre sicurezze. Noi abbiamo bisogno di capire la cultura dei giovani di oggi, e impegnarci più direttamente con loro. Per usare l’immagine evangelica che Papa Giovanni Paolo II usa nella sua lettera Novo Millennio Ineunte, dobbiamo prendere il largo, che per definizione spesso è l’ignoto.
La testimonianza [franchezza] di fede da parte dei giovani è stata comunicata anche da Fr. David Hulsof, Presidente della Conferenza dei Direttori diocesani delle Vocazioni degli Stati Uniti. Fr. Hulsof ha parlato del Congresso del Nord America sulle vocazioni che si è svolto a Montreal, Canada, lo scorso aprile. (Una conferenza simile in Europa avvenne a Roma nel 1997). Fr. Hulsof ha detto che un elemento essenziale del Congresso continentale è stata la preparazione, che si è svolta a livello diocesano e a livello regionale negli Stati Uniti e in Canada. Questo ha coinvolto parrocchiani, giovani, preti e religiosi in un dialogo bene impostato circa lo sviluppo di una cultura vocazionale nella Chiesa nord americana. Quando si chiusero le prenotazioni al Congresso apparve chiaramente che vi erano pochi giovani partecipanti. Fu deciso di chiedere alle diocesi e alle congregazioni religiose di offrire dei sostegni ai giovani cattolici che desideravano parteciparvi.
Quando si stava progettando il Congresso, chiaramente nessuno pensava che si sarebbe svolto avendo sullo sfondo il grave problema della pedofilia. Molti degli oratori al Congresso si sono riferiti a questo problema. Nessuno, comunque, crede che possa essere una ragione per fermare la promozione delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Sembra che i giovani partecipanti al Congresso nord americano abbiano giocato una parte molto attiva nello svolgimenti dei lavori. Essi hanno tenuto una riunione tutta la notte per preparare una mozione in cui hanno dichiarato di saper ben distinguere tra coloro che hanno sbagliato e la gran maggioranza che ha proclamato fedelmente il Vangelo con la parola e le azioni. Hanno chiesto ai preti e ai religiosi di essere “autentici e gioiosi testimoni” con il loro modo di vivere, e di sostenere attivamente tutti i cattolici giovani e vecchi, uomini e donne, nel prendere parte attiva nella loro Chiesa in uno spirito di servizio.
La conferenza europea si svolgerà il prossimo anno a Varsavia.