II servizio alle vocazioni impegno gioioso dell’intera comunità cristiana
Ancora una volta ci troviamo all’inizio del nuovo anno per l’appuntamento del vostro Convegno vocazionale che quest’anno ha per tema: “II volto vocazionale della parrocchia”. Desidero, innanzitutto, riportarvi il saluto affettuoso dei Vescovi di tutta la Conferenza Episcopale Italiana. Qui con me ci sono: il nostro carissimo Mons. Castellani, che da tanti anni è con voi, e Mons. Fragnelli, giovane vescovo che viene da una grande esperienza di Seminario.
Certamente, il tema vocazionale è essenziale alla Chiesa per sua natura, perché la Chiesa nasce dalla chiamata di Dio, perché la Chiesa è generatrice di vocazioni e perché la Chiesa ha bisogno degli operai e delle operaie del Vangelo. Questa essenzialità del tema vocazionale si esprime anche, negli anni che stiamo vivendo, attraverso la necessità di promuovere la pastorale delle vocazioni. Una necessità che emerge dai dati, da quella che è la realtà delle nostre Chiese, diciamo pure, da quelle che sono le difficoltà vocazionali di molte Chiese in Italia e nel mondo, non tutte certo, ma molte. E una necessità che deve trovarci umili, sottoposti al disegno di Dio che, certamente, è molto più grande di noi, ma anche fiduciosi in questo stesso disegno di Dio. Credo che avete fatto molto bene a scegliere il tema della parrocchia per questo vostro Convegno.
Come sapete, la parrocchia è da tempo al centro dell’attenzione dei Vescovi italiani per vedere come la parrocchia, Chiesa di Dio in mezzo alle case degli uomini, possa essere centro e perno della pastorale missionaria, una pastorale che non si accontenta di gestire in maniera declinante ciò che esiste, ma che è protesa a offrire questo a tutti i fattori. Questa pastorale missionaria io l’ho chiamata, anche negli ultimi incontri della Conferenza Episcopale, pastorale integrata, pastorale che deve vedere la sinergia, il confluire insieme, la comunione e la collaborazione cordiale di tutte le forze spirituali e umane presenti nella Chiesa di Dio. Per voi, Centro Nazionale Vocazioni, questo tema della pastorale integrata è molto familiare, al di là della parola “integrata”, perché il Centro Nazionale Vocazioni è nato e si è sviluppato su questa idea di una collaborazione, in campo vocazionale, che non è che un aspetto della collaborazione, in campo pastorale, fra tutte le diverse realtà che operano nella Chiesa. Collaborazione, quindi, tra coloro che sono incaricati di promuovere la pastorale vocazionale per il presbiterato, per la vita consacrata, religiosa, per la vita missionaria, per tutti gli aspetti, insomma, della vocazione di speciale consacrazione senza mai staccarsi dalla più generale chiamata di Dio che è rivolta a tutti nel battesimo e si esprime poi nelle forme concrete della provvidenza di Dio progettata per ciascuno dei suoi figli. Siete veramente a casa vostra parlando di parrocchia, di pastorale missionaria e di pastorale integrata.
L’accento sulla parrocchia vuole sottolineare come la responsabilità e l’impegno vocazionale riguardino, alla fine, l’intera comunità cristiana così come è presente e articolata nel territorio: la comunità che è aperta a tutti, è rivolta a tutti; e noi dobbiamo confidare che il seme della vocazione può germogliare anche al di là delle nostre previsioni umane. È importante, però, che le nostre comunità parrocchiali siano vere comunità vocazionali e, per questo, occorre che siano anzitutto scuole di preghiera, come ha detto il Santo Padre, case e scuole della comunione, ma della comunione presa in senso pieno; non soltanto comunione fra noi ma, prima di tutto, comunione con Dio Padre, Figlio e Spirito. Da questa radice forte, da questa radice teologale nascono le vocazioni ed è molto importante, non solo per le vocazioni, ma per il volto della parrocchia, come è scritto nel titolo del vostro Convegno, che nella parrocchia ci siano questa intenzione e quest’anima vocazionale ed essa sia consapevole, dunque, della grandezza della vocazione cristiana prima ancora che della grandezza delle vocazioni di speciale consacrazione; grandezza della vocazione cristiana che la parrocchia deve, in tutti i modi, cercare di coltivare al suo interno con un aiuto reciproco tra i sacerdoti, che sono al servizio delle comunità parrocchiali, le religiose presenti nelle parrocchie e nei territori parrocchiali, tutte le realtà laicali presenti nella parrocchia: le famiglie della parrocchia, i ragazzi, i giovani e anche gli anziani della parrocchia.
Tutti siamo chiamati a coltivare questa intensità di rapporto con Dio che è la vera matrice delle vocazioni e, qui, ci soccorrono anche le letture che abbiamo ascoltato: il Vangelo, con il Battista che riconosce il Cristo e lo riconosce come Figlio di Dio, Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo, come colui sul quale si è posato e rimane lo Spirito di Dio. E proprio qui che siamo alla radice delle vocazioni. Vorrei ricordare anche quello che è detto nella prima lettura, sempre dell’apostolo Giovanni, dove egli scrive che siamo figli di Dio, realmente figli, in virtù del grande amore che Dio ci ha dato… ecco, alla radice c’è questo amore di Dio, che si esprime nel dono del Figlio e nel dono dello Spirito. Da qui nascono anche le vocazioni cristiane o meglio, prima, al singolare, la grande vocazione cristiana: questa figliolanza, come dice l’apostolo Giovanni, questo rapporto intimo con Dio, che si manifesterà pienamente alla fine della nostra vita terrena.
Proprio ieri leggevo un articolo di teologia, che valorizzava il senso cristiano della morte, come morire con Cristo e, con Lui, entrare nella comunione più profonda con il Padre. Ebbene, anche parlando con i giovani, i ragazzi e le ragazze, abbiamo questa prospettiva di una vita intera, terrena e ultraterrena, come ingresso progressivo e sempre più profondo nella vita di Dio: figli di Dio, realmente figli di una realtà che è chiamata a manifestarsi pienamente nel futuro. Così può nascere in noi la gioia della chiamata, o meglio, la gioia della risposta alla chiamata che già è data, che il Signore ci ha dato fin dall’eternità e che era lì prima del tempo; questa gioia e questa generosità della risposta alla chiamata che corrisponde, in qualche modo, come ci è possibile umanamente, alla generosità senza limiti dell’amore di Dio per noi, questa gioia, sia anche la forza vocazionale della Chiesa. Noi sappiamo che nulla meglio della gioia del sacerdote, della religiosa, del missionario che vivono la propria consacrazione, nulla meglio di questo è forza vocazionale; solo allora, si vede quanto la pastorale vocazionale sia davvero integrata, sia dentro, sia anima della pastorale complessiva della Chiesa perché, non soltanto le vocazioni nascono così, ma tutta la Chiesa prende vigore quando i consacrati e i laici, più consapevoli del loro battesimo e della loro vocazione, vivono con gioia e generosità piena questo battesimo e questa vocazione, generale e speciale.
Noi vogliamo, in questo Convegno, chiedere al Signore che così si rinnovi il volto delle nostre parrocchie. Dobbiamo avere fiducia, dobbiamo ricordare le parole del Papa, in preparazione all’Anno Santo, quando ci diceva che dopo 2000 anni il passo della Chiesa non è stanco, è un passo che si muove nella forza dello Spirito, di quello Spirito che si è posato su Cristo per rimanere su di lui e, attraverso questi, si è posato sulla Chiesa e rimane nella Chiesa.
Noi confidiamo nella presenza, nella forza, nella grazia dello Spirito Santo e confidiamo di poter svolgere al meglio il nostro umile servizio alle vocazioni, servizio che passa, certo, attraverso i tanti, necessari impegni anche organizzativi ma che passa anzitutto attraverso la ricerca, umile ma fiduciosa, di santità e di santificazione della nostra vita personale e comunitaria.
Affidiamo tutte queste intenzioni al Signore attraverso l’intercessione della Vergine Maria e ringraziamo il Signore per averci chiamati a essere operai nella sua vigna.