L’Eucaristia e la promozione vocazionale
Introduzione
Il vangelo dell’odierna Messa (Gv 1,19-28) ci presenta lo stupore del grande Giovanni il Battista di fronte al Messia, di fronte a Gesù: “In mezzo a voi sta uno […] al quale io non sono degno di sciogliere il legaccio del sandalo”. Nella prima lettura (1Gv 2,22-28), invece, un altro Giovanni, il discepolo che Gesù amava (cfr. Gv 13,23; 19,26), afferma che Gesù, il Figlio, è l’unica strada per raggiungere il Padre, e ci esorta a rimanere in Lui.
Quel Gesù, verso il quale Giovanni il Battista ha espresso il suo stupore e che è l’unica strada per unirci con Dio, è realmente presente in mezzo a noi nell’Eucaristia, anzi è presente nell’atto del suo più grande amore. Il Concilio Vaticano II insegna, quindi, che l’Eucaristia è “fonte e culmine di tutta la vita cristiana” (“totius vitae christianae fons et culmen”: Lumen gentium, 11a), che “tutti i sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere d’apostolato, sono strettamente uniti alla sacra Eucaristia e ad essa sono ordinati” (Presbyterorum ordinis, 5b), che “l’Eucaristia si presenta come fonte e culmine di tutta l’evangelizzazione” (ivi), che “la sinassi eucaristica è dunque il centro della comunità dei fedeli presieduta dal presbitero” (ivi, 5c), che deve essere quindi il centro della vita e del suo ministero sacerdotale. Se è così, l’Eucaristia deve avere il posto centrale anche nella pastorale vocazionale. In altre parole, la pastorale vocazionale, per essere efficace, deve essere fortemente integrata nella promozione dell’Eucaristia. Nell’anno del Grande Giubileo, infatti, il Santo Padre ci ha offerto, per la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, la meditazione sul tema: “L’Eucaristia sorgente di ogni vocazione e ministero nella Chiesa”, notando che “dall’Eucaristia Gesù continua a chiamare alla sua sequela” (inizio).
Nell’anno appena concluso, la Chiesa ci ha donato la significativa Enciclica proprio sull’Eucaristia (Ecclesia de Eucharistia, 17/IV/2003) e, poco prima, ha inserito l’istituzione dell’Eucaristia nella preghiera del Rosario, perché possiamo riflettere, insieme con Maria, anche su questo stupendo mistero di salvezza (Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae, 16/X/2002, n. 21). Affinché l’Eucaristia possa essere vissuta da noi sempre meglio, sempre più fruttuosamente, perché diventi sempre di più il centro della nostra vita e delle nostre attività, e nello stesso tempo anche una sorgente, uno stimolo forte e un pegno dell’efficacia della promozione vocazionale, vorrei rivolgere la nostra attenzione alla menzionata Enciclica, alle verità ricordate e chiarite in essa.
La dimensione ecclesiale della Eucaristia
L’Eucaristia è stata presentata nell’Enciclica soprattutto nella prospettiva ecclesiale. Le principali affermazioni a tale riguardo sono:
– “Dal mistero pasquale nasce la Chiesa” e questo mistero è presente nell’Eucaristia (3a, 5b, 21b);
– “La Chiesa vive dell’Eucaristia” (1a, 6, 7, 12a), si nutre di essa (1b, 7, 9a, 34a), è illuminata da essa (6) e “trae la necessaria forza spirituale per compiere la sua missione” (22b);
– l’Eucaristia edifica, dunque, la Chiesa (cap. II, 21-25), “è al centro del processo di crescita della Chiesa” (21a), consolida l’unità della Chiesa (23a), la santifica (23b);
– sostiene e promuove “sia la comunione con Dio Trinità sia la comunione tra i fedeli” (34a; cfr. tutto il cap. IV e 24b), ossia sostiene e promuove la Chiesa come “communio”;
– l‘Eucaristia è strettamente legata con l’apostolicità della Chiesa (cap. III);
– essa “racchiude in sintesi il nucleo del mistero della Chiesa” (1a), la Chiesa, dunque, in essa “esprime se stessa” (34a);
– racchiude “tutto il bene spirituale della Chiesa” (1b), “è quanto di più prezioso la Chiesa possa avere nel suo cammino nella storia” (9a); “La Chiesa ha ricevuto l’Eucaristia da Cristo suo Signore non come un dono, pur prezioso fra tanti altri, ma come il dono per eccellenza” (11b);
– Cristo, in essa, manifesta il “suo immenso amore” (1b), “un amore che va fino ‘all’estremo’ (cfr. Gv 13,1), un amore che non conosce misura” (11c);
-l’Eucaristia abbraccia “l’intera storia […] come destinataria della grazia della redenzione” (5c; cfr.5b), edifica, dunque, la Chiesa dall’evento nel Cenacolo “sino alla fine dei secoli” (21c);
– oltre a questa dimensione storica, essa manifesta anche la dimensione escatologica, perché in essa riceviamo il “pegno della gloria futura” (18); “esprime e rinsalda la comunione con la Chiesa celeste” (19);
– quindi anche quando “viene celebrata sul piccolo altare di una Chiesa di campagna, l’Eucaristia è sempre celebrata, in certo senso, sull’altare del mondo. Essa unisce il cielo e la terra. Comprende e pervade tutto il creato” (8). Quindi principalmente grazie all’Eucaristia, la Chiesa è sacramento universale di salvezza (22b);
– perciò l’Eucaristia “si pone al centro della vita ecclesiale “ (3a, 7), è, come ho notato all’inizio, “fonte e apice di tutta la vita cristiana” (1b), “si pone come fonte e insieme come culmine di tutta l’evangelizzazione “ (22b);
– esige, dunque, da parte della Chiesa, una cura particolare per la bellezza e l’accuratezza nella celebrazione (cap. V e 9a);
– e Maria, proprio in quanto Madre e Modello della Chiesa, può guidarci per vivere sempre più pienamente il Mistero eucaristico (cap. VI).
La fondamentale verità di fede circa l’Eucaristia
Tutte queste affermazioni, che dimostrano una dimensione ecclesiale molto ricca dell’Eucaristia, in diversi suoi aspetti, trovano il loro fondamento, la motivazione e il chiarimento nella verità dogmatica fondamentale circa l’Eucaristia, che è l’affermazione base di tutta l’Enciclica, da cui emana tutto il resto. Si tratta della seguente verità di fede.
Nell’Eucaristia, “è come raccolto […] e ‘concentrato’ per sempre” il Triduum paschale, mistero della morte e risurrezione di Cristo (5b). Nel dono dell’Eucaristia, “Cristo ha consegnato alla Chiesa l’attualizzazione perenne del mistero pasquale. Con esso, ha istituito una misteriosa ‘contemporaneità’ tra quel Triduum e lo scorrere di tutti i secoli” (5b). In altre parole: l’Eucaristia non è solo “l’evocazione” della passione e della morte del Signore, “ma la ripresentazione sacramentale. È il sacrificio della Croce che si perpetua nei secoli” (11a). “Questo evento centrale di salvezza è reso realmente presente ed ‘effettua l’opera della nostra redenzione’” (11c; cfr. anche 21a). “Effettua”, ciò significa adesso, quando celebriamo l’Eucaristia, perché adesso diventa realmente presente il sacrificio della croce. “Questo sacrificio è talmente decisivo per la salvezza del genere umano che Gesù Cristo l’ha compiuto ed è tornato al Padre soltanto “dopo averci lasciato [in questo Sacramento] il mezzo per partecipare [al sacrificio della Sua morte e risurrezione], come se vi fossimo stati presenti. Ogni fedele può così prendervi parte e attingere i frutti inesauribilmente” (11c).
Questa presenza del Cristo nell’Eucaristia, presenza nella sua morte e risurrezione, non è soltanto reale (Cristo è presente realmente nella Chiesa anche in altro modo), ma specifica e sostanziale. L’Enciclica riporta qui la dottrina del Concilio di Trento: “Con la consacrazione del pane e del vino si opera la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo di Cristo […] e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione in modo conveniente e appropriato è chiamata dalla santa Chiesa cattolica transustanziazione” (15a). Di conseguenza, l’Eucaristia “è mysterium fidei, mistero che sovrasta i nostri pensieri, e può essere accolto solo nella fede” (ivi).
Questa presenza di Cristo nell’Eucaristia ha due principali dimensioni operative: essa è il sacrificio e il banchetto. Il Santo Padre esprime un profondo dolore, perché oggi essa talvolta viene “spogliata del suo valore sacrificale” (10b). Cristo, invece, istituendola, “non si limitò a dire ‘Questo è il’”ma aggiunse “dato per voi… versato per voi”, sottolineando, dunque, il valore sacrificale dell’Eucaristia (12a). La Santa Messa rende sempre presente questo sacrificio (12b-c), sacrificio di Cristo che si offre per i nostri peccati: e perciò l’Eucaristia è “sacrificio in senso proprio “ (13a). È importante notare che, “nel donare alla Chiesa il suo sacrificio, Cristo ha altresì voluto fare suo il sacrificio spirituale della Chiesa, chiamata ad offrire, col sacrificio di Cristo, anche se stessa”(13b; cfr. anche 56, e Lumen gentium 11). Non dobbiamo mai venire con mani vuote, ma con il nostro sacrificio per unirlo con quello di Cristo.
Tuttavia, l’Eucaristia è anche “vero banchetto”, in cui Cristo si offre come “nutrimento”in senso vero e non metaforico; di ciò ci ha assicurato lo stesso Cristo: “La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda” (Gv 6, 55) (16). Con il dono del suo corpo e del suo sangue, Cristo accresce in noi anche il dono del suo Spirito, lo Spirito Santo (17).
Conclusione
Queste affermazioni di base sono davvero straordinarie, stupende. Dal comprendere e dal vivere fino infondo queste verità di base dipende la qualità della nostra partecipazione all’Eucaristia, dipende la comprensione di tutti gli altri aspetti di questo grande mysterium fidei, dipende anche la capacità di trovare nell’Eucaristia la sorgente, uno stimolo e slancio forte della promozione vocazionale. Il Santo Padre – similmente come Giovanni il Battista nell’odierno Vangelo – esprime verso queste verità di base “sentimenti di grande e grato stupore” (5c) e desidera ridestare in noi questo stesso “stupore” (6). Scrive che “questo stupore deve invadere sempre la Chiesa raccolta nella Celebrazione eucaristica. Ma in modo speciale deve accompagnare il ministro dell’Eucaristia” (5c).
Gesù, ci hai lasciato una cosa stupenda. Aiutaci a vivere pienamente l’Eucaristia; aiutaci affinché questo più Grande Sacramento non diventi mai per noi qualcosa di abituale, ma sia sempre nuovo e sempre più oggetto del nostro “stupore”, fonte della nostra unione con Dio, anche per essere capaci di promuovere efficacemente la risposta coraggiosa alla tua chiamata d’amore.