Con quale metodo e con quale stile?
Briciole di apprendistato per il direttore del CDV
1. SUSSIEGO: che cos’è?
Sussiego: contegno di affettata compostezza e gravità, come recita il Dizionario Italiano. Una parola non più tanto in uso nel gergo comune, anche se ha quasi cinque secoli di età, mediata e filtrata in Italia dall’originale spagnolo sosiego. Ma, al di là del termine più o meno aggiornato, l’atteggiamento etichettato dalla parola sussiego, è vecchio quanto l’uomo. Si tratta della tendenza molto diffusa di assumere delle particolari pose poco naturali e poco adatte al proprio carattere, quando ad una persona vengono affidati incarichi e ruoli di responsabilità, che la posizionano in una certa vetrina sociale, fosse pure anche solo ecclesiale. Capita ai politici, ai vescovi, ai professori, alle forze dell’ordine, un po’ a tutti… persino allo spazzino, che si considera e si sente promosso al ruolo di pubblico ufficiale.
Bisogna subito dire che un tipo “sussiegoso”, se può incutere immediatamente una certa dose di timore e riverenza, quali merita una persona che si crede particolarmente seria per il suo ruolo e la sua funzione, suscita anche altrettanta dose di ridicolaggine, proprio per il suo fare innaturale, più da recitazione teatrale che da vita normale. Eppure la sindrome del sussiego continua imperterrita a diffondersi da una generazione all’altra, anche nella nostra epoca, insieme a tutte le influenze stagionali e le pandemie.
Anche per quanto riguarda il compito ed il ruolo di un direttore del CDV potrebbe entrare in funzione la sindrome del sussiego. Diciamo subito che pensare di gestire l’ufficio del CDV con tutti i compiti collegati e con il contagio di questa sindrome porta al fallimento e alla bancarotta dell’ufficio.
2. Il sussiego del Direttore o il cromosoma dell’Animatore?
Direttore del CDV: con quale metodo e con quale stile?
In molte epoche è bastato un piccolo numero di uomini e donne per cambiare il cammino della storia con la loro fede, con la loro prassi segnata dall’amore, dalla riconciliazione e dalla pace. Certo con questi grandi valori ma la forza del loro successo è stato lo stile ed il metodo, con cui li hanno portati avanti. Uno stile di pensiero, di relazione e di azione non è tutto in una persona. Potrebbe essere solo una mascherata da teatro quando non ci sono valori significativi dietro. Uno stile non è tutto, ma, dobbiamo subito aggiungere: quasi tutto. Ci sono persone splendide per i valori in cui credono e per l’autenticità con cui li vivono, ma, il loro stile di come si sanno rapportare con gli altri e con le cose non comunica nulla o addirittura comunica qualcosa che non va in corrispondenza. Allora, buona parte dei valori che vivono e in cui credono incide poco o nulla sulla società. Il loro è uno stile da sussiego, non uno stile vitale, comunicativo.
Anche un Direttore del CDV potrebbe essere molto in gamba per le sue doti, per la preparazione intellettuale, per la profondità della sua vita e dei suoi valori, per l’esperienza pastorale fatta…: tutto il meglio che potete desiderare, tuttavia, se gli manca lo stile…? È incappato nel sussiego e gli manca lo strumento adatto per esprimere al meglio la sua grande ricchezza, che rimane un potenziale senza effetto. Gli mancano quelle intuizioni giuste e, soprattutto, il modo con cui coinvolgere i suoi collaboratori e mettersi nel rapporto ottimale con gli altri uffici e con le varie realtà della sua diocesi. Si tratta di un’immensa ricchezza… che va sprecata
Ma, allora, qual è lo stile giusto del Direttore del CDV? Semplice: avere il cromosoma di un grande animatore.
Oggi un punto forte della discussione attorno all’emergenza educativa, quella preoccupazione che dovrebbe magnetizzare la nostra Chiesa italiana nel decennio pastorale appena avviato, è se è più urgente educare presentando i valori oppure presentando dei testimoni di questi stessi valori. Nei decenni precedenti bisogna riconoscere che si è creduto di più nella prima possibilità, ma vediamo che non ha portato molti frutti, perché i valori da soli sono asettici. Forse e senza forse, conviene tornare a presentare testimoni che incarnano bene i valori, cioè con uno stile che fa presa ed attrae.
Anche la perla preziosa della vocazione, più che di teorie, ha bisogno – e oggi più che mai – di testimoni che ne vivano e ne irradino l’importanza e la bellezza. Chi più del Direttore di un CDV dovrebbe trasmettere questo con la sua vita prima di tutto e poi con tutta l’animazione che comporta il suo ufficio? Ce lo siamo detti ormai tante volte che la vocazione, in questo tempo, è questione prima di tutto di contagio attraverso una vita che parla e sa coinvolgere.
Se sei stato chiamato a questo servizio, non credere che il Vescovo abbia giocato a “testa o croce” per scegliere, ma – mettiamoci an- che un pizzico di fede – vuol dire che ha “letto” in te la presenza di questo cromosoma, lui che ha per definizione il carisma dei carismi.
3. Passione – creatività – condivisione
Dunque, il cromosoma dell’animatore. Ma, praticamente, come si esplicita, quali sono le sue caratteristiche più evidenti?
Te le riassumo in tre parole: passione – creatività – condivisione.
Vediamole brevemente:
3.1 Passione
È una specie di sprint affettivo, che dinamizza il nostro agire.
Non avviene in tutto quello che facciamo. Alcune cose, anzi, le trasciniamo proprio, soprattutto perché non le sentiamo congeniali e, se proprio dobbiamo farle, è solo per dovere e nulla più. Altre attività sembrano fatte su misura per noi, le troviamo molto in sintonia, ben dinamizzate dentro da una voglia di fare, di progettare, di realizzare. Le cose più belle e più utili che ci sono nel mondo, sono frutto di tanto impegno e fatica, ma soprattutto sono il risultato di una grande passione. Attenzione però: passione non è solo sentimento passeggero, ma è quel sentimento che ha la capacità di catalizzare intelligenza, volontà e doti personali e perciò non si arresta di fronte ad un ostacolo ma lo riesce non solo a superare, addirittura a trasformare in un’opportunità a servizio della propria passione. Dove c’è gente appassionata delle vocazioni, dalla vita come vocazione a tutte le varie vocazioni, questa passione si trasmette a quelli che sono vicini e collaboratori e alle persone, soprattutto giovani, che si incontrano sulla propria strada; diventa capace di suscitare interesse vocazionale fino anche alla maturazione concreta di tante vocazioni. È quando non c’è passione che il terreno rimane sterile, nonostante che il Seminatore per eccellenza abbia sparso abbondanti semi vocazionali. E non servono granché documenti della Chiesa, moltiplicazione di iniziative: tutto lettera morta e materiale del futuro più o meno prossimo museo vocazionale, che i nostri posteri allestiranno su questi nostri anni di magra e di carestia. La vocazione è solo una grande passione di Dio sulla nostra vita, perché ogni uomo e donna di questo pianeta possa diventare un capolavoro della sua grazia e chi risponde al suo sogno e progetto può essere solo un tipo appassionato per la bellezza e la riuscita della sua vita. Dunque, la passione non può che essere la prima dote di un Direttore di CDV, che sia un vero animatore.
3.2 Creatività
Dov’è finita la creatività nella nostra epoca, nella quale, nonostante la crisi economica globale, prevale ancora il consumismo come atteggiamento e soprattutto come mentalità? Si consuma per consumare in una spirale infinita, che rende nevrotici ed apatici ed il tutto si trasforma in un generalizzato disagio di vivere. Si potrebbe dire che la creatività c’è ed è confluita tutta nella tecnologia: macchine sempre più raffinate e sofisticate, ma alla fine, anche queste sottomesse alla logica del consumo, in un circuito chiuso, che lascia poco spazio alla speranza e al futuro. Tecnologia sempre nuova per coltivare il gusto drammatico di essere ripetitivi. Questo clima pesante sta serpeggiando anche nella Chiesa e, oserei dire, particolarmente nella pastorale vocazionale. Si sono fatte tante iniziative per le vocazioni in questi ultimi decenni. Ma, a ben guardare, c’è tanto un copiarsi a vicenda; si va ai Convegni e si ascoltano relatori per carpire qualche segreto e tecnica vocazionale da ripetere poi nel proprio ambiente per l’attesa di qualche vocazione in più. È, insomma, una grande copiatura di idee e di cose. È raro trovare delle “cose vocazionali” veramente creative. Ci sta provando, mi sembra, con successo il CNV, ma cosa accade nelle singole realtà ecclesiali?
Prevale il pratico take away come per le pizze. Allora sogniamo il Direttore creativo, che si confronta con proposte ed esperienze, ma poi ci mette il timbro della sua creatività, direttamente proporziona- le alle esigenze del suo ambiente e del suo territorio, con la capacità di rigenerarsi continuamente.
3.3 Condivisione
Già nella Rubrica precedente Si può fare n. 4 (cf «Vocazioni» 4/2009) abbiamo riflettuto molto sull’importanza del condividere, per una pastorale vocazionale che sia in grado di funzionare. Qui non vogliamo ripeterci. Parliamo invece di condivisione a partire da un’altra prospettiva, quella dell’esigenza. Esigenza che è direttamente proporzionale alla passione e alla creatività. Se siamo veramente appassionati e creativi, abbiamo dentro una grande forza interiore, un’energia che trasmette vita come gioia di esistere secondo un progetto e questo con grande entusiasmo ed ottimismo. Sappiamo cogliere negli altri, cominciando dai collaboratori di ufficio fino a tutti gli altri, le qualità positive da realizzare e su cui far leva e poi costruire insieme sogni, programmi e realizzazioni, convincendo, stimolando, motivando, suscitando entusiasmo, col dare molta fiducia e responsabilizzando nel desiderio di agire.
Forse stai pensando che un tipo così sia un Direttore sognatore, che vive senza piedi per terra; uno che non si accorge delle grosse difficoltà della pastorale delle vocazioni oggi, sia per quello che riguarda i giovani, ma soprattutto nei riguardi della stanchezza e della sfiducia di collaboratori e confratelli a tutti i livelli. No, ti assicuro che non è vero! Invece, è proprio delle persone appassionate e creative e coinvolgenti saper fronteggiare le situazioni più difficili senza smarrirsi o abbattersi; capaci inoltre di riflettere, riconoscere anche i propri errori, esplorare altre possibili situazioni, alla ricerca di nuove soluzioni e trovare finalmente una via di uscita.
Dunque, caro Direttore, hai il cromosoma del grande animatore, ma devi coltivarlo. Ti propongo uno speciale esame di coscienza, che potesti fare, in prova, per i prossimi 2 mesi e continuare dopo se lo trovi utile, magari proponendolo, a tua volta, anche ai tuoi col- laboratori. Con ogni probabilità ricaverai più frutto rispetto all’altro “routinoso”, che sei solito fare ogni giorno senza molto vantaggio spirituale. Eccolo e… buona analisi personale!
ENLIVENER TEST – Speciale esame di coscienza per fare crescere il cromosoma del grande animatore
Dopo avere elencato le azioni, prova a darti una percentuale corrispondente.
– Se nella maggior parte delle azioni hai circa l’80% sei già un bravo animatore.
– Se nella maggior parte delle azioni hai più del 40% sei un discreto animatore.
– Se nella maggior parte delle azioni non hai neanche il 30% sei un animatore mediocre.