N.06
Novembre/Dicembre 2010

“Chiudi gli occhi, pensa e sogna…”

È un tema che a lungo abbiamo valutato e rielaborato quello che l’ultimo numero del 2010 della rivista «Vocazioni» propone. È un tema emerso con sempre maggiore forza e urgenza dagli incontri a livello regionale e interregionale con i direttori dei CRV e dei CDV; un’esi­genza che nei nostri momenti d’incontro significativo (dal Convegno, al Seminario, al Consiglio nazionale), rimbalzava come una pallina da ping pong sul tavolo verde, quasi invocando, sempre meno velatamente, di non essere spedito “fuori campo”.

È sicuramente un primo passo quello che qui prende forma, che ha come background l’incontro dei direttori a Sassone, nel settem­bre scorso, e insieme cerca di fare tesoro dei preziosi momenti d’ascolto reciproco che si sono succeduti in questi mesi.

Credo che gli Orientamenti Pastorali per il prossimo decen­nio, possano essere un’ottima rampa di lancio, una specie di mitica e inossidabile Cape Canaveral da cui lanciare in orbita la nostra navetta spaziale “vocazionale”, con le sue proget­tualità, le sue aspettative, le sue idealità, unite alla concre­tezza di tante esperienze davvero significative incontrate in questi mesi.

 

«L’accoglienza del dono dello Spirito porta ad abbracciare tutta la vita come vocazione. Nel nostro tempo, è facile all’uo­mo ritenersi l’unico artefice del proprio destino e pertanto con­cepirsi “senza vocazione”. (…) La nostra azione educativa deve «riproporre a tutti con convinzione questa ‘misura alta’ della vita cristiana ordinaria: tutta la vita della comunità ecclesiale e delle fa­miglie cristiane deve portare in questa direzione.

La Chiesa attinge alla sua grande tradizione spirituale, proponen­do ai fedeli cammini di santità, con un’adeguata direzione spirituale, necessaria al discernimento della chiamata».

(CEI – Educare alla vita buona del Vangelo, n. 23).

 

Quello che viene qui delineato come resistenza (l’uomo senza vo­cazione del nostro tempo) e come prospettiva (il riproporre a tutti, con convinzione, la misura alta della vita cristiana ordinaria) è l’orizzonte della sfida che ci attende e fa da punto di riferimento per ogni annuncio e proposta vocazionale.

Richiamando il documento Nuove vocazioni per una nuova Europa, dobbiamo continuare a ripeterci che il nostro obiettivo ultimo, che dà senso al nostro impegno e servizio, è la “crescita di una nuova cultura vocazionale, che sola può essere il terreno fecondo in cui il Seminatore esce a seminare, senza incontrare né un terreno arido, né una strada pietrosa, né dei rovi spinosi che stritolano in un abbraccio di morte il seme, ma piuttosto un terreno buono, dove ogni vocazione può essere accolta, valorizzata e amata.

Guardandoci allo specchio con verità (talvolta con pace interiore, talaltra con un senso di smarrimento…), come ci suggerisce la cover molto simbolica e pregnante di questo numero, tratta da un quadro di August Macke, ho incontrato la straordinaria passione che anima i nostri direttori CDV, una passione che crea la voglia di camminare con entusiasmo, seppur con fatica e in mezzo ai mille impegni che si assommano a questo servizio, rendendolo talvolta meno trasparente e coinvolgente di quello che potrebbe essere. Un impegno e un servizio che divengono un nostro specifico identikit ministeriale e si fanno tra­ma per una autentica vita spirituale.

 

Un pastoralista del nostro tempo, Jacques Le Goff, ha scritto un saggio molto interessante dal titolo Dal tempo del campanile al tem­po del mercante. Il “tempo del campanile” lo potremmo identificare quando le vocazioni maturavano quasi in maniera spontanea e imme­diata nelle nostre comunità cristiane. Si è passati poi, in maniera non sempre riflessa, al “tempo del mercante”, che ha un prodotto da met­tere sul mercato, cercando di studiare le migliori strategie per fare della pastorale vocazionale un valido marketing; ma non sempre questa si è rivelata una via piuttosto efficace.

Credo sia giunto il momento che potremmo definire come il tem­po del lampionaio: mi ritornano alla memoria i racconti dell’infanzia, come fotografie poetiche e sbiadite di quei lampionai che sul far della sera andavano per paesi e città ad accendere i lampioni a gas lungo le strade. Quelle piccole e calde fiammelle, richiuse nei lam­pioni, divenivano luce e calore per illuminare la via e i passanti che la percorrevano. È tempo di tornare ad essere coloro che “accendono i cuori di pas­sione e di speranza”. Forse è proprio di questo che l’uomo senza voca­zione del nostro tempo ha bisogno!

 

Così, l’augurio che rivolgo a tutti i lettori di «Vocazioni» per un sereno Anno Nuovo 2011, si rifà ad uno stupendo aforisma del poeta libanese Gibran Khalil Gibran:

Se vuoi vedere le valli, sali in vetta ad una montagna;

se vuoi vedere la vetta di una montagna, sali su di una nuvola;

se invece aspiri a comprendere la nuvola, chiudi gli occhi, pensa e sogna…