“Chi ama l’avventura scopre la bellezza della vita”
Con questo primo numero di «Vocazioni», che apre la programmazione del 2011, vorremmo creare un focus di particolare attenzione agli “Orientamenti Pastorali” che i Vescovi italiani ci hanno consegnato per il prossimo decennio: Educare alla vita buona del Vangelo.
L’orizzonte educativo che ci viene prospettato ci aiuta a raccogliere l’invito, la provocazione e l’impegno a vivere la sfida educativa come una passione che ci avvolge e ci coinvolge. È una passione che sempre richiede molta umiltà e coraggio, nel percorrere un sentiero che oggi si presenta quanto mai irto di ostacoli e di possibili pietre di inciampo.
È importante partire da un presupposto che ci aiuti ad avere motivazioni forti e valide, in un contesto diffuso di “liquidità”, di “passioni tristi” e di “spaesamento collettivo”: non rassegniamoci ad essere consegnati, in maniera ineluttabile, al nihilismo e al fatalismo.
Nell’interessante saggio L’ospite inquietante, il filosofo Umberto Galimberti pone un problema cruciale per la cultura in cui viviamo e in particolar modo per il riverbero che esso ha nell’approccio alla comprensione della realtà giovanile.
A dare il nome all’ospite inquietante è stato lo scrittore russo Ivan Sergeevic Turgenev (1818-1883), a partire dal quale il nihilismo si è fatto strada nel Romanticismo e nell’Idealismo, ha proclamato la morte di Dio con Nietzsche, aprendo quella cultura della crisi connotata da relativismo, scetticismo e disincanto.
Questo star male può facilmente penetrare nel profondo delle coscienze e dei cuori; esso arriva ad annullare ogni spinta positiva, ogni tensione verso una amabilità di se stessi, generando piuttosto pensieri di confusione, di angoscia e di negatività.
In questa ricerca che affronteremo con l’aiuto delle riflessioni che saranno via via proposte su questa nostra Rivista di formazione, dovremmo realisticamente chiederci: quale attenzione si dà alla educazione della creatività, della originalità, della fantasia, dei dolori e dei desideri? In una parola, quale spazio ha l’educazione dei sentimenti, dei sogni e dei progetti, della positività e della bellezza del cuore umano?
L’icona del pellegrino, dell’homo viator, così come ce lo propone il filosofo francese Gabriel Marcel, è l’unica via che possiamo prospettare come proposta positiva in grado di ridare un codice di lettura etico e positivo del mondo e della vita, dove “attesa e speranza” sono dei messaggi che ancora hanno un significato esistenziale e progettuale.
Uno scrittore assai rappresentativo di questa realtà nihilista e fatalista, che anticipa l’immagine dell’ospite inquietante, è il romanziere austriaco Bernard Thomas: per lui l’uomo è freddo, gelo e nebbia. Siamo tutti come animali assiderati, intrappolati dal gelo, che è onnipresente; nessuna verità esiste.
Come non pensare alla simbologia stupenda delle lampade nuziali che squarciano la notte, nella parabola del Vangelo delle 10 vergini?
«Quanto paurosa è la notte della vita, non squarciata dal bagliore di una lampada! È necessario avere con sé una riserva d’olio perché le nostre lampade risplendano. È necessario avere dentro di sé moltoamore, per riscaldare le nostre notti fredde»: è questa la risposta che Francois Mauriac dà all’uomo freddo e assiderato di Bernard Thomas.
Ma per essere buoni educatori è importante che siamo, innanzitutto, dei buoni discepoli. È essenziale che ritorniamo a scuola, la “scuola” dove Gesù insegna. Ci aiuta Clemente Alessandrino con questa esortazione: «O allievi della divina pedagogia! Orsù, diventiamo ascoltatori del Logos, glorifichiamo il divino piano provvidenziale, grazie al quale l’uomo viene sia educato dalla pedagogia divina che santificato in quanto bambino di Dio: diviene cittadino dei cieli, mentre viene educato sulla terra» (O.P. 1).
«La vita è la più bella delle avventure, ma solo chi ama l’avventura lo scopre».
(Gilbert Keith Chesterton)