Uscire dall’incertezza. Si puo fare …3
Un’indicazione previa: facendo eco al documento CEI sugli orientamenti pastorali 2010-2020, Educare alla vita buona del Vangelo, tentiamo di sviluppare e proporre alcuni punti in chiave formativa, come suggerimento, per costruire cultura vocazionale e per offrire alcune note sull’accompagnamento personale in vista dell’educazione alla decisione vocazionale.
- Sotto la coltre dell’incertezza
«Mi sarebbe piaciuto avere il coraggio di vivere una vita vera per me stesso, non la vita che gli altri si aspettavano da me»: questo è il rimpianto più comune, quando la gente si guarda indietro e vede le false partenze dell’esistenza e i sogni non realizzati. Lo attesta Bronnie Ware, blogger australiana e cantante folk, soprattutto assistente di malati terminali dalle tre alle ultime dodici settimane della loro vita. Quando la donna chiedeva ai suoi assistiti che cosa avrebbero fatto diversamente e che cosa avrebbero cambiato, le risposte erano sempre le stesse e andavano tutte a parare nella battuta iniziale. Vite sconfitte dall’incertezza! E pensare che stiamo vivendo nella società che esige e cerca sempre più affannosamente sicurezze dappertutto: sul loro, nei cibi, sulle macchine, persino sulle porte e sulle finestre. Polizze di sicurezza dappertutto! Però certezze non ne vuole condividere più nessuno. Le certezze, che siano frutto di provata esperienza, che siano espressione di fede religiosa, che siano il distillato di una buona professionalità, sembrano diventate la rete di una gabbia che impedisce di volare liberi. In compenso, si va avanti posizionando apparecchiature di sicurezza dappertutto, per garantirsi, almeno così, l’illusione di essere al sicuro sempre e dappertutto. È uno dei paradossi della nostra epoca, che agogna da una parte alla libertà assoluta rispetto a qualsiasi punto prefissato di certezza e, insieme, cerca spasmodicamente appoggi di sicurezza ad ogni piè sospinto. Il risultato è una grande palude di incertezza, dentro cui siamo immersi tutti o, se preferite, viviamo per lo più sotto una spessa coltre di incertezza, che ci sovrasta: incertezza politica, sociale, incertezza sul futuro, incertezze sul qui e ora, incertezza su come impostare ed organizzare l’esistenza. Cultura del frammento sì, ma anche questo frammento dell’esisto qui, in questo momento, è avvolto nella coltre dell’incertezza.
- Il quadro e la cornice
«Non ci è permesso scegliere la cornice del nostro destino. Ma, ciò che vi mettiamo dentro è nostro». L’espressione è di un grande uomo politico, Dag Hammarkjold, premio Nobel per la pace e Segretario Generale dell’ONU, morto tragicamente in Africa nel 1961. L’immagine che presenta è molto suggestiva: da un lato c’è la cornice, quello che i non credenti chiamano destino, sorte, e noi credenti invece chiamiamo Provvidenza, grazia e progetto di vita, ossia le caratteristiche strutturali della persona, all’interno di un determinato contesto sociale e culturale. Dall’altro c’è quello che ognuno ci mette dentro nella sua libertà e creatività personali, volontà e risposta umane, fede e opere, fragilità, peccati e contraddizioni. E, di qui, vengono fuori dei capolavori o dei puri e semplici sgorbi del quadro. Nella cultura dell’incertezza, in mezzo a cui viviamo, se si rifiuta la cornice, è molto facile che si riesca a dipingere solo uno sgorbio di vita. Il perché è molto semplice: siamo alla paralisi dell’identità della persona, cominciando dall’adolescenza.
Questa fase della vita, così contorta ed imprevedibile, ma, in realtà di importanza strategica, traccia le sfaccettature di tutta l’esistenza futura; è un ponte tra l’infanzia e l’età adulta e in essa si poggiano le basi per le prospettive future nel gioco dei problemi del passato. Lo slogan della cultura dell’incertezza suggerisce ad ogni formazione adolescente che si apre all’esistenza: «Prova tutto, ma non decidere e scegliere niente! Hai a disposizione un supermercato stracolmo di possibilità. Non ce la farai a provarle tutte prima di morire. Perciò datti da fare…». E se al tutto precedente aggiungiamo disgregazione sociale, instabilità familiare, incapacità della scuola ad accogliere e comprendere i ragazzi a partire dalle loro capacità, disagio ed incapacità parrocchiale di continuare un cammino con loro dopo la festa di addio della cresima, davvero la paralisi è grave. Una grave sconfitta pesa sui giovani, ma, oserei dire, di più sulla società.
I bambini vengono idealizzati da noi adulti e li investiamo di aspettative irrealistiche, dalla riuscita scolastica trionfale al mito dei divi dello sport, della musica, della danza e dello spettacolo. E, quando varcano l’adolescenza, restano poi delusi della loro normalità senza celebrità, lasciati per lo più a loro stessi da adulti (genitori, insegnanti, animatori pastorali…) con poca credibilità e autorevolezza. Più propensi con loro a relazioni di conflitto che di accoglienza. Tutto questo porta i nostri adolescenti e giovani a smarrirsi nei meandri bui della paralisi della loro identità e della loro personalità. Basterebbe, da parte di noi adulti, riandare ai nostri vissuti adolescenziali, di cui, volere o no, ci portiamo ancora dentro delle risonanze più o meno rilevanti. E, proprio in grazia a quelle, possiamo accogliere senza particolare turbamento o disorientamento quello che magari, in forme diverse trasgressive, è il loro limite e la loro situazione di paralisi.
In ogni adolescente ci saranno di sicuro più punti o almeno un punto su cui fare leva, perché possiamo generare in lui amore e speranza ed avviarlo così ad uscire dal vicolo cieco dell’incertezza generale, che è in grado di paralizzare un’intera esistenza, col rischio di dipingere solo uno sgorbio di vita e lasciare l’amaro della disillusione piena al termine della vita.
- tracciare il digramma di uscita dall’incertezza
Di fronte all’urgenza educativa che ci sovrasta, in un momento così drammatico della nostra storia (guerre, violenze, terremoti, esondazioni paurose, pericoli nucleari, disagio e noia di vivere…) è decisivo educarsi ed educare ad uscire dallo stadio piuttosto comune dell’incertezza, che paralizza la crescita della vita. Come fare? Ti suggerisco un percorso a tre scatti, che può essere utile per te e per i tuoi ragazzi.
3.1 Prendi coscienza del tuo livello di incertezza
È abbastanza normale sentirsi in balia di avvenimenti più grandi di noi e davanti ai quali provare la sensazione di impotenza. La prima cosa intelligente da fare è allora prendere coscienza e convincerci che non possiamo avere tutto sotto controllo, nonostante l’invasione dei sistemi di sicurezza a nostra portata. Noi abbiamo potere solo su un ridotto numero di cose, anche se questo ci carica di ansia per il nostro futuro prossimo o lontano. E tutto questo ci può far prendere dal disfattismo e dal lasciarci andare alla deriva secondo le tendenze del momento: tipica reazione di paralisi di personalità. Si finisce così per tagliare i rami su cui si è seduti. Ma c’è un’altra cosa di cui prendere coscienza: anche gli elementi pieni di incertezza o negativi nascondono dentro di sé degli stimolatori per la crescita personale. Dipende da come decidiamo di guardarli e di viverli. Dunque, prendiamo coscienza del livello delle nostre incertezze, con molto realismo, ma, insieme, con molta serenità, perché il nostro modo di affrontarle può cambiare indirizzo: da incertezze a stimolatori di certezze di vita.
3.2 Pianta dei paletti progressivi di certezza
Abbiamo una riserva interiore di tantissime certezze da scoprire e su cui appoggiarci. Abbiamo cioè dentro lo zoccolo duro della nostra persona, una roccia del nostro essere, che fa da fondamento e da basamento alla nostra personalità:
-l’insieme delle nostre doti, in gran parte da scoprire;
-le relazioni che ci promuovono la vita dentro (persone care, amici veri, educatori e modelli di vita riuscita, Dio, soprattutto, il più interessato a fare di noi dei capolavori…);
-il progetto della nostra vita, cioè la vocazione scritta dentro la nostra “scatola nera” e che, via via, si fa strada nella nostra storia.
È quella cornice del quadro che dicevamo. Se prendi coscienza di questo e stai al gioco di piantare via via nelle tue giornate paletti e paletti di certezza, fai scattare in te un dinamismo di vita, più grande di tutte le incertezze che ti danzano attorno. È un dinamismo formazione forte a volere esistere in un modo bello e pieno; è la molla per la crescita della tua persona verso la pienezza.
3.3 Sfida le incertezze
Non è per niente facile e comodo, ma se accetti consapevolmente e con impegno di piantare quei paletti che ti dicevo, potrai guardare gli avvenimenti che ti circondano, soprattutto quelli pieni di tanta incertezza, in modo nuovo. Non lasciarti cavalcare dalle emozioni, soprattutto dalla paura e dallo smarrimento. Guardali, posizionando bene tutto te stesso in modo fermo e sicuro sulla roccia di essere che hai dentro. Non sarà possibile affrontare e superare di colpo tutto. Ma le incertezze piccole e grandi cominceranno a svelare la loro vera identità: all’esterno sono mostri di cartapesta, per fare paura ai gonzi, ma dentro contengono una sfida positiva, perché sono degli autentici stimolatori per la tua crescita come persona da tutti i punti di vista e per fare della tua vita un autentico capolavoro. La cornice è preziosa, ma il quadro dipinto all’interno sarà più bello ancora, perché unico e meraviglioso. Prova e vedrai!
Laboratorio
Ti propongo un esercizio concreto per valutare le tue incertezze e cercare di uscire da esse.
Traccia la tua radiografia settimanale
Elenca le incertezze più sensibili di questa settimana. Quanto ne hai preso coscienza? Valuta da 1 (= quasi nulla) – 2 (poco) – 3 (abbastanza) – 4 (discretamente) – 5 (molto).
Elenca i punti della tua “roccia d’essere”, che senti come certezze. Quanto li senti certezze forti ed intense dentro di te? Valuta da 1 a 5 l’intensità della certezza.
Riprendi l’elenco delle incertezze del primo riquadro e per ognuna guarda alla tua capacità di affrontarle e valuta la forza del dinamismo di vita che si muove dentro di te. Valuta da 1 a 5 la forza del dinamismo di vita.
Somma tutte le valutazioni. Il risultato è: ………………
Al di sopra di 40 = buona disposizione personale ad uscire dall’incertezza.
Tra 20 e 40 = disposizione altalenante non ancora sufficiente.
Sotto i 15 = scarsa disposizione ad uscire dall’incertezza.