Film: Il ragazzo con la bicicletta
La coerenza tematica e stilistica dei fratelli Dardenne è esemplare. Da sempre impegnati nella denuncia di un mondo disumanizzato e arido che schiaccia le persone, creando marginalità e degrado, i due registi belgi sono alla costante ricerca di quei valori che possano ridare dignità e speranza a coloro che sono vittime di tale mondo, i più deboli, i più indifesi. Così, dopo L’enfant e Il matrimonio di Lorna, che rappresentano un inno alla vita e all’amore, eccoli alle prese con i problemi di un’infanzia abbandonata a se stessa a causa dell’egoismo e della mancanza di responsabilità da parte degli adulti.
La vicenda –Cyril è un ragazzino di circa dodici anni che il padre ha affidato ad un istituto, non potendo e non volendo più prendersi cura di lui. Il bambino non può credere che il padre intenda sbarazzarsi di lui e fa di tutto per ritrovarlo. Scappa dall’istituto, chiede informazioni, ricorre a mille espedienti. Finalmente, con l’aiuto di Samantha, una donna che fa la parrucchiera e che si interessa a lui, riesce a rintracciarlo. L’uomo è imbarazzato e cerca di tergiversare, ma alla fine è costretto a dirgli la verità. Cyril si dispera e tenta di farsi del male. Samantha si prende cura di lui e lo accetta come “famiglia d’appoggio” nei fine settimana. Ma Cyril, non ancora sicuro dell’affetto della donna, si lascia adescare da un pusher, capo di una piccola banda di spostati, che si serve di lui per rapinare un giornalaio. Le cose però si complicano e Cyril si ritrova solo con il bottino.
Cerca di portarlo al padre, che lo rifiuta. Non gli resta che tornare da Samantha che lo aiuta a fare i conti con la giustizia e gli manifesta tutto il suo affetto. Ancora una prova da superare che potrebbe essergli fatale, ed eccolo infine dirigersi verso quella donna che, con il suo amore, rappresenta per lui l’unica via di speranza e di salvezza.
Il racconto –La struttura è semplice e lineare, con la presenza di alcune ellissi temporali tipiche del linguaggio dei registi belgi. Il film può essere diviso in due grosse parti che si contrappongono strutturalmente dando origine all’idea centrale.
Prima parte: la ricerca del padre –La prima immagine è sonora: mentre scorrono i titoli di testa si sentono voci indistinte in sottofondo. Si capisce che ci si trova in un ambiente dove vivono dei ragazzi in comunità. Poi il primo piano di Cyril, il protagonista, che, con il telefono in mano, aspetta ansiosamente che qualcuno risponda. Un educatore gli dice che il numero è inesistente, ma Cyril non si fida, pensa che l’uomo abbia sbagliato a comporre il numero e vuole rifarlo lui. A nulla valgono le ragioni dell’educatore: «Tuo padre non abita più lì, se n’è andato». Cyril ribatte: «Se fosse vero mi avrebbe ridato la bici… chiamiamo il portiere, gli devo parlare». Dopo aver riprovato invano, Cyril, in preda alla disperazione, come un animale ferito, morde il braccio dell’educatore e scappa. Si arrampica sulla rete di recinzione per fuggire dall’istituto, ma viene bloccato. Tenta ancora di scappare finché viene definitivamente fermato. Una musica extradiegetica (che tornerà altre tre volte durante il film) sottolinea questo momento cruciale e continua sull’immagine di Cyril a letto, ripreso dall’alto, in preda allo sconforto1. Già qui emerge un elemento tematico importante: Cyril è un ragazzo che scappa e che corre. Lo si vedrà anche in seguito, ripetutamente. Cyril continua a scappare perché si sente in gabbia, privo com’è di ogni affetto, e corre verso quel padre di cui ha prepotentemente bisogno.
Il giorno dopo, a scuola, Cyril finge di andare al gabinetto e scappa. Si reca nel condominio dove abitava con il padre. Con un espediente riesce a farsi aprire il portone d’ingresso e va a bussare alla porta del suo appartamento: «Papà, sei in casa?». Ma nessuno gli risponde.
Un vicino lo allontana. Cyril scappa ancora e si rifugia in uno studio medico, dove però arrivano gli educatori che cercano di riportarlo all’istituto. Mentre sta per essere portato via si aggrappa con tutte le sue forze ad una donna che si trovava nello studio: «Voglio stare con mio padre… c’è anche la mia bici». La donna, Samantha, risponde semplicemente: «Puoi starmi vicino, ma non stringermi così forte». Finalmente il portiere gli apre la porta dell’appartamento e Cyril può constatare che questo è vuoto. L’immagine indugia sul ragazzo che vaga per le stanze vuote, sconsolato.
L’indomani Cyril è a letto e sembra non volersi alzare. Le coperte lo avvolgono completamente, nascondendolo all’occhio della cinepresa. Inaspettatamente arriva Samantha che è riuscita a recuperare la sua bicicletta. Dice di averla ricomprata da un ragazzo a cui suo padre l’aveva venduta. Ma Cyril non può credere che il padre abbia venduto la bici («Non l’avrebbe mai fatto») e pensa che gli sia stata rubata. Comunque il ragazzo è felice di poterla riavere e si esibisce in una serie di esercizi di fronte alla donna. È importante notare come il ragazzo guardi quella donna che, senza conoscerlo, ha fatto qualcosa per lui. E infatti subito dopo Cyril la insegue e le chiede di poter andare da lei per i weekend («L’istituto cerca sempre famiglie di appoggio»). La donna accetta.
Vediamo Cyril, ospite di Samantha, aggirarsi per le vie del quartiere. Va in un bar e cerca di conoscere il nuovo indirizzo del padre. Qualcuno tenta di rubargli la bici, ma lui, rabbiosamente, riesce a recuperarla. Chiede informazioni anche in una pasticceria, fingendo di essersi dimenticato l’indirizzo. Poi finalmente chiede in un’autorimessa e viene a scoprire da un annuncio che il padre aveva cercato di vendere la sua moto e anche la bici del ragazzo. Subito dopo lo vediamo nel salone di Samantha muto e triste. La donna lo interroga. Vuole sapere che cosa gli è capitato e lui è costretto a riconoscere che il padre gli ha venduto la bicicletta. Per il ragazzo è una grossa delusione: non avrebbe mai immaginato che il padre sarebbe arrivato a tanto.
Adesso Cyril vorrebbe sapere dal ragazzo che ha comperato la bici se sa qualcosa del padre, ma invano. Nel frattempo Cyril fa conoscenza di Gilles, il compagno di Samantha. È interessante notare il comportamento del ragazzo nei confronti dell’uomo: sulla giostra non vuole la sua compagnia («Non ti ci voglio») e poi lo va a spiare nella camera da letto di Samantha. Certamente una sorta di gelosia, ma anche il rifiuto di una figura maschile che non sia quel padre che sta cercando con tutte le sue forze. Cyril ritorna nel suo letto e, sconsolato, si rannicchia. Samantha va da lui: «Che cos’hai?» Il ragazzo risponde: «Voglio mio padre». Poi esprime tutto il suo bisogno di affetto, notando il respiro caldo della donna, che è molto tenera con lui.
Samantha riesce a scoprire dove vive il padre del ragazzo e ad ottenere da lui un appuntamento. Mentre si reca nel luogo concordato con Cyril, la donna lo mette in guardia per evitare che il ragazzo resti deluso se le cose non vanno secondo i suoi sogni. Significativa la risposta lapidaria del ragazzo: «Non sogno mai». Poi i due scherzano e, per la prima volta, vediamo il ragazzo sorridere a fianco di quella donna che potrebbe essere sua madre, una madre di cui nel film non si parla mai. Ma all’appuntamento il padre non si presenta. Finalmente riescono a trovarlo in un ristorante dove lavora come cuoco. Il locale è chiuso e l’uomo sta lavorando in cucina da solo con una musica a tutto volume. Bussano ai vetri, ma la musica è troppo forte: l’uomo non può sentire. Samantha allora solleva il ragazzo che riesce a vedere il padre al di là del muro del cortile. È importante notare quella musica frastornante che il padre sta ascoltando, segno di un “rumore” che distoglie dai propri doveri e dai valori della vita. Così come può avere un valore simbolico quel gesto della donna che solleva il ragazzo, permettendogli di vedere il padre.
Il colloquio tra padre e figlio è molto significativo. Cyril gli chiede quando lo andrà a riprendere all’istituto: «Hai detto che ci restavo un mese». Ma l’uomo avanza scuse: «È difficile per me… non posso tenerti, devo avere dei soldi, un appartamento». Il ragazzo allora gli dà il numero del suo cellulare e si fa promettere che gli telefonerà nei weekend. Ma è con Samantha che l’uomo rivela le sue vere intenzioni: «Non sono venuto all’appuntamento perché non ce la faccio. Dopo che è morta la nonna sono rimasto solo io: non ce la faccio; il solo pensiero di vederlo mi stressa: ci pensi lei». E alla donna che obietta: «È lei che vuole vedere, non me», l’uomo cinicamente risponde: «Mi dimenticherà».
Samantha e Cyril stanno per andare via, ma improvvisamente la donna decide di tornare indietro. Tornano a bussare (ancora la musica a tutto volume) e finalmente Samantha mette l’uomo di fronte alle proprie responsabilità: «Spetta a lei dirglielo, non a me; glielo dica». L’uomo è costretto a dire la verità che avrà un effetto devastante. Ritornati in macchina Cyril viene ripreso di fianco, con la testa china e lo sguardo triste. Samantha cerca di accarezzarlo, ma il ragazzo si sottrae. Poi, come un animale, si graffia in faccia e sbatte la testa contro la portiera. Samantha lo prende tra le braccia e lo stringe: «Calmati, calmati». Mentre la donna lo tiene stretto si sente ancora quella musica extradiegetica dell’inizio.
La significazione di questa prima parte è chiara: la perdita del padre, degli affetti più cari e vitali non può che produrre sconforto e disperazione.
Seconda parte: l’affetto ritrovato –È passato un altro po’ di tempo. Troviamo Cyril che sembra fare una vita normale: va a fare la spesa per Samantha, guarda dei ragazzi che giocano a calcetto e viene invitato ad unirsi a loro. Ma ancora una volta i fratelli Dardenne mettono in risalto l’ambiente degradato che caratterizza il mondo dei loro personaggi. Ed ecco entrare in campo una banda di spostati che adocchia il “nuovo” ragazzo. Il capo della banda, conosciuto come il pusher della città (guarda caso anche lui dice di aver passato tre anni all’istituto), cerca di irretire Cyril. Si fa suo amico, lo porta a casa sua, gli offre da bere, lo fa giocare con la playstation. Finalmente gli propone di fare un colpo: si tratta di rapinare il giornalaio colpendolo con una mazza da baseball per poi sottrargli i soldi delle giocate del lotto. Per conquistarlo meglio, il pusher gli dice di fidarsi ciecamente di lui e gli propone di cambiare famiglia d’appoggio: potrebbe andare a vivere da lui. È significativo che durante questo adescamento suoni due volte il cellulare di Cyril: è Samantha che lo cerca, preoccupata perché non lo ha visto ritornare. La prima volta Cyril risponde trovando una scusa; la seconda volta, su invito del capobanda, non risponde e spegne il telefonino. Ma Samantha riesce a rintracciarlo e se lo porta via.
In macchina Samantha e Gilles lo rimproverano per non aver risposto. Ne nasce una discussione durante la quale Cyril offende Gilles. L’uomo esige delle scuse, ma invano. L’uomo allora sbotta con Samantha: «Oggi passiamo due ore a cercarlo perché non risponde… ti rigira come vuole… sabato scorso non ho potuto venire perché ha avuto una crisi di nervi… o lui o me». Dopo un attimo di esitazione, sorprendentemente, la donna risponde: «Allora lui». L’uomo se ne va. Cyril resta nell’auto a testa china, nella semioscurità, ma lancia un’occhiata a quella donna che lo ha scelto.
A casa Samantha lo rimprovera e lo mette in guardia sulla pericolosità di quel capobanda. Cyril risponde in modo evasivo, ma ad un certo punto le pone una domanda: «Perché hai voluto che venissi da te?». La donna risponde: «Sei tu che me l’hai chiesto». Ma il ragazzo insiste: «Sì, ma perché hai detto di sì?». Samantha risponde semplicemente: «Non lo so». Nonostante le premure e le cure ricevute forse Cyril voleva una risposta diversa, voleva che la donna gli dicesse chiaramente ed esplicitamente che gli voleva bene, voleva essere sicuro del suo amore.
Il ragazzo subisce il fascino di quel giovanotto che gli ha dato fiducia e che lo tratta alla pari. Al punto che si dice disposto a fare il colpo non per avere dei soldi, ma per lui. Alla sera Cyril vuole uscire, ma Samantha glielo impedisce. Il ragazzo allora tenta di scappare dal bagno. Ne nasce una colluttazione durante la quale Cyril ferisce ad un braccio Samantha. Poi scappa: «Tu non sei né mio padre né mia madre… voglio tornare all’istituto… non voglio più stare con te». La donna piange amaramente; non le resta che chiamare l’istituto.
Cyril mette in atto il colpo, ma le cose si complicano. È costretto a stordire anche il figlio del giornalaio che però fa in tempo a vederlo in faccia. Quando lo viene a sapere, il capo non vuole più i soldi e lo minaccia: deve dire che l’idea del colpo è stata sua, altrimenti lo ucciderà. Lo fa scendere dalla macchina e lo lascia solo in mezzo alla strada.
Cyril pensa bene di portare il denaro al padre, che sta per accettarlo. Ma poi ci ripensa e, per paura di andare in galera, non lo prende e manda via il ragazzo. I soldi cadono per terra. Cyril si trova solo. Ancora una volta la musica di Beethoven sottolinea il momento cruciale della vita del ragazzo. In una lunga sequenza gli autori rappresentano il loro protagonista che corre ansimando con la sua bici verso l’unico luogo dove si può rifugiare: da Samantha.
Il ragazzo, già ricercato dalla polizia, si affida a lei, le chiede scusa per averla ferita e dichiara: «Vorrei venire a vivere con te… per sempre». La donna risponde: «D’accordo… dammi un bacio». Poi lo accarezza e gli sorride: è un momento di grande tenerezza. La cosa viene risolta di fronte ad un giudice di pace. Samantha si impegna a pagare i danni; Cyril chiede scusa, ma il figlio del giornalaio non è presente: non è disposto ad accettare le scuse del ragazzo. In un clima di grande serenità Samantha e Cyril corrono in bici lungo il fiume. Si scambiano le biciclette e sorridono, in un ambiente pieno di luce. Mangiano i panini, programmano la serata, scherzano. Il film potrebbe finire qui. Ma gli autori aggiungono un episodio che rende meno idilliaco e più problematico il finale, evitando un lieto fine forse un po’ semplicistico. Mentre Cyril si trova da solo (è andato a comperare la carbonella per un barbecue), incontra il figlio del giornalaio che lo insegue. I due si azzuffano. Cyril scappa, va a rifugiarsi nel luogo dove si ritrovavano i membri della banda e si arrampica su un albero. Ma l’altro giovane gli tira dei sassi. Colpito, Cyril cade dall’albero e sembra morto. Il giornalaio e suo figlio stanno per chiamare l’ambulanza, ma improvvisamente si sente suonare il cellulare di Cyril. Quasi risvegliato da quel suono amico, Cyril si rialza, prende il suo sacco di carbonella, monta sulla bici e va verso casa.
Le ultime immagini mostrano Cyril in bicicletta ripreso di spalle. Ad un certo punto gira a sinistra e scompare dietro le case. La musica di Beethoven suggella una storia drammatica che però lascia aperta la strada alla speranza di una vita migliore. È significativo che il luogo dove Cyril cade rischiando la vita sia quella boscaglia dove si riuniva la banda degli spacciatori: un luogo di morte. Così come è opportuno sottolineare l’importanza di quel suono del cellulare che sembra assumere un valore emblematico: è la voce di Samantha, una donna che istintivamente e gratuitamente si prende cura del ragazzo.
L’idea centrale del film nasce dalla giustapposizione delle due parti che si sono analizzate: la perdita del padre, cioè degli affetti più cari, non può che portare alla disperazione e al desiderio di autodistruzione; solo il ritrovamento degli affetti, del calore umano e dell’amore può riaprire alla speranza di una vita autenticamente umana.
Il film non possiede la pregnanza tematica e il rigore formale de Il matrimonio di Lorna, ma riesce comunque, in modo dignitoso ed efficace, a denunciare un mondo tutto orientato verso i valori materiali e ad affermare con forza la necessità di recuperare i veri valori della vita. Che gli autori vedono soprattutto nelle belle figure femminili dei loro film: dalla Sonia de L’enfant, a Lorna, a questa solare Samantha che, con il suo istinto materno, riesce a salvare una giovane vita.