Vocazioni…uno sguardo di profezia e di speranza
Il Credo del popolo di Dio
Il 30 giugno del 1968, alla conclusione dell’Anno della Fede, celebrato nel centenario del martirio dei Santi Pietro e Paolo, Paolo VI proclamò il “Credo del popolo di Dio”. Anche noi siamo tuttora profondamente immersi nella esperienza generativa e profonda dell’Anno della Fede; ciò mi sollecita ad usare le parole con le quali Papa Montini proclama la fede nello Spirito Santo, vero Paraclito (cioè “colui che cammina accanto”) di ogni accompagnamento spirituale:
«Noi crediamo nello Spirito Santo, che è Signore e dona la vita (…) e che ci è stato inviato da Cristo, dopo la sua Resurrezione e Ascensione al Padre. Egli illumina, vivifica, protegge e guida la Chiesa, ne purifica i membri, purché non si sottraggano alla sua Grazia. La sua azione, che penetra nell’intimo del cuore, rende l’uomo capace di rispondere all’invito di Gesù: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48)». Il nostro atto di fede nello Spirito Santo, guidati dalle parole del Papa, è insieme invocazione ed auspicio per vivere la nostra vita e il nostro servizio avvolti dalla grazia della Consolazione, per poter a nostra volta imparare a consolare (cf 2Cor 1,1-4).
Esperti in umanità
Il 4 ottobre 1965, Papa Paolo VI fece un discorso storico nella sede dell’ONU: «Questo incontro, voi tutti lo comprenderete, segna un momento semplice e grande. Semplice, perché avete davanti un uomo come voi, un vostro fratello. Egli non ha alcuna ambizione di competere con voi; non ha alcuna cosa da chiedere, nessuna questione da sollevare; semmai porta con sé un desiderio da esprimere e un permesso da chiedere: quello di potervi servire in tutto ciò che a noi è dato di fare, con disinteresse, con umiltà e con amore».
Come non leggere in queste espressioni, quasi in trasparenza, le continue e pressanti esortazioni, così care anche a Papa Francesco, per aiutarci a comprendere che la realizzazione della vita è tanto più vera quanto essa sa farsi servizio, vicinanza, solidarietà, testimonianza di un Dio della tenerezza, che non ci lascia mai soli!
Ed è questo Dio che noi dobbiamo annunciare e raccontare, con passione ed entusiasmo, ai giovani che incontriamo e che ci esprimono il loro bisogno di essere ascoltati e voluti bene, nella gratuità della “prossimità”. Riprendendo il filo di questo discorso, troviamo un passaggio che oramai si è impresso, in modo indelebile, nella memoria affettiva di ciascuno di noi:
«Il nostro messaggio vuole essere in primo luogo una ratifica morale e solenne di questa altissima istituzione. Noi siamo in mezzo a voi, quali “esperti in umanità”».
Essere esperti in umanità: è la condizione essenziale per vivere un accompagnamento spirituale, nella luce dello Spirito.
Significa chiedere il dono della sapienza del cuore, che non è pavoneggiarsi in un fatuo nozionismo, ma piuttosto capacità di progettare, di edificare e di portare a termine l’opera che Dio ha iniziato in noi e nelle persone che ci pone accanto.
Significa saper guardare avanti e in alto per essere donne e uomini dell’aurora, che cercano la luce dopo il buio della notte; che non vogliono lasciarsi rubare la speranza; che desiderano con tutto il cuore… abitare il futuro.
Significa vivere ciò che i rabbini ebrei chiamano la via della “teshuvàh”: è la via della interiorità e della umiltà, che si contrappone alla via dell’apparenza e della visibilità; è la via della percezione dei nuclei vitali di positività, di vitalità e di creatività, presenti nel cuore di ognuno.
C’è una terza feritoia di luce che ci suggestiona e ci attrae nelle proposte che seguiranno: è l’Esortazione apostolica di Papa Paolo VI Gaudete in Domino. Egli consegnò alla Chiesa questo straordinario invito alla gioia, il 9 maggio 1975, nel corso dell’Anno Santo da lui indetto.
«…Abbiamo pensato di essere fedeli alle ispirazioni dello Spirito Santo, chiedendo ai cristiani di ritornare alle sorgenti della gioia… La gioia di essere cristiani, strettamente uniti alla Chiesa nel Cristo, in stato di grazia con Dio, è davvero capace di riempire il cuore dell’uomo. Non è forse questa esultanza profonda che dà un accento sconvolgente al “Mémorial” di Pascal: “Gioia, gioia, gioia, pianti di gioia”?».
E dedicando una attenzione particolare alla gioia e alla speranza da coltivare nel cuore dei giovani, egli afferma:
«Invitiamo voi giovani cristiani del nostro tempo, promessa della Chiesa di domani, a rendervi attenti ai richiami interiori che vi pervengono. Vi stimoliamo ad elevare il vostro sguardo, il vostro cuore, le vostre fresche energie verso le altezze, ad affrontare lo sforzo delle ascensioni dello Spirito».
Come non riconoscere in queste parole di Papa Montini, l’intuizione di Sant’Agostino, per cui la vera gioia è frutto della ricerca della Verità? «La Verità si dona a chi l’ama tanto, da cercarla tenacemente» (S. Agostino, Confessioni, libro X, 23).
Qui nasce l’augurio e l’auspicio: possano queste pagine divenire stimolo e provocazione per camminare lungo i sentieri dello Spirito Santo, nella scoperta di una esperienza profonda di umanità semplice e veritiera, nella gioia dirompente del cercare e del donare.