N.05
Settembre/Ottobre 2013

Il caso Kerenes

 

https://www.comingsoon.it/film/il-caso-kerenes/49907/video/

 

Orso d’oro e Premio della critica internazionale a Berlino 2013.

Il regista – Nato nel 1975 a Petrosani, nel cuore della Romania, ma per dieci anni vissuto in Germania con la famiglia, Calin Peter Netzer sta diventando, assieme a Cristian Mungiu, Cristi Puiu e Corneliu Porumboiu, uno dei principali rappresentanti della nuova cinematografia romena. Col suo film d’esordio, Maria (2003), ha vinto il Premio speciale della giuria al Festival di Locarno; con l’opera seconda Medaglia d’onore (2009) ha riscosso notevoli consensi; con quest’ultima opera ha trionfato al Festival di Berlino.

La vicenda – Cornelia è una perfetta rappresentante dell’alta borghesia romena ed ha un rapporto viscerale e possessivo nei confronti dell’unico figlio, il trentenne Barbu. Quando viene a sapere che in un incidente automobilistico Barbu ha ucciso un ragazzino quattordicenne di etnia Rom, la donna si mette subito in moto per cercare, tramite le conoscenze altolocate e i soldi che non le mancano, di evitare al figlio il processo e la probabile condanna per omicidio colposo. Ma la tragedia diventerà anche l’occasione per chiarire – seppur drammaticamente – i suoi rapporti con il figlio e la di lui compagna, Carmen, e di confrontarsi con la famiglia

 

Il racconto – Va subito notato che il titolo italiano del film è piuttosto fuorviante, in quanto sottolinea l’aspetto burocratico-poliziesco, mentre il titolo originale (Child’s Pose, denominazione internazionale di Pozitia copilului) indica la posizione del feto nel grembo materno e fa riferimento a una celebre postura della pratica yoga. Interessante la dichiarazione del regista a questo proposito: «Vuole suggerire che Barbu, il figlio, nonostante si atteggi ad adulto, resta sempre un bambino. Ed è vittima di questa situazione». La struttura del film è lineare e si articola in una serie di grossi blocchi narrativi che si succedono in ordine cronologico.

 

Prima parte

Va dall’inizio del film fino alla notizia dell’incidente. È soprattutto volta a mettere in luce le caratteristiche della protagonista, Cornelia, e il complesso rapporto che la lega al figlio.

– Nella prima sequenza, con la macchina a mano che si muove nervosamente e con uno stile quasi documentaristico, il regista presenta Cornelia che si sta lamentando con la sorella per il comportamento di Barbu: «Mi vergogno a dirti quello che mi ha detto. Volevo solo averlo accanto per il mio compleanno. Se fosse per lui non chiamerebbe mai, e oggi mi ha buttato fuori dalla macchina. Guarda che livido mi ha fatto sul braccio. Da tre anni, da quando si è messo con quella, lei lo domina; lo tiene in pugno come un topolino

ammaestrato». Risulta evidente, da un lato, l’amore possessivo della madre per Barbu e la sua gelosia nei confronti di Carmen e, dall’altro, l’atteggiamento di rifiuto da parte del figlio che si manifesta con violenza verbale ed anche fisica.

La sorella di Cornelia cerca di mediare: «Lascialo in pace, così lo terrorizzi e ti fai del male anche tu (…) Che vuoi che ti dica, Cornelia, sono i soliti problemi della vita. Te l’avevo detto che era meglio farne due di figli: almeno adesso potresti scegliere». Durante la conversazione tra le due donne emerge un altro elemento importante dal punto di vista tematico: la sorella di Cornelia risponde al telefono e, parlando con una persona, accenna all’opportunità di preparare una “bustarella”. Viene già anticipato il tema della corruzione

che caratterizza una certa società e, in modo particolare, una certa classe sociale.

– I festeggiamenti per il compleanno di Cornelia diventano occasione per mettere in luce l’ambiente borghese e mondano cui la protagonista appartiene. Sono presenti personaggi importanti della politica e della cultura. Si fanno i brindisi, i pettegolezzi, le chiacchiere vuote. È il trionfo del perbenismo e dell’ipocrisia (Cornelia, per giustificare l’assenza di Barbu, dice che proprio non è potuto venire). Poi c’è il ballo, in cui Cornelia si esibisce (la canzone è Meravigliosa creatura di Gianna Nannini) cercando l’ammirazione da parte dei presenti.

– Vediamo poi Cornelia a colloquio con la colf che è stata a riordinare l’appartamento di Barbu. Con fare suadente e confidenziale la protagonista cerca di ottenere informazioni sul figlio. Viene a sapere che Barbu ospiterà la figlioletta di Carmen, rinunciando al suo studio (commento: «Eh già, se l’è messo da solo il cappio»). Vuole sapere che libri sta leggendo il figlio e constata amaramente che non legge quelli che lei gli aveva regalato. Infine regala un paio di scarpe seminuove alla colf, quasi per ringraziarla delle informazioni

(peccato che non le vadano bene).

– Cornelia sta assistendo ad un’opera lirica. Improvvisamente appare la sorella che la chiama. Attraversando la scena, Cornelia si avvicina alla sorella che l’informa dell’incidente di Barbu: «Ha investito un bambino con la macchina e l’ha ucciso». Un primo piano della protagonista mette in risalto tutta la sua angoscia e il suo dolore. La sua prima reazione è quella di telefonare al figlio, ma non ottiene risposta.

 

Seconda parte

– Cornelia monta in macchina con la sorella per recarsi alla stazione di polizia dove Barbu è stato portato. La sorella la informa dell’accaduto: «Non aveva bevuto. È successo fuori dal centro abitato, subito fuori Bucarest, davanti a un benzinaio. Credo che stesse superando un’altra macchina; all’improvviso sono sbucate delle persone che cercavano di attraversare. Lui ha tentato di evitarle e ha preso in pieno il piccolo». La prima preoccupazione però è quella di contattare delle persone che contano e che possano in qualche modo influire positivamente sulle indagini e sull’eventuale processo.

– Le due donne si recano prima nel luogo dov’è avvenuto l’incidente e dove trovano alcuni individui che inveiscono contro di loro (in modo particolare lo zio della vittima). Poi vanno alla stazione di polizia. Cornelia è sempre attaccata al telefono per ricevere indicazioni su come comportarsi. Vorrebbe vedere il figlio, ma i poliziotti la fanno attendere: c’è anche la famiglia della vittima che sta aspettando. Finalmente la fanno entrare provocando la reazione del padre del ragazzo ucciso. E finalmente, per la prima volta, vediamo Barbu che appare in uno stato confusionale. La donna, con grande determinazione, litiga con i poliziotti (un uomo e una donna): dice che suo figlio ha diritto ad un avvocato; vuole leggere la dichiarazione che il figlio sta per firmare. I poliziotti capiscono che la donna «è informata e anche molto appoggiata con amici influenti». Cornelia li accusa: «State qui come iene a cercare di sbranare mio figlio. Credete che volesse investire qualcuno con la macchina? Mettetevi al suo posto». La donna poliziotto risponde: «Perché non si mette lei al posto di quel povero bambino?». Infine Cornelia, dopo aver letto la dichiarazione del figlio che affermava di essere andato alla velocità di 140 chilometri all’ora, con grande energia lo obbliga a correggere e a scrivere 110.

– La scena si sposta all’ospedale dove Barbu viene sottoposto all’alcol test. Barbu, che ha lasciato il cellulare in macchina (ora sotto sequestro), chiede alla madre di prestargli il suo per avvisare Carmen. Poi gli viene effettuato il prelievo di sangue (e qui si manifestano i suoi complessi, tra cui quello del terrore nei confronti dei virus). Nel frattempo Cornelia telefona al marito, che è medico, e si lamenta con lui per il comportamento della polizia.

– Finalmente a casa, Cornelia si prende cura del figlio che è stato picchiato «da alcuni scalmanati» e, con una pomata, gli fa dei massaggi alla schiena. Le immagini si soffermano nel descrivere quella casa bella e ben arredata, così come prima avevano indugiato nel mostrare le belle pellicce che indossavano le due donne. Con il marito, indifferente e succube, Cornelia parla del perito da nominare e del testimone oculare da contattare. La sua strategia è chiara: prima agire sulle prove (la velocità troppo alta), poi nominare un perito non ostile, infine contattare la famiglia della vittima («Però non subito; lasciamo aspettare un po’ di tempo prima»).

– Cornelia torna alla stazione di polizia e, di nascosto, riesce a prelevare il cellulare del figlio rimasto nella macchina. Poi si confronta ancora con i poliziotti, che nel frattempo si sono resi conto con chi hanno a che fare e si dimostrano più disponibili. Parlano del perito da nominare, della necessità che il testimone dichiari una velocità più ridotta, dell’opportunità di partecipare al funerale del ragazzo. Il poliziotto addirittura approfitta della situazione e del fatto che Cornelia sia un architetto per chiedere un favore per dei suoi parenti che hanno dei problemi edilizi («Insieme possiamo trovare una formula»).

– Cornelia, che di nascosto aveva preso le chiavi di casa di Barbu, si reca nell’appartamento del figlio e spia tra le sue cose. Poi prende alcuni oggetti e li porta a casa sua, perché suo figlio possa rimanere a dormire da lei. Poi telefona al testimone per fissare un appuntamento.

– Ritornata a casa, dove c’è anche Carmen, Cornelia afferma di aver risolto un bel po’ di cose. Ma poi scoppia un violento litigio. Cornelia chiede al figlio di andare a parlare con il testimone, ma Barbu reagisce violentemente: «Voi siete tanto bravi a intrallazzare: che bisogno avete di me? Non posso incontrarlo nello stato d’animo in cui mi trovo. Proprio non posso. È un ricatto: vorrà che gli diamo dei soldi». Di fronte alle insistenze dei genitori, che fanno presente anche la necessità di farsi vivo con i genitori della vittima, Barbu esplode: «Lasciatemi in pace, basta. Non chiamate più nessuno, non chiedete più favori, faccio da solo». Poi rivuole le chiavi di casa che la madre gli aveva sottratto e se ne va, nonostante gli inviti di Cornelia a rimanere a dormire da lei. Se ne va con Carmen, non prima però di aver offeso la madre e di aver rivolto parole di disprezzo per il padre: «Ti ha ridotto a uno straccio, papà. Ormai ci pulisce il pavimento con te».

 

Terza parte

Da questo momento, la tattica di Cornelia inizia a cambiare. Dapprima si reca a casa del figlio, ma non le viene aperto. Poi si incontra da sola con il testimone con il quale ha una schermaglia, ma con il quale riesce finalmente a stabilire un accordo.

– Si reca poi da Carmen con la quale dà vita ad un rapporto nuovo. Si capisce che ciò fa parte della sua nuova strategia: cercare un’alleata per convincere il figlio ad andare a trovare la famiglia della vittima. Ma nello stesso tempo diventa un modo per superare i pregiudizi nei confronti di Carmen e per conoscere aspetti nuovi della personalità di Barbu. È significativo che Cornelia vada da Carmen con dei fiori in occasione dell’8 marzo e le faccia delle domande sulla figlioletta che dovrebbe andare a vivere lì da lei. Poi, con molto realismo, afferma: «Siamo due donne che hanno fatto qualche esperienza nella vita. Questo ci dovrebbe unire, perché abbiamo qualche cosa in comune. Se noi due riusciamo a comunicare, se noi due ci intendiamo,

sta sicura che anche Barbu starà bene». C’è poi il momento delle confidenze, anche le più intime, attraverso le quali Cornelia viene a sapere delle abitudini sessuali del figlio, della sua ossessione nei confronti delle malattie, del suo terrore di avere un figlio da Carmen, della sua ambiguità: «Barbu non ha mai il coraggio di dire quello che vuole; non so da che cosa gli viene questa vigliaccheria».

– È ora il momento della verità nel suo rapporto col figlio che è stato convinto da Carmen a recarsi a trovare la famiglia della vittima. Barbu ha finalmente la forza di ribellarsi alla madre in un colloquio drammatico, ma necessario. Barbu accusa la madre di non cambiare mai e, di fronte alla domanda della donna: «Che cosa dovrei cambiare? Perché non me lo spieghi chiaramente invece di trattarmi sempre in questa maniera?», risponde: «Tanto non potresti capire. Voglio solo che accetti quello che sto per dirti: se io

e te continuiamo così non concludiamo niente». La madre ribatte: «Accetto sempre tutto da te; accetto anche che tu non mi abbia mai voluto bene. Voglio solo che tu mi rispetti, nient’altro. Hai il dovere di rispettarmi». E allora Barbu pone le sue condizioni: «Lascia che ti chiami io ogni volta che voglio sapere come stai, così potrò dimostrarti il mio rispetto; lascia che sia io a fare il primo passo; lascia che sia io a cercarti (…) Ho la mia vita e i miei problemi, per colpa vostra o soltanto per colpa tua: non ha importanza. Ti faccio una proposta: prendere o lasciare. O mi lasci libero di cercarti solamente quando ne ho voglia o sparisco». Il colloquio si conclude con l’amara e patetica considerazione da parte di Cornelia: «Tanti alla mia età hanno un rapporto normale con il proprio figlio. Perché i genitori si realizzano attraverso i figli. Tutto quello che non hanno ottenuto dalla vita lo pretendono per loro».

– L’ultimo episodio del film si riferisce alla visita che Cornelia, Carmen e Barbu fanno alla famiglia del ragazzo ucciso. Barbu non ha il coraggio di uscire dalla macchina e allora entrano solo le due donne. E qui è possibile notare una vera e propria evoluzione della protagonista che, di fronte a quei genitori affranti dal dolore ma ricchi di dignità, sembra entrare in una nuova dimensione, più vera, più profonda, più autentica. Cornelia entra e, come le aveva suggerito Carmen, saluta con l’espressione: «Che il Signore vi protegga». Poi, dopo aver superato un certo imbarazzo («Vorrei chiedere perdono, ma non so che cosa dire, non trovo le parole»), di fronte alle dure parole del padre del ragazzo («Qualunque cosa dica non ce lo può restituire»), Cornelia si lascia andare ad una commozione che sembra veramente sincera: «Quando sono venuti a dirmi: tuo figlio ha avuto un incidente, è stato come se mi crollasse il mondo addosso. E non si può paragonare quello che ho provato con quello che state passando voi adesso. Non si può paragonare». Finalmente Cornelia comprende il dolore di quelle persone e quasi ne partecipa. Infine, piangendo, chiede: «La prego, signora, mio figlio è sconvolto per quello che ha fatto. Non lo rovinate, per pietà. Lui non voleva, lo perdoni. Ha un animo sensibile e buono». Poi estrae la busta con i soldi che aveva preparato. Ma questa volta quei soldi non hanno il sapore della corruzione, ma di un sincero desiderio di aiutare quelle persone che hanno perso la cosa per loro più cara.

 

Epilogo – Cornelia sale in macchina, piangendo. Improvvisamente Barbu, che sembra paralizzato dalla paura, vede il padre del ragazzo e decide di scendere dalla macchina. I due uomini (ripresi dall’interno della macchina, attraverso il lunotto posteriore o attraverso lo specchietto retrovisore) sono uno di fronte all’altro. Ad un certo punto scatta un gesto di umanità e di comprensione: istintivamente si allungano la mano e si toccano. Poi Barbu risale in macchina, commosso, e Cornelia mette in moto. Sui titoli di coda s’ode ancora la canzone Meravigliosa creatura di Gianna Nannini.

 

Significazione – Cornelia appartiene ad un mondo inautentico, falso, formalista, ipocrita e corrotto. Ha un rapporto viscerale con il figlio che è rimasto praticamente allo stato infantile. Quando viene a sapere della tragedia accaduta al figlio, mette in atto tutte le strategie per cercare, con mezzi leciti o illeciti, di salvarlo dal processo e dalla galera. Ma la tragedia («Nessuno è veramente colpevole, eppure questa disgrazia è successa», dice ad un certo punto Cornelia) diventa anche l’occasione che obbliga ad un percorso di chiarificazione, di verità, di umanizzazione. Doloroso e drammatico, ma necessario per crescere e maturare.

 

Idea centrale – Il personaggio di Cornelia non è solo emblematico della società romena ad un certo stadio del suo sviluppo, ma, più in generale, di un mondo inautentico, egoistico, basato sui privilegi. Ma la tragedia mette tutto in discussione e obbliga a scoprire i veri valori. Pertanto l’idea centrale potrebbe essere espressa in questi termini: le vicende dolorose della vita possono diventare occasione per passare da un mondo superficiale e vuoto ad uno più profondo e ricco in termini di autentica umanità.