Inondati di stupore e di luce
Mi affido a tre parole per sintetizzare la profonda esperienza del Seminario sull’accompagnamento spirituale cogliendo la freschezza e la forza della figura di Madeleine Delbrêl.
Strada – È il 1933 quando Madeleine si trasferisce a Ivry-sur-Seine, all’estrema periferia di Parigi, chiamata “la città delle 300 fabbriche”, un crogiuolo di tensioni, rivendicazioni salariali, lotte operaie, scontri sociali ed ideologici. In questa realtà lei si immerge, insieme alle due capo scout che hanno accettato di fare vita comune con lei, scoprendo tutte le contraddizioni e le fragilità di quel quartiere, autentica roccaforte del marxismo, in cui non è facile testimoniare il Vangelo, anche perché molti dei proprietari delle 310 fabbriche della città sono cattolici che versano somme ingenti per la costruzione delle due nuove chiese, mentre ignorano deliberatamente la miseria dei 43 mila operai delle loro fabbriche. In questo clima ostile al cristianesimo Madeleine proclama che la strada, cioè quel pezzetto di mondo in cui Dio di volta in volta ci manda, è il luogo della santità, come lo è il monastero per le persone consacrate. È la vocazione specifica della gente qualunque, in un luogo qualunque, in una comunità qualunque, che svolge un lavoro qualunque, assieme ad altri uomini e donne qualunque e che, tuttavia, si tuffa in Dio con lo stesso movimento con cui si immerge nel mondo.
L’accompagnamento spirituale è il cammino della quotidianità, la via dell’ascolto feriale, la strada lungo la quale trovare qualcuno che ti fa compagnia e cammina con te. Questo è il nostro servizio, il nostro impegno, il nostro dono vocazionale da offrire.
Abbagliamento – Essere abbagliati significa sia rimanere accecati, sia essere totalmente intrisi di luce, come Mosè che scende dal Sinai, dopo il suo incontro con Dio. Madeleine, la ragazza diciassettenne che aveva formulato in maniera durissima e consequenziale il suo ateismo, diviene una ventenne costretta a compiere un percorso inaspettato. Prima guardava il mondo convinta che tutto dimostrasse la non esistenza di Dio e, se si faceva qualche domanda, suonava così: «Come si conferma l’inesistenza di Dio?»; poi la domanda diventa: «Dio potrebbe forse esistere?».
Ma capisce di conseguenza che, se cambia la domanda, deve cambiare anche il suo atteggiamento interiore: «Scelsi quel che mi sembrava tradurre meglio il mio cambiamento di prospettiva: decisi di pregare!». Madeleine non prega perché si è convertita, prega perché quello è l’unico atteggiamento possibile ed onesto, una volta accettata l’ipotesi che Dio potrebbe esistere. Il suo sì non è il risultato di una convinzione acquisita, ma il regalo anticipato a un Dio che, se esiste, è Tutto. E il Tutto merita tutto! E non prega solo cinque minuti, ma affonda nella preghiera; lo fa in ginocchio, perché vuole essere sicura di farlo realmente, anche col corpo e non soltanto con le idee. Si è gettata in Lui e si è trovata immersa nella luce. Sarà lei ad usare il termine “abbagliamento” e dirà: «Leggendo e riflettendo, ho trovato Dio; ma pregando ho creduto che Dio mi trovasse, e che Egli è la verità vivente che si può amare come si ama una persona».
Stupore – L’anno vocazionale in corso è legato alla consapevolezza di un profondo senso dello stupore nell’essere… “Toccati dalla Bellezza”. La preghiera di Madeleine è colma di stupore e riecheggia le parole di Sant’Agostino: «Tu vivevi e io non ne sapevo niente. Avevi fatto il mio cuore a tua misura, la mia vita per durare quanto Te e, poiché non eri presente, il mondo intero mi appariva piccolo e stupido e il destino degli uomini insulso e cattivo. Ma, quando ho saputo che vivevi, ti ho ringraziato d’avermi fatto vivere, ti ho ringraziato per la vita del mondo intero».
Vorremmo anche noi, nella notte, entrare con lei nel bar “Chiaro di luna”: «Tu ci hai condotto qui stanotte. Tu hai voluto incontrare, attraverso le nostre povere sembianze, attraverso il nostro miope sguardo, attraverso i nostri cuori che non sanno amare, tutte queste persone venute ad ammazzare il tempo… e sentiamo il nostro labile amore aprirsi in noi come una rosa espansa, approfondirsi come un rifugio immenso e dolce per tutte queste persone, la cui vita palpita intorno a noi. Noi siamo diventati la cerniera di carne, la cerniera di grazia, che lo costringe a ruotare su di sé e ad orientarsi, suo malgrado, e in piena notte verso il Padre di ogni vita» (M. Delbrêl, Il piccolo monaco).