Discernere, vegliare, scegliere
Discernere, separare, vagliare, distinguere, scegliere sono parole che descrivono l’opera di Dio che fin dal principio fa luce, lascia emergere perché si possa riconoscere la terra buona sulla quale piantare il giardino della creazione; è la stessa opera di Gesù che cerca, in ogni persona che incontra, lo spazio nel quale innestare la sua Parola (Gv 4). «L’epoca in cui viviamo ci chiede di sviluppare una profonda capacità di discernere; discernere tra tutte le voci, quale sia quella del Signore, quale sia la sua voce, che ci porta alla Resurrezione, alla Vita e la voce che ci libera dal cadere nella ‘cultura della morte’. Abbiamo bisogno di ‘leggere da dentro’ ciò che il Signore ci chiede per vivere nell’amore ed essere continuatori di questa sua missione d’amore» (Papa Francesco, Videomessaggio del 2 marzo 2018).
Riconoscere, interpretare, scegliere sono i tre verbi che in Evangelii Gaudium riassumono l’essenza del discernimento vocazionale e che sono diventati la struttura portante del Documento preparatorio dell’ormai sempre più prossimo Sinodo dei Vescovi. In questo numero della rivista li abbiamo voluti declinare secondo tre sostantivi che ne sottolineano alcuni aspetti: lo stupore, la pazienza, il coraggio.
Il ‘riconoscere’ «è il tempo della memoria, non solo intellettuale ma anche ‘affettiva’» è imparare «la consapevolezza di quanto accade dentro di noi e attorno a noi» (Dal Molin) è domandarsi senza giudizio, semplicemente entrando in contatto. È il tempo della superficie, del lasciar emergere – come accade in ogni accompagnamento spirituale – al quale succede il tempo paziente dell’interpretazione: ‘che cos’è questo, che accade? Che senso ha questa esperienza, che cosa mi racconta questo incontro?
«La pazienza è custodia del passo che basta ed ha il sapore profondo della maternità» (Mascheretti). Si tratta di far emergere e di dare un volto alle cose, metterle al mondo, riconoscere se sono parole di vita o esperienze di morte, se sono bene o male per me non soltanto in assoluto ma se lo sono per me, in questo tempo della mia esistenza. Il discernimento – insegna la tradizione ignaziana – non si fa tra il bene e il male ma tra il bene e il meglio. Che cosa è meglio per me, quale la scelta migliore da compiere? Qual è la mia vocazione, quale la mia missione? Una volta intuita, ogni singola scelta ha bisogno di coraggio.
Cor-agere, agire con il cuore, lungi dall’essere un invito alla superficialità è, al contrario, lo stimolo a decidere partendo dal nucleo centrale della propria identità laddove, nella verità più profonda di sé, c’è il riferimento a Dio. «Il coraggio di scegliere chi ci ama si concretizza in uscita, verso due trascendenti personali: Dio [stesso] nell’adorazione e il prossimo, nel servizio» (Fares). Che cosa fare? Dove sta il bene? A che cosa lo Spirito e la Parola del Padre ci stanno invitando in questo tempo, quali orizzonti nuovi ci stanno spingendo a guardare, di quali radici prendersi cura, quali rami sono seccati e quali è lui stesso a potare? Riconoscere con stupore la sua opera, interpretare con pazienza le direzioni da intraprendere con coraggio. Preghiamo insieme perché tutta la Chiesa riconosca l’urgenza della formazione al discernimento spirituale, sul piano personale e comunitario» (Papa Francesco, Videomessaggio, 2 marzo 2018).