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Dio esiste, io l’ho incontrato

Un ragazzo francese, giornalista, che si definisce ateo insieme alla sua famiglia, non interessato alle “cose di religione”, in un pomeriggio qualunque farà un incontro che gli cambierà la vita. Incontra Cristo, nel Santissimo Sacramento, in una cappella di Parigi e da quell’incontro sconvolgente e disarmante non potrà più negare l’esistenza di Dio perché lui l’ha incontrato, ha incontrato la Verità che è qualcuno, è Gesù Cristo.

Questa è la storia vera di André Frossard di cui riportiamo qui un breve testo tratto dal suo libro.

 

«Mia nonna era ebrea, mia madre protestante, mio padre non era battezzato. In casa nostra non si sfiorava neppure per sbaglio l’argomento ‘religione’. Eravamo degli atei perfetti, di quelli che non si pongono più interrogativi sul loro ateismo. Gli ultimi anticlericali che si scagliavano ancora contro la religione nelle riunioni pubbliche ci parevano patetici ed un po’ ridicoli, quali lo sarebbero degli storici che si impegnassero a confutare la favola di Cappuccetto Rosso. Ora, si dà il fatto che io conosca, per un caso straordinario, la verità sulla più dibattuta delle cause e sul più antico dei problemi: Dio esiste. E io l’ho incontrato!

 

L’ho incontrato per combinazione – dovrei proprio dire: per caso, se il caso avesse qualcosa a che fare in questa sorta di avventura. Un momento di stupore che dura ancora. Non mi sono mai abituato all’esistenza di Dio. È l’8 luglio, una magnifica estate. Per la sera ho un appuntamento con una tedeschina bionda. Non credo a niente. A ogni modo, se credessi all’esistenza di una verità, i preti sarebbero gli ultimi ai quali andrei a chiederla. Non provo infine alcuna curiosità per le cose di religione che ritengo di un’altra epoca. Entrato alle 17.10 in una cappella del quartiere latino di Parigi, per cercarvi un amico, ne sono uscito alle 17.15 in compagnia di una amicizia che non era di questa terra. Entratovi scettico ed ateo, indifferente e preoccupato di ben altre cose che di un Dio che non pensavo neppure più a negare. In piedi accanto alla porta, cerco con gli occhi il mio amico, ma non riesco a riconoscerlo. La parte più interna dell’edificio è occupata da un gruppo di religiose, con la testa coperta da un velo nero, che formano come ordinate file di uccellini annidati nelle nicchie di legno. Esse appartengono ad uno di quegli ordini contemplativi che hanno scelto la clausura per renderci liberi, l’oscurità perché abbiamo la luce; uno di quegli ordini che la morale materialistica giudica che non servano a niente. Esse recitano una specie di preghiera sottovoce… Il mio sguardo passa dall’ombra alla luce… dai fedeli alle religiose all’altare poi si ferma sulla seconda candela che brucia a sinistra della Croce (ignoro di trovarmi di fronte al Santissimo Sacramento). E allora d’improvviso si scatena la serie di prodigi la cui inesorabile violenza smantellerà l’essere assurdo che sono, per far nascere il ragazzo stupefatto che non sono mai stato. Dapprima mi vengono suggerite queste parole “Vita Spirituale”, come se fossero pronunciate accanto a me sottovoce, poi (come) una grande luce (interiore), un mondo, un altro mondo d’uno splendore e di una densità che rimandano di colpo il nostro mondo tra le ombre fragili dei sogni irrealizzati.

 

C’è un ordine nell’universo ed alla sommità, al di là di questo velo di nebbia, l’evidenza di Dio, colui che i cristiani chiamano “padre nostro” del quale sento tutta la dolcezza: una dolcezza attiva, sconvolgente, al di là di ogni violenza, capace di infrangere la pietra più dura e, più duro della pietra, il cuore umano. La sua irruzione straripante, totale, s’accompagna con una gioia che è l’esultanza del salvato, la gioia del naufrago raccolto in tempo. Tutto è dominato dalla presenza di Colui del quale non potrò mai più scrivere il nome senza timore di ferire la sua tenerezza, Colui davanti al quale ho la fortuna di essere un figlio perdonato che si sveglia per imparare che tutto è dono. Dio esisteva ed era presente, rivelato, mascherato ad un tempo da quella delegazione di luce che senza discorsi né figure dava tutto alla comprensione e all’amore. Una cosa sola mi sorprende: l’Eucaristia; non che mi sembrasse incredibile, ma mi stupiva che la carità divina avesse trovato questo metodo inaudito per comunicarsi, e soprattutto che avesse scelto per farlo il pane, che è l’alimento del povero e il cibo preferito dei ragazzi. Non ho fede in Dio: io l’ho veduto. La Verità è qualcuno, è Gesù Cristo. Che ci posso fare se il Cattolicesimo è vero, se questa Verità è Cristo che vuole essere incontrato? Siamo noi che abbiamo perso la passione di convincere, di testimoniare, di convertire!».

 

(A. Frossard, Dio esiste. Io l’ho incontrato, pp. 10-11.139-145)