N.02
2019 Marzo/Aprile

“… la condurrò nel deserto”

Facce incollate agli smartphone, orecchie che indossano auricolari, occhi che cercano parole e immagini su schermi che scorrono. Il nostro tempo, le nostre giornate, fatte di messaggi e connessioni, di risposte istantanee e ricerche da tastiera. Adulti e giovani, laici, sacerdoti e consacrati, tutti abbiamo bisogno di un Volto per vivere, tutti siamo cercati da un Amore, ma nel rumore di oggi, come lo sentiremo? Come rimanere liberi quando le reti sociali rischiano di intrappolarci come una ‘ragnatela’? Papa Francesco, nell’ultimo messaggio in occasione della giornata delle comunicazioni sociali, avverte che i giovani rischiano di pensare che ‘la rete’ possa esaudire il bisogno di relazioni e trasformarsi in ‘eremiti sociali’. Per ridonarci relazioni autentiche e sfuggire a questo rischio, riteniamo che proprio l’esperienza del ‘deserto’ possa essere occasione per assaporare ciò che davvero riempie il cuore e far risuonare la chiamata di Dio. A Cuneo il Movimento Contemplativo Missionario P. De Focault, ha formulato da anni una proposta di ‘deserto’ per singoli o gruppi di età differenti. “Cosa mi rende veramente felice?”, proprio questa la domanda che nasce nel cuore dei giovani dopo aver trascorso una giornata in silenzio, così ci dice sorella Cristina, membro della comunità fondata nel 1951 da don Andrea Gasparino. Rallentare, fermarsi, scendere nell’interiorità non è una alienazione, ma una esigenza, una sete, che insegna, educa all’ascolto profondo, a riconoscere Dio vicino, là dove si vive. In cosa consiste, dunque, la proposta della ‘Città dei ragazzi’? Silenzio, Parola, lavoro manuale, colloqui personali, condivisione. Elementi semplici, uniti da quell’ingrediente fondamentale che è la gradualità. Passo dopo passo, le persone vengono introdotte, accompagnate, personalmente o in gruppo, al silenzio e alla preghiera, e la paura della solitudine lascia spazio, poco a poco, ad una profonda conoscenza di sé, alla familiarità con una Voce che è come un sussurro. Non ce lo aspetteremmo forse, ma i più assidui frequentatori di questi luoghi sono proprio i giovani. Ce lo dice sr. Maria Maddalena dell’Abbazia Mater Ecclesiae sull’isola di San Giulio del Lago d’Orta: “Le persone che arrivano angosciate per i tanti bisogni che le assillano, ripartono confortate. Il deserto non è un luogo – aggiunge – è mettersi in silenzio davanti a Dio”.

Un’esperienza per tutti, una tappa nel cammino, come per Israele… è il deserto a far fiorire la Vita.