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La direzione verso cui muoversi

Parliamo spesso di discernimento vocazionale, ma durante tutta la nostra vita ci troviamo di fronte a scelte da compiere (Dt 30,15). La possibilità di cogliere quale sia la volontà di Dio e riconoscere il bene da compiere è una dinamica che riguarda tutta la vocazione, non solamente il suo inizio.
Silvano Fausti ne parla nel libro Occasione o tentazione?, di cui offriamo alcuni stralci dell’introduzione.

 

“Gli antichi ritenevano che ciascuno nascesse con una sua stella, che con lui si spegneva. Quella di personaggi importanti era una cometa, con coda adeguata! L’uomo da sempre ha cercato di vedere negli astri l’indicazione della traccia che lo portasse a destinazione. Egli infatti abita sempre altrove, ovunque “straniero” (A. Camus), perché estraneo a sé, fino a quando non dimora là dove è nato.

Ma, contemplando il cielo, non ha perso la terra. Al contrario, ha potuto orientarsi e muoversi su di essa in modo sensato, rendendo abile e bella. Lo sguardo verso l’alto ha generato in basso la poesia e l’astronomia, la misura del tempo e dello spazio, la danza e la musica, la liturgia e la matematica. Le cose belle e buone, per i mortali, sono figlie del cielo, stelle fiorite sulla terra. Scienza e arte, filosofia e religione, tutta la cultura viene dalla contemplazione del cielo, riflesso sulla terra.

“Con-siderare”, stare-con-le-stelle, in cerca della propria, è l’origine del pensare e dell’agire umano. Solo quando uno ha trovato la propria stella, “de-sidera”, smette-di-considerare, perché sa la direzione verso cui muoversi.

L’uomo è un animale “eccentrico”: ha il suo centro fuori di sé, che lo sbilancia verso l’oggetto del suo desiderio. Solo lì vive, perché lì sta di casa. Uno abita dove ama, più che dove sta. Per questo continuamente su muove, per giungere là dove il suo cuore già dimora, perché non può vivere senza cuore. […] L’uomo non è ciò che è, ma ciò che non è ancora: diventa secondo ciò che desidera. Aperto a tutto, lui stesso, nella sua sovrana libertà, determina la sua natura. La sua esistenza è una lenta gestazione, fino a quando “nasce” secondo la natura che lui stesso ha stabilito. […] Distinguere tra il vocio che è dentro di noi, individuare e liberare “il canto più bello”, è l’arte delle arti: è il discernimento, che ci fa conoscere da dove vengono e verso dove vanno i vari moti del cuore. […] Nessuna legge mi può dire che scelta di vita devo fare. Solo il discernimento mi fa cogliere la volontà di Dio su di me, mi dice il mio vero nome, che solo io posso conoscere (Ap 2,17): mi dà l’incanto del suo canto per me, che sono io stesso. Il nome col quale egli mi chiama, e che io realizzo nella mia vita, è la mia “vocazione”; e sarà anche la mia “missione”, il mio rapporto all’altro che dice il mio nome.”

(Silvano Fausti, Occasione o tentazione?, Ancora, 1997, pp. 15-16.18-19.24.26-27).