La marcia dell’uomo verso la luce
Riportiamo una parte dell’omelia del Papa San Paolo VI alla Santa Messa ai giovani dell’Australia, tenutasi a Sydney il 2 dicembre 1970.
La scelta dell’uomo di stare con Cristo è scelta di stare con l’uomo e dalla parte dell’uomo. Dio ci salva come popolo – non come individui – e la fede è in stretta connessione con le scelte della vita e con la vita stessa.
Cristo “ha la capacità di fare avanzare verso il suo termine la storia umana e di salvare questo mondo dalla divisione e dal caos, conducendolo, con il concorso libero di ciascuno, verso il suo meraviglioso destino di regno di Dio”.
[…] La missione della Chiesa è nella esatta direzione di questa volontà del Cristo di andare verso ciascuno per schiuderlo nella sua profondità e secondo le sue ricchezze, per elevarlo e salvarlo, facendolo divenire figlio di Dio. Dal Cristo la Chiesa riceve questa virtù – al di sopra delle capacità di ogni società puramente umana – di essere la piena risposta alle vostre giovani anime, perché essa è «la giovinezza del mondo» (Appello del Concilio ai Giovani – 8 dicembre 1965), che si rinnova incessantemente, che offre a ogni nuova generazione, a ogni nuovo popolo la Buona Novella che li salva, attingendo dal tesoro infinito della parola di Dio la risposta alle situazioni più inedite.
Perciò la Chiesa viene a voi senza complessi. Essa sa i valori di cui siete portatori, quelli del vostro numero, quelli del vostro slancio verso l’avvenire, quelli della vostra sete di giustizia e di verità e della vostra avversione per l’odio e per la sua peggiore espressione che è la guerra, persino quelli del rigetto degli elementi caduchi della moderna civiltà. Dio li ha messi in voi per rispondere con un atteggiamento nuovo a una situazione nuova. Colui che ha creato la vita, colui che, con la sua Incarnazione, ha voluto essere in tutto partecipe della nostra condizione umana, eccetto che nel peccato, ha pure la capacità di fare avanzare verso il suo termine la storia umana e di salvare questo mondo dalla divisione e dal caos, conducendolo, con il concorso libero di ciascuno, verso il suo meraviglioso destino di regno di Dio.
C’è un’intima connessione, cari giovani, tra la vostra fede e la vostra vita. Proprio nell’insoddisfazione che vi tormenta, nella vostra critica di quella società – che oggi è giustamente chiamata società permissiva – c’è un elemento di luce.
In quella società, si verificano purtroppo ogni giorno più atti aggressivi, nuovi atteggiamenti e modelli di comportamento che non sono cristiani. Quando voi li denunciate e chiedete che la società li rigetti, sostituendoli con i valori autenticamente basati sulla vera giustizia, sulla vera sincerità, sulla vera rettitudine morale e sulla vera fratellanza, voi avete certo ragione. Avete non solo l’approvazione, ma il pieno appoggio della Chiesa.
Ma fate attenzione al modo in cui voi vi occupate di ciò e fate questo sforzo, perché, se vi ripiegate su voi stessi, se vi costituite giudici supremi della verità, se rigettate in blocco il passato, – cioè quel che i rappresentanti della stessa specie umana alla quale voi appartenete, fondamentalmente con le stesse doti e gli stessi difetti, si sono sforzati di edificare -, allora il mondo di domani non sarà sensibilmente migliore, anche se sarà differente, perché la radice del male non sarà stata estirpata: quella dell’orgoglio dell’uomo. «L’uomo – abbiamo detto nella Nostra Enciclica Populorum progressio – può organizzare la terra senza Dio, ma senza Dio egli in fondo non può che organizzarla contro l’uomo. L’umanesimo esclusivo è un umanesimo inumano» (Populorum progressio, 42).
Se, al contrario, voi accettate di andare incontro a colui che ha dato, più di ogni altro, la prova del suo amore per l’uomo, offrendosi sino alla morte per salvarlo, allora voi accenderete la fiamma dei vostri ideali al fuoco della sua divina carità, e parteciperete a questa marcia dell’uomo verso la luce: «perché non c’è sotto il cielo altro nome dato agli uomini che possa salvarli» (Act. 4, 12).
Questa è la vostra vocazione, cari Figli e Figlie. Ecco dove si colloca il vostro dovere. Bisogna scegliere. Per l’uomo con Gesù Cristo o contro l’uomo. Non si tratta di una scelta sentimentale e superficiale; si tratta della vostra vita e di quella degli altri.
Sta a voi, con l’aiuto dei vostri genitori, dei vostri educatori, dei vostri compagni, tra di voi, in seno alle organizzazioni adatte alla vostra età e alle vostre ricerche, approfondire questi doni della vostra fede. Non è infatti possibile che la vostra vita di adolescenti e di giovani si rischiari ancora dalla vostra fede di fanciulli.
D’altra parte non si tratta soltanto di voi; si tratta di tutti i vostri fratelli della comunità australiana; si tratta, al di là delle vostre frontiere, della salvezza del mondo. Dio non ci ha salvati isolatamente, ma perché noi formassimo un popolo compatto e pacifico. La felicità delle vostre anime, voi la troverete essenzialmente nel parteciparla ad altri. Gli appelli non mancano; vengono dal vostro ambiente, dai compagni che compiono gli stessi studi; vengono dalle vostre parrocchie, dai poveri, dai malati; vengono da oltre i mari del mondo che vi circonda e che cerca le ragioni supreme della vita. […]
(Paolo VI, Omelia alla Santa Messa ai giovani dell’Australia, Sydney, 2 dicembre 1970)