L’abisso era Dio
Può accadere di trovarsi davanti a Colui che da senso a tutta la nostra vita, in un momento preciso della propria storia, come se avessimo preso un appuntamento con la Grazia. Può accadere di essere attirati talmente tanto da quella Luce irresistibile da trovare la forza di fare scelte importanti o di prendere quella decisione che ci fa cambiare rotta e che, probabilmente, cambierà il corso della nostra vita.
In una parola: conversione, dal latino convèrtere, cambiare/volgere.
In questo brano Thomas Merton racconta la sua conversione e il momento preciso in cui la sua vita ha preso quella direzione che lo avrebbe condotto sulla via della felicità.
Era la funzione di una novena, forse un’Ora Santa, non lo so, ma stava per finire. Avevo appena trovato un posto e mi ero inginocchiato, quando intonarono il Tantum ergo […].
Fissai gli occhi sull’ostensorio, sulla candida Ostia.
E poi compresi all’improvviso che la mia vita si trovava di fronte a una crisi. Ben più di quel che potessi immaginare o capire o concepire dipendeva da una mia parola, da una mia decisione.
Io non avevo modellato la mia vita su questa situazione, non avevo costruito nulla in questo senso. Nulla era stato sino allora più lontano dal mio pensiero. E tanto più solenne era il fatto che fossi stato chiamato all’improvviso per rispondere a una domanda preparata non nel mio pensiero ma negli abissi infiniti di una Provvidenza eterna. Allora non lo compresi chiaramente, ma credo che in un certo senso fosse l’ultima occasione che mi sarebbe stata offerta. Se in quel momento avessi esitato o avessi opposto un rifiuto, che cosa sarebbe avvenuto di me?
Ma ora la via che portava alla terra nuova, alla terra promessa, la terra che non era come l’Egitto dove insistevo voler vivere, mi si apriva ancora davanti, e sentii istintivamente che sarebbe rimasta aperta per un momento soltanto.
Fu un attimo di crisi, ma di interrogazione; un momento di ricerca, ma anche di gioia. Mi ci volle quasi un minuto per raccogliere i pensieri sulla grazia che all’improvviso era sbocciata nel mio cuore, per adattare i deboli occhi del mio spirito alla sua luce insolita, e per quel momento tutta la mia vita rimase sospesa sull’orlo di un abisso di amore e di pace, l’abisso era Dio.
In un certo senso sarebbe stato un gesto cieco e irrevocabile gettarmi in quelle profondità. Ma se non lo facevo… Non occorreva neppure che mi voltassi a guardare quello che lasciavo. Non ero già abbastanza stanco di tutto?
E così ora mi trovavo dinanzi alla domanda: «Vuoi davvero diventare sacerdote? Se lo vuoi, dillo…»
[…] Guardai fisso l’Ostia; ora sapevo Chi fosse Colui che guardavo e dissi: «Sì, voglio diventare sacerdote, lo voglio con tutto il cuore. Se questa è la Tua volontà, fa’ di me un sacerdote, fa’ di me un sacerdote.»
Quando ebbi detto ciò, capii in parte quel che avevo fatto pronunciando quelle ultime parole, quale forza avevo messo in moto in mio favore, e quale unione era stata stipulata tra me e quella forza per la mia decisione.
Thomas Merton, La montagna dalle sette balze, Ed. Garzanti, pp. 304-305