Il coraggio delle madri
Il ritorno al cinema di Nanni Moretti con "Tre piani" dal romanzo di Eshkol Nevo. Famiglie in cerca di riconciliazione dove le donne-madri sono le leve della speranza.
Accolto con un lungo applauso al 74° Festival di Cannes il film “Tre piani” (2021) di Nanni Moretti è l’adattamento dell’omonimo romanzo dello scrittore israeliano Eshkol Nevo. Il regista indaga in maniera acuta e mai accomodante le inquietudini del nostro presente, scandagliando dimensione sociale, familiare ed esistenziale.
Anzitutto la storia. Roma oggi; in un quartiere borghese, di notte, una macchina si scaglia contro una palazzina di tre piani; durante l’impatto viene investita una donna. A guidare la vettura è il figlio ventenne di una coppia di giudici, Vittorio e Dora (Nanni Moretti, Margherita Buy), che dimorano all’ultimo piano. Da quella sera escono sconvolte e cambiate le tre famiglie del palazzo: oltre ai due giudici, alle prese con un figlio problematico, c’è la coppia di inquilini del primo piano in stallo per gli sbandamenti del padre trentenne, Lucio (Riccardo Scamarcio); poi ci sono Monica e Giorgio (Alba Rohrwacher, Adriano Giannini), nel piano intermedio, alle prese con le ansie legate al primo figlio.
Moretti costruisce il racconto su più livelli: anzitutto tre piani spaziali, ovvero gli interni del condominio; poi, tre snodi temporali, impostando la narrazione in tre capitoli (ogni cinque anni); infine, tre stati esistenziali, tratteggiando la condizione di ciascun personaggio. Il film procede dunque come giallo dell’anima: osserviamo le famiglie colte soprattutto nella prospettiva genitoriale, adulti chiamati a guardarsi allo specchio tra inadeguatezze, assenze o timori; un processo di cambiamento che passa dalla stasi alla crisi più bruciante, fino a lasciare trapelare un orizzonte di riscatto, laddove possibile.
Significativa è la figura di Dora, interpretata con grande espressività da Margherita Buy, una donna che, inizialmente, per troppo amore verso il marito, e anche per troppa soggezione, accetta di abdicare a se stessa e al ruolo di madre; una scelta che la farà cadere in una vertigine di sofferenza, dalla quale però si alzerà con il desiderio di ricomporre il proprio tessuto familiare. Dora è una madre che forse sbaglia, ma che non si arrende; è lei la figura che attiva un cammino di riparazione e di riconciliazione, perdonando se stessa e quel figlio dato per disperso.
“Tre piani” è un film intenso, rigoroso e dolente, capace di toccare le vette della tenerezza e della poesia grazie al personaggio cesellato dalla Buy. La Commissione nazionale valutazione film CEI ha riconosciuto ”Tre piani” consigliabile, problematico e adatto per dibattiti (www.cnvf.it).
Schermi paralleli. Altra storia di una madre che si adopera strenuamente per la propria famiglia è “Quo vadis, Aida?” (2020) di Jasmila Žbanić, in concorso a Venezia77 e candidato all’Oscar nel 2021. Raccontando il massacro di Srebrenica del 1995, la Žbanić dirige un’opera che aiuta a fare memoria del passato e nel contempo ci consegna un potente messaggio di ritorno alla vita nonostante la tragedia, dove si scorge anche il perdono.