N.01
Gennaio/Febbraio 2022

Chiamati a sognare alto

Accompagnare dalla notte al giorno

Proprio quando scende la notte e si avverte l’incertezza del cammino, l’oscurità è illuminata dalla sorpresa del sogno, dalla prospettiva di uno scenario dall’alto e dall’Altro. Nella stagione che alcuni psichiatri francesi hanno chiamato “l’epoca delle passioni tristi”[1], un tempo ammorbato dalla disillusione, dall’opacità del futuro e dalle strategie di ripiego fondate sull’utilitarismo e l’individualismo – anche a costo di gravi sofferenze psichiche – ciò che ci manca diventa la fonte del desiderio.

Anche per questo, in molte occasioni papa Francesco (come i suoi predecessori) si è rivolto ai giovani incoraggiandoli a sognare, ad uscire dalle secche della rassegnazione e della noia: «È necessario che non perdiate la capacità di sognare. Ricordatevi che nell’oggettività della vita deve entrare questa capacità di sognare e che chi non ha la capacità di sognare è rinchiuso in sé stesso. Aggiungerei ancora: chi non ha la capacità di sognare, è già andato in pensione»[2].

Risulta interessante considerare le condizioni che consentono l’emergere del sogno: per entrare nel sonno/sogno va accettata “la perdita di controllo”, occorre disarmarsi, avere fiducia nella notte e non temere la morte. Tutto ciò confligge con un approccio alla vita per cui il raggiungimento dei traguardi sembra dover sottostare esclusivamente alle regole della programmazione e dell’efficienza: dalla scuola al lavoro, dalla salute agli affetti ogni aspetto va puntualmente gestito per non rimanere indietro, per dimostrarsi performanti, per essere padroni del proprio destino.

 

Biblicamente, l’esperienza del sogno è figura del mistero di Dio che ispira la coscienza del credente per muoverlo a un passaggio di crescita, per rispondere a un appello di vita. Nel messaggio per la giornata mondiale di preghiera per le vocazioni del 2021, papa Francesco si riferisce a Giuseppe, “capace di sognare” perché allenato all’ascolto del Signore: «Che cos’era un sogno notturno per riporvi tanta fiducia?”. Per quanto anticamente vi si prestasse parecchia attenzione, era pur sempre poca cosa di fronte alla realtà concreta della vita. Eppure, San Giuseppe si lasciò guidare dai sogni senza esitare. Perché? Perché il suo cuore era orientato a Dio, era già disposto verso di Lui. Al suo vigile “orecchio interiore” bastava un piccolo cenno per riconoscerne la voce. Ciò vale anche per le nostre chiamate: Dio non ama rivelarsi in modo spettacolare, forzando la nostra libertà. Egli ci trasmette i suoi progetti con mitezza; non ci folgora con visioni splendenti, ma si rivolge con delicatezza alla nostra interiorità, facendosi intimo a noi e parlandoci attraverso i nostri pensieri e i nostri sentimenti. E così, come fece con San Giuseppe, ci propone traguardi alti e sorprendenti».

Per Giuseppe, ciascuno dei sogni si inserisce in una fase di tribolazione e turbamento: improvvisamente i piani saltano, si scompaginano le proprie convinzioni, si intraprendono nuove direzioni, si assumono scelte di responsabilità, per custodire la vita di Maria e di Gesù egli rimane in stato permanente di ascolto. Proprio la fedeltà all’ascolto rappresenta l’elemento di continuità che consente a Giuseppe di camminare secondo Dio, facendo del sogno una stella che orienta il cammino e non un programma rigido da realizzare. Giuseppe sceglie di sposare Maria e di diventare padre altrimenti da come poteva aver sognato, sperato prima di confrontarsi con la proposta di Dio. Il Vangelo di Luca documenta come da ciascuno dei quattro sogni derivi per Giuseppe la capacità di com-prendere, levarsi e agire uno spostamento. Il sogno dis-loca, attraversa la minaccia della perdita per accedere a nuove possibilità.

 

 

Accompagnare un giovane che sogna

Nei percorsi di formazione e accompagnamento vocazionale, la Chiesa accoglie i giovani e i loro sogni, aiutandoli a discernere e mettere in comunicazione il proprio desiderio e quello di Dio, aspirazioni e ispirazioni. I due termini ci aiutano a distinguere dinamiche distinte non alternative, in tensione creativa tra di loro. Grembo del sogno è la relazione di alleanza tra Dio e la nostra libertà. I sogni hanno la dinamica della aspirazione: il sano desiderio di compiere se stessi, di realizzare le proprie aspettative, di costruire qualcosa di bello e di grande, di provare piacere e gratificazione per quello che si fa e si è, per chi si può diventare. L’aspirazione punta a una precisa meta cui giungere attraverso passi progressivi, una crescita lineare e l’edificazione di una vita stabile. Anche sul piano della fede, il credente aspira a una crescita ordinata, che maturi per accumulo di esperienza in modo armonico e integrato.

I sogni hanno anche la dinamica dell’ispirazione: la percezione di una sproporzione che perturba, dis-orienta, capovolge le proprie aspettative. Il richiamo forte a una possibilità inedita che pur chiamando in gioco le proprie facoltà (intelligenza, amore, volontà) non può fare affidamento soltanto su di esse, ma spinge a introdursi nell’ignoto, nel non-pensato, nel non-provato, rischiando la propria vita per Chisi può diventare. L’ispirazione è relativa ad un afferramento (un essere afferrati!), a una passione che attrae, ad una relazione con il Mistero. A differenza dell’aspirazione, l’ispirazione sopporta e supporta l’evidenza di essere fragili e inadeguati.

 

Nella tensione necessaria tra ispirazione e aspirazione, si gioca la capacità del soggetto di fare i conti con il principio di realtà, con l’esperienza del limite, l’unica che consenta lo sviluppo delle dinamiche del sogno. Senza limiti non si danno sogni ma illusioni. Infatti, soggetto del sogno è la creatura riconciliata con se stessa, non l’ego idealista, narcisista o depresso. Combattere e rifiutare il proprio limite e le imperfezioni della realtà (dalla famiglia alla Chiesa) impedisce di riconoscere l’azione di Dio che ci sogna, rinunciando alla relazione feconda tra la nostra libertà e la sua Grazia. La dinamica del sogno – come nel caso di Giuseppe – non può essere letta se non nello spazio della durata, della continuità e della fedeltà: mette in rapporto le proprie idealità con gli urti e le sottrazioni della vita, si sviluppa dallo spazio del sonno a quello della veglia, dalla notte al giorno. L’accompagnatore vocazionale accoglie volentieri la narrazione dei sogni, dei desideri che abitano la persona in ricerca. Per lo statuto dialogico del discernimento, ogni avanzamento nello Spirito procede attraverso la mediazione della Chiesa, non solo nell’operazione di riconoscere e interpretare le mozioni dello Spirito buono da quello cattivo per scegliere il primo e rifiutare il secondo (EG 51) ma pure per provare la propria libertà e svilupparne le energie nel campo del mondo, per non rimanere bloccati a fantasticare su di sé. L’esperienza perturbante di Saulo con il Risorto prosegue e fruttifica nell’incontro con Anania e l’introduzione nella comunità dei battezzati. Dalla Lettera ai Galati apprendiamo che dopo la conversione Paolo trascorre un periodo – probabilmente alcuni anni – in Arabia (Gal 1,17). Si tratta di un periodo oscuro, di cui non abbiamo particolari. Ma al di là delle ipotesi che sono state avanzate, è ragionevole pensare che quel perdurare abbia contribuito al proprio discernimento e a corroborare la sua fede nel Risorto in vista della missione apostolica.

L’inveramento e l’autenticità di un sogno si rivela e si costruisce un passo alla volta, connettendo l’esperienza dell’incanto al ritmo ordinario del tempo (relazioni, lavoro, servizio), il proprio sentire a quello di Cristo e della Chiesa, la propria debolezza alla misericordia di Dio.

 

 

[1] G. Schmit – M. Benasayag, L’epoca delle passioni tristi, Feltrinelli, 2004, 2013, 9ª ed., ed. or. 2003.

[2] Francesco, Videomessaggio ai giovani cubani, 2016.