La verità che rende liberi
Dalla 16a Festa del Cinema di Roma "Caro Evan Hansen" di Stephen Chbosky, sguardo su isolamento e fragilità adolescenziali in un dramma con lampi musical
Con la commedia familiare “Wonder” (2017), dal romanzo di R. J. Palacio, lo statunitense Stephen Chbosky ha conquistato tutti. A distanza di quattro anni, il regista torna con un altro film che mette a tema il mondo giovanile. È “Caro Evan Hansen” (“Dear Evan Hansen”), presentato alla 16a Festa del Cinema di Roma – Alice nella Città, adattamento del noto musical teatrale di Steven Levenson e del duo Benj Pasek & Justin Paul, con protagonista Ben Platt, già vincitore del Tony Award. La storia. Evan Hansen è uno studente dell’ultimo anno di liceo, chiamato ad affrontare una difficile ripresa dell’anno scolastico. Si sente emarginato, solo, e fatica a vedere possibilità nel domani; l’incontro-scontro con un suo coetaneo cambierà corso alla sua esistenza e a quella delle persone a lui vicine.
“Caro Evan Hansen” è un dramma a sfondo psicologico-esistenziale, con raccordi musical, che esplora le fragilità mentali dei ragazzi nell’età critica dell’adolescenza. E, con grande prudenza, Chbosky e lo sceneggiatore Levenson tratteggiano il mondo di Evan: quelle insicurezze che sono poi il vissuto più comune di numerosi adolescenti oggi, solitari e dispersi tra i social media, resi ancor più provati da una pandemia divisiva.
Nello specifico, il film ci presenta il momento in cui Evan è chiamato a uscire dalla sua comfort zone, assecondando una “bugia bianca”: si finge amico di un giovane problematico della scuola, Connor (Colton Ryan), che per troppa sofferenza arriva a togliersi la vita. Evan decide allora di confortare la famiglia del ragazzo, regalando loro un ritratto luminoso e inaspettato di Connor (che nella realtà non conosceva). Inventa la storia di un’amicizia solidale, nel segno della tenerezza, per lenire le cicatrici di genitori e compagni di scuola lacerati da un gesto incomprensibile, ingiustificabile. Ma le bugie non sono mai un bene, anche se nascono con le migliori intenzioni e, alla fine, la verità fa sempre il suo corso.
Il tema in campo in “Caro Evan Hansen” è di certo spinoso, ma la regia di Chbosky lo governa in maniera acuta e responsabile, declinandolo anche in chiave più lieve grazie agli inserti musical, senza però rinunciare alla sua intensità o complessità. “Caro Evan Hansen” consegna un’istantanea credibile del presente e lo fa con un linguaggio attuale, di grande presa, una “favola” sociale dai contorni drammatici che vira verso un orizzonte di riscatto e riconciliazione. La Commissione film CEI ha riconosciuto “Caro Evan Hansen” consigliabile, problematico e adatto per dibattiti (www.cnvf.it).
Schermi paralleli. In tema di sguardi educativi si segnala l’animazione “Encanto”, 60° lungometraggio della Walt Disney Animation Studios, firmato da B. Howard, J. Bush e C. Castro Smith, con le canzoni originali di Lin Manuel Miranda. Un colorato e festoso inno alla famiglia ambientato in Colombia. Consigliabile e poetico.