L’eterno re, che tutto ricapitola in sé *
Dalla Croce, un viaggio nei campi magnetici
Forse molti di noi ricordano le ore trascorse nei laboratori di fisica alle scuole superiori, quando ci trovavamo, quasi giocando, a scoprire che quanto scritto nei nostri testi di studio poteva accadere veramente.
Ebbene, ho sempre più l’impressione che ciò che i libri di fisica raccontano non solo possa “accadere veramente”, ma abbia davvero a che fare con la vita… e quindi con la vita di fede.
Negli ultimi secoli abbiamo guardato a scienza e fede come a due realtà distinte o addirittura contrapposte, non prendendo in considerazione che il loro sviluppo, in origine, procedeva di pari passo. D’altronde la scienza si occupa dell’esistenza, dei fatti, della realtà. Realtà che noi riconosciamo essere impregnata di Dio.
Allora perché separare? Perché contrapporre? Si potrebbe, piuttosto, provare a scorgere un interessante intreccio!
Gesù, in una delle pagine più dense del Vangelo di Giovanni, dopo aver parlato di sé come del chicco di grano che muore per portare molto frutto (Gv 12,24), svela la sua glorificazione sulla croce e rivolge al mondo un annuncio potentissimo: «Io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32).
Ci sarà un giorno in cui attirerà tutti (πάντας) a sé, un giorno in cui attirerà a sé “ogni cosa” (πάντα) – possiamo anche leggere nelle versioni più antiche.
Sulla Croce Gesù diventa la pietra d’angolo, il fulcro di tutta la storia umana e dell’intero cosmo.
Se torniamo alle nostre ore spese in laboratorio, forse ricordiamo il giorno in cui mettendo su un cartoncino un po’ di limatura di ferro studiavamo i campi magnetici.
Mettendo una calamita sotto al cartoncino, i frammenti di ferro si dispongono secondo le linee di campo del campo magnetico. Ordinati, improvvisamente disposti in un’armonia fino a poco prima sconosciuta, perché sottoposti a una forza “più grande di loro”.
Non riesco a immaginare questo “attirare” di cui parla Gesù come a una forza centripeta, un’azione accentratrice che ci lega a Lui, togliendoci ogni libertà di movimento. Mi sembra, piuttosto, che questo annuncio abbia a che fare con la dinamica che la fisica ci racconta nello studio dei campi magnetici.
Gesù ci annuncia che il suo morire in croce – come un seme che si dissolve per generare nuova vita – è l’unico atto capace di orientare il mondo, i fatti, la storia, il cuore di ogni uomo. Egli ci racconta come ogni storia possa davvero essere “ricapitolata” in Lui (Cfr. Ef 1,10).
«Egli ha ricapitolato tutto in se stesso, affinché come il Verbo di Dio ha il primato sugli esseri sopracelesti, spirituali e invisibili, allo stesso modo egli l’abbia sugli esseri visibili e corporei. Assumendo in sé questo primato e donandosi come capo alla Chiesa, egli attira tutto in sé (Ireneo di Lione, Contro le eresie, III, 16,6). Questo confluire di tutto l’essere in Cristo, centro del tempo e dello spazio, si compie progressivamente nella storia superando gli ostacoli, le resistenze del peccato e del Maligno»[1].
Ogni storia, l’intera storia, può essere ricapitolata, orientata, ordinata a partire da Lui, dalla Sua vittoria sul peccato, principio del disordine.
Ma facciamo ritorno al nostro laboratorio di fisica. Quella disposizione così ordinata della limatura di ferro si realizza per un motivo ben preciso:
le singole particelle di ferro all’interno del campo magnetico generato dalla calamita si magnetizzano, diventando piccoli aghi magnetici che si orientano nella direzione delle linee di campo – secondo lo stesso principio che rende possibile l’impiego di aghi magnetici nelle bussole.
In poche parole, la calamita è in grado di trasformare in tante “piccole calamite” tutti i frammenti di ferro, in virtù della loro prossimità a lei. Per questa vicinanza li rende, in qualche modo, simile a lei.
Paolo ci annuncia che «il Signore Gesù Cristo trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose» (Fil 3,21). Vuole trasformarci, renderci simili a Lui, quasi per prossimità, con una forza che non ci è dato vedere – la forza dello Spirito – ma che ha il potere di trasformarci, per ri-orientare tutta la nostra storia.
E se il potere di Gesù di sottometterci a sé fosse proprio il potere di farci simili a Lui, per vicinanza, per familiarità? Allora la sua sottomissione – mistero di obbedienza al Padre – diverrebbe la possibilità di farci figli, come Lui, coinvolti anche noi nella lotta contro il peccato e contro il disordine.
«Cristo deve cancellare l’opera di devastazione, le orribili idolatrie, le violenze e ogni peccato che l’Adamo ribelle ha disseminato nella vicenda secolare dell’umanità e nell’orizzonte del creato. Con la sua piena obbedienza al Padre, Cristo apre l’era della pace con Dio e tra gli uomini, riconciliando in sé l’umanità dispersa (cfr Ef 2,16). Egli ‘ricapitola’ in sé Adamo, nel quale tutta l’umanità si riconosce, lo trasfigura in figlio di Dio, lo riporta alla comunione piena con il Padre. Proprio attraverso la sua fraternità con noi nella carne e nel sangue, nella vita e nella morte Cristo diviene ‘il capo’ dell’umanità salvata»[2].
Cristo, con la Sua opera di redenzione, salva in sé ciò che era perito in Adamo[3]… e, in fondo, in ciascuno di noi!
Egli che «con il sangue versato sulla croce pacificò il cielo e la terra»[4], vuole condurci con sé nel deserto, per combattere con Lui il disordine della storia, per farci assaporare la possibilità dell’ordine originario (Cfr. Mc 1,13b), mostrandoci che è possibile ristabilire un’armonia in ciò che ci abita e in ciò che abitiamo.
È l’ordine della vittoria sul peccato: quando tutto il potere è conferito unicamente a quella Parola che in noi continuamente grida “tu sei mio figlio” (Mc 1,11 – non a caso poco prima; Rm 8,15-16).
Ci rimane un piccolo passo. Un’osservazione che possiamo fare nella nostra esperienza di laboratorio: l’esperimento “funziona” a causa dell’estrema leggerezza e piccolezza dei frammenti di ferro. Se questi fossero troppo pesanti la forza del campo magnetico non sarebbe in grado di magnetizzarli.
Dio è l’Onnipotente, l’infinitamente Misericordioso, e sarebbe assurdo pensare alla Sua forza come a qualcosa di limitato, paragonabile alla situazione del nostro magnete. Ma forse non è un caso se il Signore da sempre predilige i piccoli (Mt 11,25; 1Cor 1,26-28), se ci annuncia che il segreto di una vita “leggera” – anche nella fatica – è imparare da Lui che è “mite e umile di cuore” (Mt 11,29), imparare da Lui che è “piccolo”[5] la leggerezza dei figli di Dio.
In fondo, «la ragione per cui gli angeli possono volare è che si prendono con leggerezza»[6]!
* Cfr. Ireneo di Lione, Contro le eresie, III, 21,9.
[1] Giovanni Paolo II, Udienza Generale, 14 febbraio 2001.
[2] Giovanni Paolo II, Udienza Generale, 14 febbraio 2001.
[3] Cfr. Ireneo di Lione, Contro le eresie, V, 14,1.
[4] Prefazio Comune I, Messale Romano, ed. CEI 2020.
[5] Nel testo greco di Matteo il termine tradotto con “umile” in Mt 11,29 è “ταπεινὸς” ossia “piccolo”.
[6] G.K. Chesterton.