Quodlibet. Qualunque cosa
Nel Seicento era diffusa la tecnica pittorica del “quodlibet” (in latino, qualunque cosa) oggi riscoperta nell’ambito della consulenza autobiografica (Demetrio, 2008). Sulla tela, spiega infatti Duccio Demetrio, filosofo e pedagogista, promotore della scrittura di sé, il pittore rappresentava oggetti personali, appunti, immagini e ritratti collegati e tenuti insieme tra loro da spaghi o nastri (Demetrio, 2008, p. 299). Il quadro risultava così una sorta di sceneggiatura della vita del pittore dove si trovavano condensati oggetti, parole e immagini rappresentative e significative dell’autore. I fili collegavano tra loro gli elementi creando dunque la trama di una storia fatta di frammenti di memoria che le tavole dipinte lasciavano soltanto presagire in quanto non raccontate attraverso la scrittura. Il laboratorio, con un metodo autobiografico, propone a un gruppo di giovani e adulti di mettersi in gioco per realizzare una versione contemporanea del “quodlibet” e raccontarne la storia.
Per partecipare non è necessario saper dipingere, poiché la versione contemporanea richiede di utilizzare un tavolo come una tela dove posizionare “qualunque cosa”. Gli oggetti di ogni tipo saranno poi collegati tra loro da dei fili colorati e diventeranno la base per un racconto da condividere in gruppo e capace di raccontare qualcosa dell’autore.
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