La gentilezza che cura
“Suppongo che una delle ragioni per cui siamo in grado di continuare ad esistere nell’arco di tempo assegnatoci in questa valle verde e azzurra di lacrime è che, per quanto remota possa sembrare, c’è sempre la possibilità di un cambiamento”.
Gail Honeyman, Eleanor Oliphant sta benissimo, Garzanti
Eleanor ha trent’anni, un lavoro noioso, una vita scandita da gesti sempre uguali e ha fatto dell’isolamento il suo rifugio. È estremamente fragile ed è arrivata al punto che può spezzarsi da un momento all’altro. Nel suo bozzolo sempre uguale cerca disperatamente una normalità fatta di razionalità e sicurezza, impermeabile al prossimo. “Anni prima avevo deciso che se la scelta fosse stata tra fare così o volare in solitaria, allora avrei volato in solitaria. Era più sicuro. Il dolore è il prezzo che paghiamo per l’amore, dicono. E questo prezzo è troppo alto”. Nessuno conosce i suoi pensieri, anche sul lavoro non si sa nulla di lei, solo le telefonate del mercoledì sera alla madre sembrano colorare le settimane. Ma quel che appare semplice non è. Eleanor ha subito un trauma, e fa di tutto per rimuoverlo. La cicatrice sul viso è solo la parte visibile di cicatrici molto più profonde. L’alcol con cui si stordisce nel weekend serve a non pensare, a coprire quella solitudine che è vergogna: “A volte ho la sensazione di non trovarmi qui e di essere un frammento della mia immaginazione”. Soltanto un pezzettino per volta, una pagina ogni tanto, svela la drammaticità della situazione; una progressione che va di pari passo con il suo aprirsi agli altri e iniziare ad avere relazioni umane. E quando Raymond e Sammy entrano nella sua vita, per caso, lo fanno con una qualità perduta – la gentilezza – accettando Eleanor per quella che è, con tutte le sue fobie, le sue manie, e, nello stesso tempo, la aiutano a far emergere la sua parte più felice, quella che si nasconde. “Sapevo che cosa stava accadendo. Era la parte priva di cicatrici del mio cuore. Era abbastanza estesa da lasciare entrare un po’ di affetto. C’era ancora un minuscolo spazio libero”. Eleanor si concede allora persino di innamorarsi per la prima volta e questa esperienza, pur vana, le insegna ad accettare che il bene vero è ascolto, attenzione, attesa, incontro, fiducia. Perché non è vero che chi ti ama ti fa soffrire ed è possibile sanare anche il passato più duro.