Con loro (Lc 24,15)
Non c’è niente da fare: Gesù non tollera di lasciare soli i suoi discepoli. Non ci pensa nemmeno! E infatti, appena risorto, li va a cercare e fa quello che ha sempre fatto, cioè si accosta alla loro storia, alla strada che stanno percorrendo e ascolta tutto quello che abita i loro cuori, nel bene e nel male.
Chissà come avrà fatto a raggiungerli! Si sarà messo a correre per avvicinarsi proprio a quei due che già camminavano verso Emmaus? O forse andavano talmente piano, data la depressione in cui si trovavano, che sarà bastato davvero poco per farsi vicino? Sta di fatto che si affianca e prosegue con loro. Apparentemente arriva dopo, ma è da molto prima che li cerca. Accadranno molte altre cose quel giorno, tutte a partire da quella decisione di condividere il cammino con loro (cfr. vv. 29-30).
Questa scelta ha radici lontanissime. Dio avrebbe potuto starsene da solo per l’eternità… e invece ha scelto di fare spazio ad una creatura speciale con cui intessere una storia d’amore: noi, gli uomini. Per questo la fissazione di Dio è da sempre stare con, entrare in alleanza con: con Abramo, con Giacobbe, con Mosè e tutto il suo popolo, fino ad abbracciare l’umanità intera.
La sua decisione è quella di abitare con Israele, e, proprio per questo, il libro dell’Esodo termina con una tenda piantata vicino alle altre, dentro alla quale viene ad abitare la gloria del Signore (Es 40,34). Una storia molto simile viene raccontata nel libro dei Re quando si tratta della costruzione del tempio, una volta entrati nella terra promessa (1Re 6-8).
Nella stessa logica, a un certo punto della storia, Isaia sarà mandato ad annunciare la nascita di un bambino che dovrà ricevere questo strano nome: «Emmanuele», cioè «Dio con noi» (Is 7,14). Il nome viene dato in un momento difficile, quando una serie di popoli minacciano il regno di Giuda. Il Signore manda il suo messaggero per ricordare, attraverso un segno piccolo, com’è un bambino, la verità essenziale del suo essere schierato senza mezze misure a nostro favore, del suo vivere sbilanciato, proteso verso di noi, deciso a rimanere con noi. Qualcuno sembra ricordarselo quando le cose volgeranno al peggio e oserà gridare: «Emmanuele!» (Is 8,8). Allora il profeta dirà: «Preparate un piano, sarà senza effetti; fate un proclama, non si realizzerà, perché Dio è con noi» (v. 10).
Dio è con gli uomini da sempre e per sempre e Gesù viene per essere «il Dio con noi» nella forma più concreta e più vicina possibile, cioè diventando uno di noi, fatto della nostra stessa carne. Il primo gesto della sua vita pubblica sarà mischiarsi alla folla, stare con i peccatori che vanno a ricevere il Battesimo di Giovanni (Mc 1,9). Ma Gesù sceglie da subito anche di non rimanere solo e chiama discepoli a stare con lui: loro staranno con lui e lui starà con loro (Mc 3,14). Questa prima forma di condivisione della vita è l’inizio dell’esperienza cristiana.
Un giorno, ormai giunta la sera, i discepoli si trovano sulla barca agitata dal vento e Gesù li raggiunge a modo suo, camminando sul mare: «E salì sulla barca con loro e il vento cessò» (Mc 6,51). I discepoli sperimentano che la vita con Gesù ha un sapore diverso, perché quando lui è con loro, sulla barca della loro esistenza spesso sconquassata, le forze avverse smettono di essere indomabili. Per questo, capiranno, pian piano, di non aver bisogno di chissà quali segni straordinari, ma della sua presenza: «E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro» (Mc 9,8).
Gesù mille volte si è affiancato a chi aveva bisogno di lui, facendo un pezzo di strada verso la casa di un malato (Lc 7,6) oppure scegliendo di condividere un pasto. A qualcuno questo non era gradito: «I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”» (Lc 15,2). Sì, proprio così. Gesù accoglie tutti quelli che sono bisognosi del suo amore e condivide la mensa con loro, chiunque siano, peccatori o no (ma c’è davvero qualcuno che non sia un peccatore?).
Certo, finché è vivo… Ma dopo la sua morte cosa ne sarà di tutto questo? I discepoli di Emmaus e poi gli altri sperimentano che lui è ancora vivo e che continua a fare come ha sempre fatto. Per questo non hanno paura di andare ovunque perché lui è con loro: «Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano» (Mc 16,20). Con loro… e quindi, indiscutibilmente, anche con noi.