Abiti-amo: vestiti in circolo
Gli abiti sono una nostra seconda pelle e la nostra prima casa. Sono oggetti materiali molto importanti sia per la nostra identità individuale che collettiva tanto che negli anni il capitalismo ha creato i marchi alla moda per cavalcare l’onda della nostra ricerca di riconoscimento sociale. Se è vero che l’abito non fa il monaco, sentiamo spesso parlare della necessità di avere un determinato outfit per accedere ad eventi anche professionali. La questione è complessa e offre molte piste di riflessioni per pensare insieme con i giovani e le giovani. I vestiti segnano un’appartenenza a un gruppo o a una generazione. Ma di chi produce i nostri vestiti e del valore che può avere scambiarseli si parla ancora troppo poco? Il laboratorio propone la visione di un documentario per conoscere le storie di sfruttamento nascoste dietro al mercato della moda internazionale e l’organizzazione di uno swap party all’aperto per scambiarsi gratuitamente gli abiti tra abitanti di uno stesso luogo. L’obiettivo è attivare una maggiore consapevolezza sulle tragedie prodotte a livello macro dal sistema capitalistico che mette il profitto davanti al benessere degli ecosistemi umani e oltre-che-umani senza farsi prendere il senso di impotenza, ma cercando di introdurre a livello micro delle pratiche ecologiche che promuovano, a livello meso, gli incontri tra le persone e la circolazione di idee sensibili alla bellezza del Pianeta che abitiamo e di cui siamo parte.
Se ti è piaciuto questo articolo, leggi anche l’approfondimento con le attività laboratoriali, a cura della stessa autrice.