Inferno e paradiso
Un giorno un discepolo interrogò il suo Maestro: «Maestro, qual è la differenza tra il cielo e l’inferno?». E il Maestro gli spiegò: «La differenza è molto piccola, eppure è gravida di enormi conseguenze. Immagina una grande quantità di riso pronto sulla tavola. Immagina anche che intorno a esso, paradossalmente, ci siano molte persone sul punto di morir di fame. Il problema è che hanno forchette con lunghi manici, di due-tre metri. Prendono il riso, ma non riescono a portarlo alla bocca perché le forchette sono troppo lunghe per essere maneggiate. Così, affamati e soli di dibattono con l’irrisolvibile dramma della fame davanti a quella inesauribile abbondanza. L’inferno è questo. «E il cielo, quale sarebbe?», tagliò corto il discepolo. «Immagina adesso un’altra grande quantità di riso sulla tavola. Tutt’intorno persone affamate ma, in questo caso, piene di vitalità. Neppure loro riescono ad avvicinare il cibo alla propria bocca. Le forchette, lunghe due-tre metri, prendono il riso ma sono troppo lunghe per essere maneggiate. Però, invece di insistere di portarselo alla bocca, in questo caso gli uni danno da mangiare agli altri, in una sorta di grande cerchio fraterno».
Cf. José Tolentino Mendonça, Chiamate in attesa, Milano 2016, p. 79.