N.05
Settembre/Ottobre 2024

Chi sta cantando? – Attività laboratoriale

Parlare della presenza degli uccelli nella nostra vita sembra irrilevante. Eppure, non lo è. Per preparare questo LABS ho provato io stessa a diventare sempre più attenta ai suoni che sento durante la mia giornata. Al mattino apro gli occhi e la prima cosa che sento insieme alla sveglia è un merlo. Ho imparato a riconoscere il suo canto usando la app della Cornell University che mi è stata suggerita da un collega antropologo del pacifico con la passione per gli uccelli. Ma prima di arrivare all’utilizzo della app suggerisco di avvicinarci al tema della presenza spesso data per ovvia degli animali e delle piante nella nostra vita. Se ci facciamo caso, se impariamo ad essere attente e attenti, anche in città c’è la Natura. Tutte e tutti abbiamo il diritto e il bisogno di contattare la natura come ha sostenuto il neurobiologo Stefano Mancuso nella trasmissione Il Mondo Nuovo di Radio Rai 1: “Tutte le persone, a prescindere dall’etnia, dal sesso, dal proprio reddito, hanno il diritto ad un ambiente sano, equilibrato e sostenibile” per introdurre il pensiero e l’opera della biologa e zoologa statunitense Rachel Carson sono all’origine della coscienza ambientalista.

Suggerisco di ascoltare la puntata per capire se la figura di Rachel Carson attira come spero la vostra curiosità.

Inoltre, per conoscere il lavoro di Stefano Mancuso vi invito a (ri)leggere il LABS che ho scritto negli anni scorsi: #un albero in più.

 

Fare comunità tra esseri umani

La prima parte del laboratorio consiste nel creare una comunità di lettrici e lettori che abbiano voglia d’ingaggiarsi nella lettura ad alta voce del testo Primavera silenziosa di Rachel Carson. 

L’obiettivo è di riscoprire il piacere di ascoltare come le voci di ciascuno rendano lo stesso testo qualcosa di unico e irripetibile. Inoltre, sono sempre di più gli studi scientifici che dimostrano i benefici a livello neurologico di questa pratica. Leggere ad alta voce è uno scambio continuo, un processo dialogico tra ciò che è il mondo interiore del/della lettore/trice e l’ambiente esterno e il mondo interno di ogni singolo ascoltatore/trice. I nostri occhi, che non nascono con la capacità di trascorrere minuti o anche ore a seguire il filo su un libro cartaceo o su un e-book, si allenano a mantenere e a incrementare l’attenzione che, lettura dopo lettura, diviene sempre più naturale e l’atto stesso di leggere diventa più gratificante. Ma soprattutto leggendo ad alta voce impariamo ad ascoltare il nostro corpo: sentiamo l’aria che entra e che esce da noi ricordandoci che siamo parte della Natura. E poi le onde sonore che generiamo con la nostra voce toccano le persone intorno a noi offrendo una sorta di “doccia sonora”. 

Per organizzare gli appuntamenti suggerisco di alternare incontri in presenza a incontri online. Si può proporre un incontro da 1 ora e mezza con aperitivo (o con un’altra attività conviviale che sentite nelle vostre corde in presenza una volta al mese (magari non tutti i mesi l’aperitivo) per poi rivedervi online un’altra volta. 

Per stimolare la riflessione sulle tematiche proposte dal libro, propongo che le facilitatrici e i facilitatori del gruppo possano suggerire al gruppo degli approfondimenti come quelli messi a disposizione dalla Lipu, primo fra tutti il Report “Gli uccelli, la biodiversità, l’agricoltura sessant’anni dopo Rachel Carson” scaricabile gratuitamente cliccando qui

Per il numero dei/delle componenti del gruppo non mi sento di dare dei vincoli, ma di lasciare a chi organizza la scelta di quello che ritiene essere un numero di persone sufficientemente buono da coinvolgere. Ricordando che l’obiettivo non è che tutto vada alla perfezione, ma di sentire il piacere di trovarsi in gruppo a pensare…

 

Fare comunità tra esseri viventi

Una delle mie poetesse contemporanee preferite scrive in un tuo testo dove racconta la sua esperienza di incontro con il mondo naturale vegetale con la meditazione: 

“Avere amici animali e vegetali, praticare la vista meravigliata e meravigliosa introduce al sollievo dell’impersonalità. Perché andare in profondità meditando non è solo l’archeologia della storia personale, ma anche sentire che non c’è persona, assaporare la sofferenza senza cadere nella rete del raccontarsela, ma lasciando che sia lei a raccontare, se ha qualcosa da rivelarci, e sentire che i suoi racconti servono solo a renderci più precisi nella compassione verso noi stessi, più acuti nel riconoscere il c’è della sofferenza in noi e attorno a noi. Impersonalità non è diventare invisibili e innocui, ma innocenti, consapevoli della propria fragilità e della propria capacità di nuocere, consapevoli del c’è. Consapevoli anche di splendere. E splendere. Perché c’è, e perché i bambini guariscono in fretta se sono compresi e curati: non gli piace essere malati e lo stesso fa il cuore, anche un vecchio cuore.”

(Chandra Candiani da Questo immenso non sapere. Conversazioni con alberi, animali e il cuore umano, 2021 Einaudi)

 

Gli esseri umani sono sempre in relazione con tutti gli altri esseri viventi. Per rendercene maggiormente, io per prima mi sto esercitando in una serie di pratiche capaci di avvicinarmi e di incuriosirmi agli animali e alle piante. Raccontando questa mia ricerca quotidiana all’amico antropologo, Andriano Favole – tra i suoi libri vi suggerisco la lettura di Vie di Fuga (Utet, 2018) e La via selvatica (Laterza, 2024) – mi ha suggerito di provare un’applicazione per riconoscere il suono degli uccelli che vivono intorno a me. Da qualche mese io stessa, soprattutto al mattino, mi prendo cinque minuti per ascoltare il suono degli uccelli che cinguettano mentre faccio colazione. Mi sono accorta così che sull’abete di fronte alla mia finestra del soggiorno vivono dei merli. Il loro canto è diventato per me così familiare da considerarlo un augurio personale di buona giornata al quale rispondo mettendo in stereo qualche mia canzone preferita per ricambiare con suoni a me piacevoli – da essere umana ho la pretesa decisamente discutibile di sperare che possano piacere pure a loro…

A partire dalla mia esperienza personale vi propongo dunque di coinvolgere i/le partecipanti lettori e lettrici di Primavera Silenziosa nella stessa pratica di ricerca e ascolto dei volatili che fanno parte della vostra/loro vita. L’antropologo Favole ha lui stesso scaricato gratuitamente e utilizza, su suggerimento di alcuni amici ornitologi, l’App Cornell Lab che consente la registrazione di tracce di suoni e il riconoscimento del canto degli uccelli. L’utilizzo è semplice basta premere il tasto registra quando si avverte un suono di un uccello – più siamo vicini alla fonte del suono più sarà facile il riconoscimento – e l’applicazione ci fornirà oltre al nome in inglese del volatile anche una sua immagine fotografica in modo da poter con il tempo associare il suono a un corpo. 

 

Generare nuove possibilità 

I laboratori e più in generale tutte le attività educative hanno senso solo se non sono fine a sé stesse ma aprono possibilità. Pensieri, idee, azioni, ma anche domande e desideri nuovi sono da incoraggiare e stimolare, ma non sono prevedibili a priori. Per questo motivo lascio a voi generare possibilità che magari faranno nascere nuove occasioni d’incontro terminata la lettura ad alta voce. 

Per approfondimenti sull’importanza del ruolo degli uccelli nella nostra vita ecco due siti interessanti: 

 – Lipu: http://www.lipu.it/

 – CISO: https://www.ciso-coi.it/

Mi piace chiudere questa piccola proposta aperta con una citazione dello scrittore Luis Sepùlveda: “Vola solo chi osa farlo”.

Buon volo!

 

Se ti è piaciuto questo approfondimento, leggi anche l’articolo Chi sta cantando?, a cura della stessa autrice.