Crescere è saper cambiare
“Un tempo sull’isola c’era un re che indossava una corona d’ottone. Dopo la sua morte, per un decennio nessuno aveva voluto prenderne il posto. La maggior parte dei giovani era stata uccisa in guerra o cercava lavoro sulla terraferma. Quelli rimasti erano troppo impegnati sui pescherecci. Che volete farci? Secondo mia madre, le donne non erano state neanche interpellate”.
Elisabeth O’Connor, L’odore freddo del mare, Garzanti
Nel 1938, una balena morta si arena sulle rive di una remota isola gallese. Per Manod, che ha trascorso tutta la sua vita sull’isola, sembra un presagio di sventura, ma anche il simbolo di ciò che potrebbe esserci oltre le coste impervie. Manod ha 18 anni e combatte con il desiderio crescente di esplorare la vita oltre la splendida e aspra isola che la sua famiglia, pur nella povertà, ha chiamato casa per generazioni, dove le notizie arrivano con settimane di ritardo, la maggior parte dei giovani è fuggita altrove per cercare miglior fortuna e le donne non hanno voce, rassegnate a un matrimonio precoce. Sogna un futuro che la porti lontano, ma nutre un profondo attaccamento per la piccola e unita comunità isolana (quindici uomini, venti donne e dodici bambini), per il padre, pescatore di aragoste, e soprattutto per la sorella minore Llinos, di cui si prende cura dalla morte della madre. Ma la balena arenata (“Whale fall” nel titolo originale), attira l’attenzione del mondo esterno e l’arrivo di due etnografi inglesi, Joan ed Edward, che vogliono studiare la cultura del luogo e che la ingaggiano come traduttrice dal gallese, sembra aprirle scenari nuovi e una possibile via di fuga. Manod è una ragazza intelligente: l’amicizia e la mondanità di Joan la ispirano e le promesse di Edward le danno speranza. Man mano che i giorni passano però, la disillusione ha la meglio: i due non hanno alcun interesse a una rappresentazione autentica della comunità, preferiscono inventarne una più “folkloristica” (“L’isola che c’è nella tua testa non credo che esista”) e alla prima occasione se ne vanno di soppiatto. La prosa secca e immersiva combina i pensieri interiori di Manod, di un’arguzia tagliente, con i racconti popolari e i ritmi dell’isola. E la presenza metaforica e reale della balena morta aleggia ovunque, fungendo da promemoria della vita, del decadimento, del cambiamento e dell’incertezza. Elementi che la O’Connor combina e mescola, senza falso romanticismo, per dipingere l’affresco vivido di un mondo in cui tutto è destinato a cambiare (la II Guerra mondiale è alle porte) e la volontà di una ragazza che cambia il suo destino.