N.02
Marzo/Aprile 2025

Flow, la rilettura del mito dell’Arca di Noè di Gints Zilbalodis

Capolavoro di animazione in CGI, abitato solamente da uno sparuto gruppo di animali, costretti a mettersi in salvo dopo una violenta inondazione

Regista lettone al secondo lungometraggio, il 30enne Gints Zilbalodis dirige Flow (presentato in anteprima mondiale nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes, distribuito poi in Italia da Teodora Film) cinque anni dopo Away: allora aveva fatto parlare di sé per un’animazione realizzata completamente in solitaria (e anche la storia parlava di un unico personaggio, in un luogo deserto, chiamato a doversi riconnettere con gli altri), stavolta il team creativo si amplia per un film che – come ha spiegato lo stesso regista – “racconta il percorso di un personaggio indipendente e autosufficiente che deve imparare a lavorare in squadra, in fondo quello che ho dovuto fare io per realizzarlo”. 

Il personaggio “indipendente e autosufficiente” è un gatto, abituato a trascorrere le proprie giornate nel verde di una rigogliosa foresta popolata anche da altre specie animali. Una violenta inondazione lo costringe a trovare riparo su quel poco che ancora rimane al di sopra delle acque, ma il livello della marea si innalza rapidamente e una barca che passa di lì è l’ultima occasione per sopravvivere. Su di essa, “acqua facendo”, il gatto si ritroverà insieme ad un capibara, un lemure, un labrador e – per un tratto di viaggio – una gru: i rispettivi pregiudizi e l’indole diffidente (del gatto in primis, ma anche delle altre specie) lascerà spazio ad un’unione indispensabile per tenere viva la fiammella della speranza.

È un lavoro che lascia senza fiato Flow, in primis per la capacità di restituire finalmente in un film d’animazione (CGI di enorme livello estetico, mai “estetizzante”) la natura reale degli animali, troppo spesso “schiavizzati” dalle logiche di un antropomorfismo alle lunghe stucchevole, in secondo luogo per la capacità di sviluppare una storia “semplice” – rifacendosi in parte al racconto biblico dell’Arca di Noè – solamente grazie al potere delle immagini, delle musiche, senza l’ausilio di alcun dialogo. 

Questo perché – altro aspetto decisivo del film – in Flow (premiato con Golden Globe e EFA, candidato a due premi Oscar, miglior film d’animazione e miglior film internazionale) mancano totalmente gli esseri umani. O meglio, ci sono stati, ce ne accorgiamo via via che la navigazione procede, sfiorando luoghi che rimandano a civiltà gloriose, suppellettili varie (quelle che custodisce con possessività il lemure…), ma non è dato sapere che fine abbiano fatto. Ed è proprio quest’altra scelta, quella di non identificare un contesto storico preciso, a lasciarci continuamente sospesi, rapiti da un mistero irrisolto che ammanta di fascino infinito un racconto di infinita semplicità e indiscutibile poesia. 

 

Schermi paralleli. Sul tracciato della solidarietà il dramma sociale con note brillanti E la festa continua! (Et la Fete Continue!, 2023) di Robert Guédiguian con Ariane Ascaride. Nella cornice di Marsiglia si segue la quotidianità dell’infermiera Rosa, prossima alla pensione, mossa dal desiderio di dare voce ai dimenticati. Guédiguian sottolinea il valore della memoria e delle radici culturali, la condizione di poveri e migranti, l’importanza della partecipazione politica, tratteggiando anche una delicata storia d’amore sulla soglia della terza età (Sergio Perugini).