N.02
Marzo/Aprile 2025

Trovare il proprio posto nel mondo

Esistono posti in cui ti piace svegliarti la mattina. Che sai che apri la finestra e li vedi.
E non è che ti curano, non ti cura niente e nessuno. Sono solo la casa che ti scegli”.

Marta Aidala, La strangera, Guanda

 

Beatrice è in fuga: da se stessa, dalle aspettative dei genitori, dall’università, da amici fatui, da una vita che sente troppo stretta. Ha sempre amato la montagna, soprattutto quella che vedeva dalle strade di Torino, con la perfezione della forma, l’altezza, la maestosità: il Monviso. E allora, per cercare di dare pace alla propria inquietudine, ha messo poche cose in uno zaino (“Come si fa a preparare il bagaglio per un viaggio che sai quando inizia, ma non quando finisce?”) e si è trasferita a fare la cameriera per la stagione estiva in un rifugio, unica donna, alle dipendenze de “il Barba”, uomo rude e taciturno, abituato a trattare bruscamente clienti e personale. Beatrice non ha progetti né a breve né a lungo termine, vuole solo lavorare, stancarsi di quella fatica fisica, pesante, che non ti dà il tempo di pensare, ma comprende subito come non sia facile farsi accettare in quei luoghi, soprattutto se donna, soprattutto se “straniera”, perché cittadina: “«Una strangera». Fu quell’uomo a chiamarmi così per la prima volta, e avrei voluto rispondere ciò che avrei detto a tutti gli altri in seguito, che lì in montagna io ero straniera esattamente quanto loro”. Nel tempo, la montagna si insinua sottopelle, aiuta ad ampliare lo sguardo e a irrobustire il cuore. Gli abitanti del rifugio, apparentemente con molto poco in comune, creano invece nella routine quotidiana legami inusuali, persino il Barba sembra meno scorbutico del solito e si affeziona a quella strana aiutante così diversa da tutti. L’arrivo di Elbio, il pastore, innesta un principio di sentimento amoroso nella ragazza, che impara un nuovo modo di relazionarsi, capirsi, corteggiarsi, un lento avvicinamento fatto di lunghi silenzi e poche parole, di camminate nei pascoli e racconti familiari, di risposte che non ci sono e pudori reciproci. I mesi si rincorrono, i ritmi del rifugio sono serrati e quelli delle relazioni invece vanno lenti. Ma un incidente in vetta, a stagione finita, rimette in discussione tutti i punti fermi che Beatrice credeva di aver conquistato, il rifugio diventa una trappola e, inevitabilmente, arrivano le domande di senso: Chi sono? Qual è il mio posto? Quale vita voglio per me? Sarà infine un’amicizia al femminile, in quel mondo dove “le montagne sono donne immense, eppure tante portano nomi di uomini”, ad aiutarla a trovare la sua strada e un luogo da chiamare casa.