Elena Guerra
Solo la Carità è il mio centro
In pieno Ottocento non era facile a una giovane di nobile famiglia avere libero accesso agli studi: a una ragazza si insegnavano ricamo, musica e pittura, ma oltre ai rudimenti di lettura, scrittura e un poco di cultura generale la si riteneva più idonea a preparare il corredo che ad acquisire un sapere con cui inserirsi nei dibattiti del tempo. Elena Guerra – nata nel 1835 nella raffinata Lucca e circondata dall’eleganza e dalla dolcezza del paesaggio toscano – decide di muoversi in controtendenza e, giovanissima, quando il fratello destinato al sacerdozio riceve a casa lezioni private, sfuggendo al controllo della famiglia si apposta dietro alla porta, da cui segue le lezioni. Di notte, a lume di candela, studia le materie furtivamente carpite di giorno, impara il latino allora usato anche per la preghiera… acquisisce una preparazione che la proietta al di là dei confini della sua bella casa e che è per lei una ricerca della sapienza.
Elena però non vuole essere un’«erudita», persona di molte conoscenze, ma di scarsa applicazione alla concretezza del quotidiano. Mentre in lei aumenta il desiderio del «sapere», del ricercare e trovare le ragioni profonde delle cose, resta sensibile ai richiami del tempo, al gusto delle amicizie, ai tanti bisogni sociali. Nascono da questa sua sensibilità iniziative diverse, inizialmente prive di un centro unificatore, ma accomunate dal forte ascendente della sua personalità. Il Giardinetto di Maria (quando ha 21 anni) e le Amicizie spirituali sono due forme di aggregazioni laicali con cui anima le giovani a vivere con integrità di dedizione la vita cristiana, in anticipo sui tempi quando ancora non esisteva l’Azione Cattolica e al di fuori di Istituti o Congregazioni religiose era arduo trovare i modi d’un “primo passo” per “dire” e per “fare vangelo” insieme, nel mondo. Dama di carità della “San Vincenzo”, quando scoppia il colera Elena non esista ad essere in prima fila nel servizio ai malati, dimostrando che lo studio – anche segreto, anche di notte – per lei non era mai stato fuga dal mondo, ma ricerca di consapevolezza, esercizio di apertura della mente e del cuore. Ed è proprio all’intersezione tra il gusto per la Sapienza e l’esercizio della carità – intuite nel loro nesso, come una cosa sola – che si delinea nel tempo la spiritualità di Elena Guerra: quella incentrata su una particolare devozione allo Spirito Santo, l’Amore del Padre e del Figlio, il Maestro interiore che guida alla verità tutta intera.
L’attrazione per la terza Persona della Santissima Trinità – in lei fortissima dal giorno della Cresima (ricevuta a 8 anni) e che va ben al di là della formazione ricevuta – la porta a farsi apostola dello Spirito Santo, il “grande Dimenticato”, con iniziative diverse per richiamare l’attenzione di pastori e fedeli: Elena torna a progettare e animare molteplici iniziative come le iniziali sette settimane di preparazione alla Pentecoste e, nel tempo, grazie all’appoggio di papa Leone XIII, la Novena della Pentecoste. È per lei una grande gioia l’enciclica Divinum Illud Munus del 9 maggio 1897, tutta dedicata dal pontefice (che riceve poi Elena in udienza privata) allo Spirito Santo.
Elena Guerra non si era tuttavia limitata ad azioni di aggregazione e promozione spirituale. Dal 1872 aveva aperto – donna che non ricerca il matrimonio come forma di protezione, avendo sperimentato la familiarità della Chiesa – una scuola per la borghesia e la nobiltà lucchese cui lei stessa apparteneva: l’Istituto detto «di Santa Zita», dalla patrona della città di Lucca. Qui un gruppo di donne inizialmente svincolate persino da una vita in comune si dedica all’educazione delle fanciulle: per Elena, che questa educazione ed istruzione aveva dovuto conquistarsela con giornate dietro a una porta chiusa e notti chine sui libri, si tratta di aprire quella porta, di favorire l’accesso di tante a un diverso tipo di preparazione. È qualcosa di inaudito per la mentalità del tempo, un tipo di socialità nuova in cui le ragazze escono di casa e le responsabili dell’Istituto scelgono di donare ad esse la propria vita, mostrando che l’educazione esige tutto, che il loro non è un impegno scandito dall’orologio e “a tempo”. Attraversa così le incomprensioni, le sofferenze, le fatiche degli inizi.
Più pesanti dolori la colpiscono 10 anni dopo quando – lei che dedicandosi a un’opera non tralasciava al contempo di impegnarsi in altre – viene accusata dalle consorelle di cattiva amministrazione e di dilapidare il patrimonio dell’Istituto con pubblicazioni: erano gli scritti e i sussidi di cui continuava a farsi promotrice e mediatrice perché la dottrina cristiana raggiungesse sempre più persone, a difesa della retta fede e a esaltazione della Chiesa Cattolica, sempre da innamorata dello Spirito Santo.
Dimessa da superiora e impedita a pubblicare nuovi scritti, Elena Guerra si addentra così in silenzio nell’ultimo periodo di vita: si dimette; obbedisce con umiltà; dimostra che “parole” e “cultura” erano strumenti di cui poter far a meno, perché alla fine resta solo l’amore. Arriva anzi a offrire la propria stessa vita per il bene della Chiesa, comprendendo che la si può aiutare in molti modi e quello del nascondimento è forse il più fecondo. Scrive: «È bello operare il bene, ma rimanere fermi per volere altrui, lasciarsi legare le mani senza ribellarsi, congiungendole in un supremo atto di adorazione e di perfetta adesione al volere di Dio, è opera ancor più sublime, è un trasformare la più umiliante situazione nell’azione più perfetta che possa fare la creatura».
Elena Guerra muore l’11 aprile 1914 e il suo ultimo gesto è voler “baciare terra” a ogni costo, benché fosse molto debole, dicendo: “Credo!”. Credo che sia professione di fede; adesione alle mediazioni ecclesiali anche nei loro aspetti più crocifiggenti; consapevolezza di qualcosa di più grande a cui – nonostante tutto – ci si può continuare ad appoggiare. Lasciava dietro di sé, oltre all’Istituto di Santa Zita (suore oggi conosciute come Oblate dello Spirito Santo) il ricordo di una carità esuberante, ardente, “mobile” come lo Spirito che soffia dove vuole: tante iniziative il cui centro unificatore era stata la carità; una creazione geniale – l’orologio eucaristico universale – per conoscere in quali paesi del modo, in contemporanea, sia celebrata la Santa Messa e che le valse il riconoscimento dell’Accademia parigina degli inventori; l’essere stata, seppur per un breve periodo, educatrice di santa Gemma Galgani.
Nel continuo, creativo divenire della sua vita resta però un centro. Il postulatore della Causa ha scritto: «Vive la condizione della donna del suo tempo, ma non ricorre a modelli transitori: segue Maria che dello Spirito Santo è dimora e umile ancella». Nell’Omelia il giorno della sua canonizzazione, Papa Francesco ha detto: «Il servizio […] non riguarda un elenco di cose da fare, quasi che, una volta fatte, possiamo ritenere di avere finito il nostro turno. Chi serve con amore non dice: “Adesso toccherà qualcun altro”». Questo “sì” è stata Elena Guerra.
L’amore […] non fa calcoli, si spende e si dona
Dall’Omelia della canonizzazione
Elena Guerra nasce a Lucca il 23 giugno 1835 e vi muore l’11 aprile 1934. Il contesto agiato della famiglia le garantisce il gusto per il bello, ma non quella libertà di studio e iniziativa considerati allora ancora inopportuni a una ragazza, destinata al matrimonio. Comprensiva per le ‘regole non scritte’ del suo tempo, ma anche fortemente propensa a rischiare per mettersi in gioco, Elena studia molto da autodidatta ed è ispiratrice e fondatrice di iniziative volte alla diffusione della fede e alla formazione delle giovani. Una missione le aggrega tutte: far riscoprire, conoscere e amare la Terza Persona della Santissima Trinità, lo Spirito Santo. Nascono così le “Oblate”, attive sino ad oggi nel portare avanti la missione data a Elena nel cuore della Chiesa. Venerabile dal 1953 e beata dal 1959, Elena Guerra è stata canonizzata da Papa Francesco il 20 ottobre 2024. Per conoscerla si rinvia anzitutto alla sua pagina sul sito del Dicastero delle Cause dei santi.