L’amore di un padre
Le sorelle Coulin lasciano il segno con il dramma familiare 'Noi e Loro'. Il dilemma di un padre chiamato a salvare il figlio dalla violenza estremista
La vocazione è un esodo da sé senza ritorno e a farci respirare il profumo dell’amore che si consuma, e che consuma, in questo viaggio di sola andata è il magnifico Vincent Lindon (Coppa Volpi miglior attore all’81a Mostra del Cinema di Venezia) nei panni di Pierre, indefesso operaio e padre vedovo dei giovani Louis e Fus. Il film Noi e Loro, in francese Jouer avec le feu, delle sorelle Delphine e Muriel Coulin pesca dal romanzo Quel che serve di notte, di Laurent Petitmangin, un ritratto paterno solido e in continua evoluzione, seppur deficitario del supporto della moglie mancata prematuramente.
Attorno a quel tavolo in cucina, che nel suo essere così squadrato non permette di dimenticare la sorte a cui è impossibile sottrarsi, c’è una sedia sempre vuota a ricordare un destino genitoriale dal doppio peso e genere: gioire in solitudine delle conquiste dei figli; avere gli occhi aperti di notte sempre in solitudine quando i figli ti tolgono il sonno con i loro problemi. In tal senso Louis che, progressivamente è sempre più autonomo nel trovare il suo posto nel mondo, ormai al padre richiede più un sostegno pratico che di tipo pedagogico. Dall’altra parte non così brillante negli studi, Fus subisce l’ombra involontaria dei risultati del fratello cercando riparo in ambienti apparentemente rinsaldanti della destra estrema.
Conteso da queste due esperienze filiali così diverse, una praticamente risolta e l’altra tragicamente sempre più sfidante, Pierre vive una trincea familiare inattesa, severa e totalizzante: come ama un padre di fronte al peggio; come rimane presente un padre di fronte alla paralisi del figlio; come guarda al futuro un padre seduto accanto alla prigione del figlio. Spostando l’attenzione del cinema francese, impegnato più spesso nel mettere in scena le condizioni di vita nelle banlieue, ma più restio a raccontare gli ambienti dove si sviluppano alcune derive, come ad esempio quello degli stadi e delle palestre, le sorelle Coulin aprono un varco morale ed emozionale sulle competenze e le responsabilità che un genitore è chiamato a mettere in campo in una situazione limite. Pierre, che lavora di notte, ci accompagna nella sua notte di genitore, infondendoci una luce, la speranza al vaglio della vita, che ricorda quella raccontata anche da Francesca Comencini nel film Il tempo che ci vuole nei confronti del padre Luigi.
Schermi paralleli: Sempre da Venezia81 una storia di genitorialità e impegno civile esemplare. È Io sono ancora qui (Ainda estou aqui) del regista brasiliano Walter Salles. Prendendo le mosse dal libro di Marcelo Rubens Paiva, è il racconto della sparizione del padre Rubens nel 1971 per mano dei militari. L’opera è centrata sulla figura di Eunice Paiva, che l’attrice Fernanda Torres cesella con grande intensità, la quale conduce una battaglia legale contro le istituzioni per conoscere la verità. Una madre di cinque figli che nonostante la tragedia trasmette ai suoi ragazzi fiducia, speranza e resilienza. Film vincitore del Premio cattolico Signis (di Sergio Perugini).