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Bisogna raggiungere il cuore

Bisogna innanzitutto raggiungere il nostro cuore: la preghiera vi è stata seminata fin dal nostro battesimo. Là, nel più intimo del nostro io, Gesù è presente. Tutto ciò che si svolge al di fuori del nostro cuore, e, per meglio dire, alla porta del nostro cuore, non ha altro fine che aiutarci a scoprire il tesoro nascosto all’interno del cuore. Là si trova il sepolcro d i Pasqua, la vita nuova: «Donna, perché piangi? Chi cerchi? Colui che cerchi lo possiedi e non l o sai? Tu hai la vera, eterna gioia e piangi? Essa è nel più intimo del tuo essere e tu la cerchi al d i fuori? Tu sei là, fuori, a piangere presso la tomba. Il tuo cuore è la mia tomba. E lì io non sono morto, ma vi riposo vivo per sempre. La tua anima è il mio giardino. Avevi ragione quando credevi che io fossi il giardiniere. I o sono il nuovo Adamo. Coltivo e sorveglio il mio Paradiso. Le tue lacrime, il tuo amore, il tuo desiderio, tutto questo è opera mia. Tu mi possiedi nel più intimo di te stessa senza saperlo ed è per questo che mi cerchi fuori. È dunque anche fuori che io ti apparirò: così ti farò ritornare in te stessa, per farti trovare nell’intimo del tuo essere colui che cerchi all’esterno» (Anonimo del XIII sec., Meditazione sulla Passione e Resurrezione di Cristo 38).

Raggiungiamo il centro del nostro cuore mediante la Parola di Dio. A condizione però di lasciare questa Parola tale qual è veramente: potenza di Dio (Rm 1,16). Si tratta di mettersi all’opera con un cuore libero, cioè di rendere saldo il nostro cuore nel riposo e nella quiete, e di affrancarlo da ogni preoccupazione foss’anche teologica, apologetica e perfino pastorale. Questo incontro fra la Parola e il cuore è indicibilmente più importante: è in gioco un risveglio o un sonno, una nascita o una morte. È per questa ragione che il cuore deve essere esposto completamente nudo alla forza creatrice e vivificante della Parola di Dio. Le altre facoltà, durante questo tempo, devono ritirarsi i n silenzio e attendere pazientemente. «Parla, Signore, al cuore del tuo servo, e il cuore parlerà a te» (Guigo II Certosino, Meditazione II). È il mistero ammirabile della Parola di Dio che viene di nuovo a compiersi nel nostro cuore. Per un po’ di tempo ancora il cuore sonnecchia, ma lo Spirito di Dio vi è già presente e, a nostra insaputa, grida al Padre. Questo stesso Spirito è anche presente nella Parola di Dio che dal di fuori bussa al nostro cuore. Un’affinità si instaura subito tra la Parola che dal di fuori ci interpella e lo Spirito che veglia nel nostro cuore sonnolento. Il cuore dell’uomo è stato fatto per accogliere la Parola e la Parola gli si adatta naturalmente. L’una è stata fatta per l’altro. La Parola deve essere seminata nel cuore (cf. Mt 13,19; Lc 8,12). Ma il cuore deve essere purificato (cf. Mt 5,8; Eb 10,22) e preparato (cf. Lc 8,15) in vista della Parola. Il nostro cuore è infatti ordinariamente indurito e il nostro spirito bloccato (cf. M c 6,52; 8,17; G v 12,40; E f 4,18). E insensato e tardo a credere (cf. Lc 24,25), ottenebrato (cf. Rm 1,21), facilmente appesantito dai piaceri e dalle preoccupazioni (cf. Lc 21,34). Pertanto, non è capace di gustare il cibo spirituale della Parola di Dio. Ma quando la Parola interpella il nostro cuore, l’una e l’altro possono riconoscersi, di colpo e in modo totalmente imprevisto, grazie all’unico Spirito che li pervade. Un autentico ponte è allora gettato tra il nostro cuore e la Parola. Dall’uno sprizza una scintilla verso l’altra. Tra lo Spirito che sonnecchiava nel profondo del cuore e lo Spirito che agisce nella Parola si stabilisce un dialogo fecondo e vivificante. Rigenerato da un seme incorruttibile (cf. 1Pt 1,23), il cuore rinasce dalla Parola. Nella Parola, come i n uno specchio, riconosciamo il nostro nuovo volto. In essa siamo testimoni della nostra rinascita in Cristo (ct. G c 1,23). «L’uomo nascosto nel profondo del cuore (1Pt 3,4) si risveglia in noi»

 

(A. Louf, Lo Spirito prega in noi, 46-48).