N.05
Settembre/Ottobre 2025

I giovani e le quattro dimensioni del Giubileo

In occasione delle giornate dedicate ai giovani nell’anno del Giubileo 2025, il Servizio nazionale per la Pastorale giovanile (PG) e l’Osservatorio Giovani (OG) dell’Istituto Giuseppe Toniolo hanno collaborato alla costruzione di un’indagine sulle dimensioni dell’adesione dei giovani a queste giornate, a partire dal vissuto della loro esperienza, dalle convinzioni che motivano la loro partecipazione, dai sentimenti che la quotidianità vissuta a Roma ha provocato e sollecitato.

Nei mesi precedenti l’evento, che si è svolto dal 28 luglio al 4 agosto 2025, un’équipe di ricerca multidisciplinare dell’OG, sempre affiancata dal responsabile del Servizio di PG, ha lavorato alla preparazione di un “Diario di speranza”, uno spazio digitale che è nato come luogo personale nel quale raccogliere emozioni, pensieri, domande, preghiere, atteggiamenti, convinzioni e dubbi. L’idea, come si legge sulla pagina online dedicata a questa iniziativa, è di aiutare i giovani – dopo aver varcato la Porta Santa, dopo aver professato la fede, camminato come pellegrini e vissuto l’incontro con la Misericordia nella riconciliazione – dopo dunque aver fatto esperienza del percorso che li ha portati a Roma, a fermarsi, per riflettere e “mettere per iscritto ciò che Dio ha seminato nel loro cuore lungo il cammino del Giubileo”. La pista seguita ha dunque implicato la presa in carico delle quattro dimensioni, segni, esperienze del Giubileo e dunque dell’esperienza religiosa che i giovani vivono. Ciascuna di queste dimensioni, a sua volta, è stata articolata per dare vita a uno strumento (una daily form, un diario) in grado, con domande, immagini, brevi video, scale di atteggiamento, di fornire spunti di riflessione e approfondimento della singola esperienza vissuta. Sono nate così quattro daily form, una per ogni giorno giubilare. Di seguito, una sintesi delle quattro dimensioni così come prese in esame nella ricerca e qualche esempio di domande proposte ai giovani.

La dimensione della Porta Santa ha dato vita a sollecitazioni volte a sondare presso i giovani il suo significato di decisione di seguire Gesù ma non solo: la Porta assurge anche a simbolo  delle scelte definitive, delle soglie che possono far paura ai giovani perché segnano un cambiamento irreversibile. Le ricerche ci dicono che molti giovani hanno difficoltà a prendere decisioni definitive, la prudenza invita a scelte temporanee e reversibili, mentre determinazione e fedeltà alle scelte sembrano ingabbiare anziché liberare energie generative. Una frase di Z. Bauman è stata proposta alla riflessione dei giovani: “Qualsiasi impegno a tempo indeterminato e senza scadenza limiterebbe gravemente la gamma di storie disponibili per gli episodi che seguono [nella vita]. Impegno a tempo indeterminato e ricerca della felicità sembrano agli antipodi”.

La professione di fede si colloca per i giovani in equilibrio tra la ricerca personale di Dio e il confronto con una verità proclamata dalla Chiesa. I giovani sono oggi affascinati dalla (o dalle) spiritualità, ma faticano ad accogliere una verità dogmatica. È lì che si gioca il dialogo tra fede vissuta come ricerca e fede proposta come dottrina. La daily form in questo caso ha, tra le altre sollecitazioni, invitato i giovani a riflettere su quali siano per loro le frasi più significative della preghiera del “Credo”.

La riconciliazione, nel pensiero di don Giordano Goccini, che ha fatto parte dell’équipe di ricerca, “subisce un vero e proprio ribaltamento generazionale”. Non c’è più la paura di essere colti in fallo dagli adulti – e, in ultima istanza dall’occhio supremo a cui nulla può sfuggire – ma rimane un senso di colpa “sospeso”, non sempre riconosciuto o affrontato”. Nella daily form dedicata alla riconciliazione è stato proposto di riflettere su un breve testo proveniente dalle interviste fatte nella ricerca che ha dato vita al libro “Dio a modo mio”: “Io non riesco molto bene a confessarmi dinanzi a una persona che magari ha anche più peccati di me… cioè è comunque un uomo e in quanto tale… non mi sento a mio agio a parlare insieme a lui dei miei problemi… dei miei peccati”. (Laura, 24 anni).

Anche l’esperienza del pellegrinaggio ha assunto nuovi tratti ci dice Don Goccini: “Non è più la meta con il suo fascino di distanza e presenza ad attrarre, ma è l’atto stesso del camminare che acquista senso in sé. Il modello non è più Ulisse che torna a casa (mito delle origini e visione ciclica della storia) e nemmeno Abramo che lascia la casa per una terra promessa (mito del progresso e visione lineare della storia), ma il viandante che si mette in cammino perché lo percepisce come l’unico atto capace di senso dentro una storia che non sembra avere più alcuna direzione se non quella di un incremento tecnologico fuori controllo”. Quali le percezioni e gli atteggiamenti dei giovani?

Quali sono i risultati della ricerca? La rilevazione si è svolta a partire dal 28 luglio ed è rimasta attiva fino al 10 agosto. Le daily form compilate sono state 3746. L’analisi dei prodotti della rilevazione è in corso di elaborazione dal punto di vista statistico ed ermeneutico.