Il senso della preghiera
La preghiera è un mistero radicato nelle profondità della nostra coscienza spirituale. Essa si realizza come un atto divino-umano, uno scambio appello-risposta, un dialogo d’amore, come la definisce Gregorio di Nissa.
La preghiera comincia con un invito segreto di Dio a stare alla sua presenza, invito che riceve da parte nostra una risposta libera, accompagnata da un ardente desiderio di dialogo. Prosegue, secondo il progetto di Dio, come un’opera di conversione e di purificazione. Perviene infine al suo scopo ultimo: offrirsi umilmente in sacrificio d’amore in vista della comunione con Dio.
La preghiera non è una facoltà che riguarda unicamente la vita di questo mondo. È radicata nella nostra natura, affinché per mezzo suo ci eleviamo verso Dio per unirci a lui e passare dalla vita temporale effimera alla vita eterna.
Siamo, per così dire, creati per la preghiera… Rappresenta nei nostri cuori la vita eterna che aspettiamo. Ci mette nella condizione di scoprire la nostra immagine divina nella quale è impressa la santa Trinità.
Dio ci attira a sé tramite la preghiera; e noi, tramite la preghiera, camminiamo verso di lui in un profondo e inesprimibile mistero. O meglio, in realtà siamo noi che, per mezzo della preghiera, attiriamo Dio: egli viene a noi e fa di noi la sua dimora (Gv 14,23).
Presso Dio l’amore non è sentimento, ma dono di sé; nella preghiera Dio si dona a noi.
Dio si è offerto a noi quando ci ha creato a sua immagine. Per mezzo della preghiera ci ha dato di unirci a lui, facendosi interamente per noi e facendo noi interamente per sé (cf Ct 6,3).
(Matta el Meskin, L’esperienza di Dio nella preghiera, Ed. Qiqajon, Magnano, BI 2013, p. 21-23)
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