N.01
Gennaio/Febbraio 2022

Conta le stelle

E se… improvvisamente tutto cambiasse?

No, non è l’ennesima realtà distopica post pandemia, o un’altra protesta in difesa dell’ambiente.

Perché quando pensiamo al futuro, all’ambiente o semplicemente a come finirà il mondo del lavoro, noi vediamo sempre qualcosa di negativo? Come una tragedia imminente, una catastrofe in procinto di avvenire.

E invece…invece proviamo a guardare le stelle che ci spingono a vedere un po’ oltre i nostri orizzonti, un po’ oltre, forse, anche alle nostre paure. C’è qualcosa in noi che ci spinge a credere che possiamo davvero rendere il mondo un po’ migliore, che possiamo sognare in grande, che possiamo lavorare per costruire insieme un futuro migliore.

E la distopia si trasforma in utopia, in una realtà che attrae talmente tanto da spingerti ad agire, a cambiare modo e stile di vita, a metterti in cammino verso qualcosa che, magari, ancora non sai, ma che certo ti renderà migliore e renderà più bello il mondo intorno a te.

Come Abramo inviato da Dio ad alzare gli occhi dal proprio ombelico, “guardare in cielo e contare le stelle”. Come Dante che parte, passa e arriva alle stelle per contemplare la realtà del suo tempo. Così noi, non possiamo partire alla ricerca del pianeta che speriamo e al futuro che sogniamo senza chiederci quali sono le stelle che ci guidano. Quale utopia sogniamo? Cosa può spingerci a mettere in campo energie, intelligenza, fantasia e cuore?

 Gli autentici mutamenti sociali sono effettivi e duraturi soltanto se fondati su decisi cambiamenti della condotta personale[1]

Partiamo allora per questo viaggio tra cielo e terra, tra presente e futuro, tra certezze e fragilità, per provare a lasciarci scuotere dalla Parola e dalla realtà, adottando i Maestri e scoprendo quanto di bello e di grande possiamo realizzare anche con le nostre piccole e fragili esistenze: per un mondo migliore… quale direzione?

 

 

 

Alcuni spunti per approfondire…

 

 – Parola di Dio: Guarda in cielo e conta le stelle (Gen 15,5-21)

Dopo tali fatti, fu rivolta ad Abram, in visione, questa parola del Signore: “Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande”. Rispose Abram: “Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli e l’erede della mia casa è Elièzer di Damasco”. Soggiunse Abram: “Ecco, a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede”. Ed ecco, gli fu rivolta questa parola dal Signore: “Non sarà costui il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede”. Poi lo condusse fuori e gli disse: “Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle” e soggiunse: “Tale sarà la tua discendenza”. Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia.

E gli disse: “Io sono il Signore, che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questa terra”. Rispose: “Signore Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?”. Gli disse: “Prendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un colombo”. Andò a prendere tutti questi animali, li divise in due e collocò ogni metà di fronte all’altra; non divise però gli uccelli. Gli uccelli rapaci calarono su quei cadaveri, ma Abram li scacciò.

Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco terrore e grande oscurità lo assalirono. Allora il Signore disse ad Abram: “Sappi che i tuoi discendenti saranno forestieri in una terra non loro; saranno fatti schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni. Ma la nazione che essi avranno servito, la giudicherò io: dopo, essi usciranno con grandi ricchezze. Quanto a te, andrai in pace presso i tuoi padri; sarai sepolto dopo una vecchiaia felice. Alla quarta generazione torneranno qui, perché l’iniquità degli Amorrei non ha ancora raggiunto il colmo”.

Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un braciere fumante e una fiaccola ardente passare in mezzo agli animali divisi. In quel giorno il Signore concluse quest’alleanza con Abram:

“Alla tua discendenza
io do questa terra,
dal fiume d’Egitto
al grande fiume, il fiume Eufrate;
la terra dove abitano i Keniti, i Kenizziti, i Kadmoniti, gli Ittiti, i Perizziti, i Refaìm, gli Amorrei, i Cananei, i Gergesei e i Gebusei”.

 

 – Curiosità:
Dante e le stelle: una lettura della politica e della società del suo tempo…che parte e arriva alle stelle.
Le stelle di Dante di Alessandro D’Avenia

 

 – Come si giunge a una trasformazione della società?

Il messaggio biblico, l’autorivelazione di Dio, ci trasforma sotto tutti i punti di vista. Arriviamo a vedere il mondo e la nostra società in modo diverso. L’inizio di ogni trasformazione comincia nel cuore umano: prima di tutto l’essere umano deve cambiare nella propria interiorità pensando e vivendo secondo il comandamento di Dio, poi potrà agire anche sul mondo esterno. Dobbiamo continuamente aspirare alla conversione del cuore, perché in questo modo inizia davvero un mondo migliore. Solo così possiamo comprendere come trasformare e migliorare le istituzioni e i sistemi.

(Docat 1.18, pp. 25-26)

 

 

 

[1] Pontificio Consiglio per la Giustizia e per la Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n.134.