Don Giuseppe carissimo
Queste pagine dovevano ospitare l’editoriale sul tema del presente numero: “la dimensione vocazionale nella iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi”.
Quella folla di fanciulli e di ragazzi che ti hanno fatto festa numerosissimi – con il groppo alla gola e le lacrime agli occhi – nella celebrazione della tua ultima Eucaristia su questa terra in quel vespro dei tuoi funerali, mi ha fatto ancora una volta pensare che non c’è “editoriale” più vero, per l’educazione alla fede e alla vocazione delle giovani generazioni, che il dono della vita: “solo la vita genera vita”! E tu, discepolo fedele al Maestro, ci hai creduto e sei vissuto così, facendo della tua vita un’esistenza in dono.
A pensarci bene, anche se con rammarico – i profeti o quel pizzico di profezia che c’è in ognuno per opera dello Spirito si scopre sempre dopo la morte – tutto questo traspariva dal tuo inconfondibile sorriso a fior di labbra, accattivante, che rivelava gioia e semplicità di cuore; dal tuo sguardo sereno e penetrante, ma altrettanto discreto, accogliente e rispettoso; dal tuo tratto fragile nell’aspetto ma nell’intimo forte e incapace di compromessi; dalla tua parola che mirava dritta alla verità… dalla tua umanità e dalla tua fede semplice, passata e maturata nel “crogiolo” della quotidianità del discepolo, che confida pienamente solo e soltanto nel Maestro.
Una quotidianità la tua segnata da un’esperienza vissuta, un itinerario sacerdotale ricchissimo, oserei dire completo: giovane prete collaboratore in una parrocchia periferica della tua Palermo; poi a Godrano – un particolare, credo non secondario, della tua vita e che non conoscevo – paesino sperduto fra le montagne.
“Vi giunge con un grosso carico di libri, con i quali trascorre lunghe notti. Conosce la povertà e diviene sua compagna, circondato subito da gruppi di contadini, operai e studenti che trovano in lui un amico. A loro insegna la scoperta di Dio, la dimensione del silenzio, l’urgenza della preghiera, la necessità dello studio, l’esercizio del perdono e dell’amore”, leggo dalla penna sicuramente di qualcuno che ha conosciuto da vicino questo tratto della tua vita.
Ed ancora: “Entra a far parte del movimento ‘presenza del Vangelo’, di cui diviene responsabile, animando incontri, conferenze e dibattiti perché Cristo possa costituire sostegno di tanti. Con una vecchia auto raggiunge i paesi sperduti della Sicilia, dove lo attendevano comunità desiderose di penetrare il messaggio biblico. Le sue parole sono semplici e profonde: divengono viatico per un cammino difficile”.
A questo punto della tua esperienza sacerdotale – mentre vocazione e missione si sono ormai coniugate e brillantemente collaudate nella profondità della tua anima – lo snodo e il salto di qualità che ha segnato definitivamente la tua esistenza: l’incontro diretto, quotidiano, con i giovani al Liceo Vittorio Emanuele a Palermo, dove sei chiamato come docente di religione, e la guida della “comunità giovanile vocazionale” – esperienza pilota verso la fine di quegli anni ‘70 che segnano una fase convulsa e affannosa della pastorale delle vocazioni nella chiesa italiana – e subito dopo la tua nomina al servizio, tutto o quasi da inventare allora, di responsabile del Centro Diocesano Vocazioni prima e del Centro Regionale Vocazioni della tua Sicilia subito dopo.
Ed è a questo punto, siamo ai primi degli anni ‘80, che le nostre strade s’incrociano e insieme a tanti amici – nel Consiglio del Centro Nazionale Vocazioni anzitutto e nella comunione con gli altri Direttori dei Centri Diocesani Vocazioni della Chiesa Italiana – inizia l’avventura nella pastorale delle vocazioni nella tua chiesa diocesana, nelle chiese di Sicilia e in quella italiana.
Questo è il tuo itinerario sacerdotale fino a circa tre anni fa quando, inaspettatamente, per l’esemplare ubbidienza alla Chiesa e al tuo Arcivescovo, hai passato il testimone ad altri iniziando il tuo nuovo ministero di parroco nella parrocchia di San Gaetano al Brancaccio.
Ministero che, facendo tesoro della tua esperienza di guida spirituale di tanti giovani e ragazze nel servizio del Centro Diocesano Vocazioni, il tuo Arcivescovo aveva ultimamente desiderato completare nominandoti padre spirituale del Seminario.
Ricordo le parole scherzose con cui mi annunciasti la tua nomina a parroco al Brancaccio, quartiere anche per noi lontani da Palermo notoriamente stritolato dalla piovra: “Sono diventato il parroco del papa!”.
Non intuii, al primo cenno, il senso della tua battuta. Tu, ancora con fare scherzoso ma che rivelava già un pieno coinvolgimento nella vita e nei problemi reali della tua gente e soprattutto dei tuoi giovani, mi rivelavi il nome noto alle cronache italiane del personaggio della mafia tuo parrocchiano, chiarivi a scanso di equivoci di quale “papa” si trattava, e così lasciavi intuire che a quel “papa” non avresti mai ubbidito e, tanto meno, piegato la testa o svenduta la tua vocazione!
E i nostri rapporti sono continuati fraterni sull’onda dello scherzo e dell’ironia – perché questo è un po’ nello stile, pur molto impegnato, di tutti noi al Centro Nazionale Vocazioni – fino al nostro ultimo incontro nei giorni dopo ferragosto a Cortona, nella mia parrocchia, ove eri arrivato per un corso di esercizi spirituali alle consorelle delle religiose che egregiamente ti affiancavano in parrocchia.
In quel recente incontro, con la serenità e la purezza di cuore di sempre, mi parlasti delle intimidazioni che ti circondavano e che si erano concretizzate nel tentativo della porta di casa bruciata, ma soprattutto mi facesti dono ancora una volta della passione del pastore che sta vivendo e “dando la vita per le sue pecore”.
E, restando ai nostri rapporti, rileggo ora la lettera che ti avevo appena inviato in data 30 Giugno u.s., che non voleva certo presagire quanto è successo! Per la verità – preso dai tanti rapporti epistolari che il mio servizio ecclesiale porta con sé – ne avevo persino dimenticato il contenuto ma non certo lo spirito: il personale molto attento della mia segreteria, che ti conosceva e stimava, ora mi ritira fuori dal computer quella lettera. Permetti che la rilegga a voce alta, al di là della battuta iniziale che ora mi risuona drammatica ma che resta comprensibile, a conferma della comunione sacerdotale e dell’amicizia fraterna che correva e corre ancora di più ora tra noi:
“Carissimo… fino che nei giornali non spunta il tuo nome possiamo stare tranquilli!… Scherzi a parte, mi è gradito chiederti una riflessione per la Rivista ‘Vocazioni’ sul ‘Convegno regionale delle Chiese di Sicilia’, ove il CRV dette a suo tempo e continua a dare un suo contributo. Per la Tua ‘memoria storica’, che sa ‘leggere’ anche il prossimo futuro, ci sei sembrata la persona più adatta allo scopo… E ciò anche perché tu non dimentichi la pastorale delle vocazioni: il primo amore! Fiducioso resto in attesa e mi è gradita l’occasione per confermarti l’amicizia, l’unità della preghiera e per augurarti ogni bene anche a nome dei comuni amici”.
So che di fronte a questa lettera il tuo sorriso ora diventa inconfondibile, anche se continui a schernirti, schivo come sei sempre stato.
Spero che, appena dissigillato il tuo studio per i comprensibili motivi di legge, si possa magari ritrovare qualche appunto di quanto nella mia ti chiedevo: per noi sarebbe un tuo ultimo dono.
Permettimi però che, seppur brevemente, tratteggi ora il dono che tu sei stato per tutti noi e che diventa il contributo più vero alle finalità di questo numero che è finalizzato a mentalizzare la comunità cristiana, e in essa gli educatori alla fede che svolgono il loro servizio educativo tra i fanciulli e i ragazzi, a coltivare la dimensione vocazionale nel progetto educativo globale alla fede rivolto a questa età.
Tra i tuoi ragazzi, tra i tuoi giovani, nella tua comunità parrocchiale, nella Chiesa tu sei stato:
* Sacerdote
È la sintesi più bella che di te ha fatto l’Arcivescovo quando, con l’inevitabile sofferenza di un padre e con la fede incrollabile del pastore, nel primo incontro con il tuo corpo esamine ha risposto al giornalista che lo interpellava “Un prete antimafia? No, un sacerdote e basta”.
Ed io sottolineo: un sacerdote, un pastore, che sgorga dalla lontana e sempre attuale promessa di Dio al Suo popolo: “Vi darò pastori secondo il mio cuore” (Ger 3,15). Noi abbiamo la certezza che tu sei stato e continui ad essere in eterno uno di questi!
* Guida spirituale
È stato il tuo “carisma”. E questa tua fotografia – nata dalla penna di qualcuno che ha sicuramente partecipato del tuo dono – ne è la migliore documentazione: “Don Puglisi non recluta i giovani per i seminari. Li incontra per aiutarli a capire il piano di Dio, illuminando con umiltà la loro strada verso la vita in famiglia o la vita consacrata”.
* Animatore vocazionale
In te questo servizio, che a prima vista può suonare di efficienza in quanto responsabile del centro diocesano e centro regionale vocazioni, si è tradotto in un “servizio di comunione”.
Nella tua persona l’animatore vocazionale ha trovato la configurazione ecclesiale di “uomo di comunione” ; “animatore di animatori” ; educatore alla fede e alla vocazione delle giovani generazioni.
* Martire
Il tuo martirio – come il sangue dei primi martiri è stato seme di nuovi cristiani – è già seme di vocazioni. Ne sono documentazione viva i giovani che, dal giorno della tua morte, passano al Centro Diocesano Vocazioni per lasciare la loro testimonianza ed esprimere la propria gratitudine.
I tuoi amici di sempre, i direttori dei centri diocesani vocazioni della chiesa italiana – riuniti a Rocca di Papa nel biennale incontro, a cui nelle passate edizioni avevi tanto attivamente partecipato anche tu – ricevendo la drammatica notizia, sul fare del giorno, appena prima della celebrazione mattutina – che abbiamo partecipato con te, che ormai celebravi quella più piena in cielo – hanno salutato con un applauso intenso e unanime questo testo telegrafico, indirizzato al tuo Cardinale Arcivescovo, in cui ti abbiamo subito riconosciuto come “martire dei nostri gironi”: “Membri Centro Nazionale Vocazioni Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile e Direttori Centri Diocesani Vocazioni riuniti a Rocca di Papa appresa agghiacciante notizia uccisione nostro fratello amico Don Giuseppe Puglisi lunghi anni impegnato con profonda fede et passione nella pastorale vocazionale diocesana Chiese di Sicilia e Italiana partecipano dolore suo della sua Chiesa et familiari nell’unità della preghiera confidando fecondità vocazionale nella testimonianza sacerdotale et martirio di Don Giuseppe”.
I passi successivi, ne sono certo, li farà la Madre Chiesa!
In me, negli amici dell’Ufficio e del Consiglio del Centro Nazionale Vocazioni, in tutti coloro che sono impegnati nel magnifico e sempre più esaltante servizio dell’annuncio del “Vangelo della vocazione” c’è d’ora in poi una certezza e una speranza in più. Possiamo contare – con Don Carlo Castagnetti, Don Giuseppe Clementel, Don Ettore Merici, comuni amici legati strettamente dall’unica passione, quella vocazionale, tutti drammaticamente e prematuramente chiamati alla pienezza della vita – su “amici potenti” presso l’Altissimo, fonte unica di tutte le vocazioni.
Grazie, Don Giuseppe, amico fraterno!
Tuo Don Italo