N.04
Luglio/Agosto 1993

L’annuncio della vocazione alla vita consacrata

 

“La chiesa italiana è consapevole che la promozione delle vocazioni è compito essenziale della sua azione pastorale e che il persistente stato di crisi delle vocazioni di speciale consacrazione rappresenta uno dei problemi principali dei nostri giorni”[1].

Questa consapevolezza, espressa dal Piano pastorale per le vocazioni, trova una sua puntuale risposta nella prossima Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana di ottobre sul tema “I carismi della vita consacrata nella comunione ecclesiale in Italia”; preparando così le nostre Chiese anche al prossimo Sinodo dei Vescovi su “La vita consacrata e la sua missione nella Chiesa e nel mondo”.

Il presente numero di ‘Vocazioni’ si propone di partecipare a questi appuntamenti ecclesiali offrendo uno specifico contributo a riguardo dell’annuncio e proposta della vocazione alla vita consacrata nello spirito e secondo la prassi della pastorale vocazionale unitaria nella vita della chiesa locale.

 

 

La pastorale vocazionale unitaria

È forse opportuno ricordare che l’opzione della pastorale vocazionale unitaria – in questi anni postconciliari costantemente approfondita alla luce della ecclesiologia di comunione e fedelmente riproposta nella prassi pastorale – apre il piano pastorale per le vocazioni della chiesa italiana. “Pastorale unitaria per le vocazioni” è infatti il primo titolo del Piano stesso, a indicare con chiarezza lo spirito e la prassi conseguente della pastorale vocazionale nella chiesa italiana.

Ritengo utile richiamare brevemente, con le espressioni stesse dei nostri Vescovi, la fondazione teologica di questa opzione pastorale: “La pastorale delle vocazioni nasce dal mistero della Chiesa e si pone a servizio di essa. È quindi necessario che l’impegno di mediazione tra Dio che chiama e coloro che sono chiamati divenga sempre più un fatto di Chiesa. La pastorale vocazionale unitaria scaturisce dalla vita di comunione della Chiesa e rivela il suo volto vocazionale: costituita nel mondo come comunità di chiamati è, a sua volta, strumento della chiamata di Dio. Tale azione unitaria costituisce altresì il frutto di uno sforzo armonicamente coordinato di tutte le componenti della comunità ecclesiale impegnata a favorire, nella diversità delle responsabilità, tutte le vocazioni consacrate”[2].

Qual è la situazione della pastorale vocazionale unitaria nella chiesa italiana? A me pare che, pur essendo maturata una presa di coscienza dei contenuti teologici ed ecclesiologici che la motivano, nella prassi si registrano alcune incoerenze.

La Santa Sede stessa, a dieci anni dall’applicazione del “Documento conclusivo” del Secondo Congresso Internazionale per le Vocazioni, fa in merito queste considerazioni, che possono essere applicate anche alla situazione italiana: “pur riconoscendo i passi notevoli fatti in questi anni circa la collaborazione tra i diversi responsabili delle vocazioni, diocesani e religiosi, si deve tuttavia registrare qualche resistenza per una decisiva pastorale vocazionale unitaria, come impegno coordinato nella diversità delle responsabilità”[3].

Significativo appare in merito l’obiettivo che si propone uno dei gruppi di studio della prossima Assemblea Generale CEI, così formulato nel Sussidio che la prepara: “trovare modi per far conoscere meglio la vita consacrata nelle chiese locali e arrivare a una pastorale vocazionale unitaria”[4].

Questi sono i riferimenti teologico pastorali che, nello stesso sussidio, vengono proposti alla riflessione in preparazione all’Assemblea: “gli Istituti di vita consacrata desiderano una maggiore conoscenza della vita consacrata da parte delle Chiese in Italia. Per le vocazioni c’è a volte un conflitto di interessi: sono in tanti a desiderare vocazioni per la propria diocesi o per il proprio istituto. Se siamo convinti che il problema maggiore è quello di aiutare i giovani e gli adulti a conoscere il piano di Dio per la propria vita, allora sarà prioritaria una pastorale vocazionale che si rivolga a tutti e che sia portata avanti da tutti, non per interesse personale o di gruppo, ma per aiutare i giovani”.

Puntuali sono anche le domande a cui dovranno dare risposta i lavori di gruppo: “Quali iniziative sono in atto per una migliore conoscenza della vita consacrata nelle nostre Chiese? In che modo viene annunciata la vita consacrata? A che punto è la pastorale vocazionale unitaria? Il centro diocesano vocazioni come vive la pastorale vocazionale unitaria e come armonizza le iniziative del seminario e quelle degli istituti religiosi?”[5].

Questi interrogativi troveranno risposta nei Vescovi e nella rappresentanza dei consacrati e consacrate che parteciperanno all’Assemblea. Tali interrogativi devono altresì interpellare tutta la comunità ecclesiale, a cominciare da noi animatori vocazionali, riconoscenti al Signore del dono della vita consacrata per la Chiesa stessa e per il mondo. 

 

 

Varietà di espressioni della vita consacrata

Il primo servizio alla vita consacrata è quello di pregare per il dono di tali vocazioni e di annunciarle nella comunità cristiana. Non si può dare per scontato la conoscenza stessa della varietà di espressioni di cui è ricca la vita consacrata.

Più volte, in questi anni del mio servizio di animazione e coordinamento della pastorale vocazionale unitaria nella chiesa italiana, mi sono sentito stimolato in proposito dai diretti interessati.

Se sono conosciute le grandi famiglie e filoni spirituali – espresse dalla santità e dal carisma di S. Agostino, S. Benedetto, S. Domenico, S. Francesco, S. Ignazio, S. Giovanni Bosco e Don Giacomo Alberione – e la vocazione missionaria e contemplativa, mi sembra che una particolare attenzione debba oggi essere riservata alla vocazione consacrata negli istituti secolari, alle società di vita apostolica, all’ordine delle vergini e alle nuove forme di vita consacrata.

I Lineamenta in preparazione al prossimo Sinodo dei Vescovi – per meglio comprendere la natura e identità della vita consacrata e di tutte le forme di vita consacrata che ad essa legittimamente possono essere ricondotte – ne ripropone la seguente definizione teologica e canonica: “la vita consacrata mediante la professione dei consigli evangelici è una forma stabile di vita con la quale i fedeli, seguendo Cristo più da vicino per l’azione dello Spirito santo, si danno totalmente a Dio amato sopra ogni cosa. In tal modo, dedicandosi con nuovo e speciale titolo al suo onore, all’edificazione della chiesa e alla salvezza del mondo, sono in grado di tendere alla perfezione della carità nel servizio del regno di Dio e, divenuti nella chiesa segno luminoso, preannunciano la gloria celeste”[6].

I Lineamenta inoltre – circa gli elementi fondamentali della vita consacrata, alla luce della sintesi dottrinale della costituzione dogmatica Lumen Gentium – affermano: “Di questi elementi essenziali e caratteristici che determinano la natura della vita consacrata e la sua distinzione dalle altre vocazioni e forme di vita nella chiesa è necessario mettere in luce alcuni aspetti, specialmente l’unità fra vocazione, consacrazione e missione, il senso della verginità e dei vincoli sacri, la dimensione comunitaria ed escatologica, le esigenze fondamentali di un’autentica vita spirituale. A questi elementi bisogna aggiungere il carisma proprio di ciascun istituto”[7].

Non tanto per amore di vocabolario ma per un adeguato annuncio e proposta vocazionale, nella varietà di espressioni della vita consacrata, e perché nessuno si senta dimenticato nella pastorale vocazionale unitaria della chiesa locale mi pare opportuno riprendere dai Lineamenta e riproporre qui “le uniche forme di vita consacrata che sono riconosciute dalla chiesa e che sono determinate con precisione dal Codice del Diritto Canonico e dal Codice dei Canoni delle chiese orientali”[8].

 

 

I Lineamenta presentano questa sintesi delle “varie forme di vita consacrata:

a) In primo luogo gli istituti religiosi. Gli Istituti religiosi comprendono una grande varietà di forme: 

1) Ordini (canonici regolari, monaci, ordini mendicanti, chierici religiosi); 

2) Congregazioni religiosi clericali; 

3) Congregazioni religiose laicali. Fra questi si segnalano gli istituti religiosi votati particolarmente alla vita contemplativa e monastica o all’evangelizzazione e alla missione ad gentes.

b) Fra le forme di vita consacrata sono da annoverare gli istituti secolari in cui i fedeli, vivendo nel mondo, tendono alla perfezione della carità e si impegnano per la santificazione del mondo, soprattutto operando all’interno di esso.

c) Agli istituti di vita consacrata sono assimilate le società di vita apostolica i cui membri, senza voti religiosi, perseguono il fine apostolico proprio della società, e, conducendo vita fraterna in comunità secondo un proprio stile, tendono alla perfezione della carità mediante l’osservanza delle costituzioni.

d) La chiesa riconosce oggi, oltre a questi istituti di vita consacrata, la vita eremitica o anacoretica con la quale i fedeli, in una più rigorosa separazione dal mondo, nel silenzio della solitudine e nella continua preghiera, dedicano la loro vita alla lode di Dio e alla salvezza del mondo, sotto la guida del Vescovo.

e) Ugualmente è assimilato alla vita consacrata l’ordine delle vergini, le quali, emettendo il santo proposito di seguire Cristo più da vicino, dal vescovo diocesano, secondo il rito liturgico approvato, sono consacrate a Dio, misticamente sposate a Cristo, Figlio di Dio, e dedicate al servizio della chiesa. Esse possono riunirsi in associazioni per osservare più fedelmente il loro proposito e aiutarsi reciprocamente nel proprio servizio ecclesiale.

f) Il Codice di Diritto canonico prevede pure l’esistenza di nuove forme di vita consacrata che lo Spirito suscita nella chiesa; esse potranno essere approvate dalla Sede Apostolica, con il discernimento dei Vescovi diocesani”[9].

Per l’annuncio della vocazione consacrata – annuncio perseguito e da perseguire senza sosta nella chiesa italiana con senso di fede e senso di chiesa – ritengo che è opportuno, nello spirito della pastorale vocazionale unitaria, sentirci tutti corresponsabili nella comunità cristiana di queste linee d’impegno già tracciate dai religiosi per una pastorale vocazionale adeguata: “mettere la persona del giovane al centro della nostra opera;sposare la Chiesa locale e in essa far fermentare l’annuncio, la proposta e il discernimento vocazionale nella sua pastorale ordinaria; essere maestri competenti e artigiani pazienti di comunione dentro i vari organismi di comunione della pastorale vocazionale; coordinare le iniziative tra gli animatori vocazionali che operano nel medesimo territorio; la proposta vocazionale alla vita religiosa (nel contesto della presente riflessione noi diciamo alla ‘vita consacrata’) ha sempre bisogno del sostegno e della partecipazione della comunità”[10].

 

 

 

Note

[1] CEI, Vocazioni nella chiesa italiana, Piano pastorale per le vocazioni, n. 9.

[2] Idem, n. 1.

[3] Congregazione per l’Educazione Cattolica, Sviluppi della pastorale delle Vocazioni nelle chiese particolari, 1992, n. 94.

[4] Commissione Episcopale CEI per la vita consacrata e Commissione Mista Vescovi – Religiosi – Istituti Secolari, I carismi della vita consacrata nella comunione ecclesiale in Italia, Sussidio in preparazione all’Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, Collevalenza 25-28 ottobre 1993, p. 27.

[5] Idem, p. 27 e 28.

[6] C.I.C., can. 573

[7] Sinodo dei Vescovi, IX Assemblea generale ordinaria, Lineamenta, La vita consacrata e la sua missione nella chiesa e nel mondo, n. 5.

[8] Idem, n. 18.

[9] Idem, n. 18.

[10] S. Pinato, Vocazione e Vocazioni nella Chiesa: analisi della situazione nella comunità cristiana, in AA.VV. La proposta vocazionale alla vita religiosa, ed. Rogate Roma 1989, p. 9.