N.04
Luglio/Agosto 1993

Laiche consacrate a servizio delle vocazioni nella comunità cristiana

L’esperienza che segue è di un gruppo di laiche consacrate, appartenenti all’Istituto Secolare delle “Piccole Apostole della Carità” di don Luigi Monza. Il loro specifico carisma le mantiene completamente inserite nella realtà secolare per animarla cristianamente dall’interno. Pur operando prevalentemente – per esigenze storiche – all’interno dell’Opera denominata “La Nostra Famiglia”, attiva in Italia e all’estero in oltre 40 centri di riabilitazione per handicappati, e nell’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico “Eugenio Medea” di Bosisio Parini (Como), sono presenti capillarmente nella realtà di ben 25 Diocesi italiane e del Sudan e Brasile come animatrici della Catechesi, della Liturgia, di gruppi giovanili di preghiera e di volontariato nazionale e internazionale, d esperienze di animazione vocazionale specifica. Particolare attenzione viene da esse rivolta anche alla catechesi agli handicappati, per la quale hanno elaborato originali sussidi, strumenti, metodologie, alla realtà della sofferenza innocente e del suo significato, in particolare nell’esperienza dei genitori di portatori di handicap e del contesto che li accoglie.

All’interno di queste realtà le “Piccole Apostole” collaborano a pieno titolo e a parità di condizioni – data la loro indole secolare – con le strutture sociali ed ecclesiali territoriali. Nessun segno esterno le contraddistingue da un comune laico della comunità ecclesiale, se non il caratteristico “stile di vita” animato dalla consacrazione, che ne è il fulcro.

Da un sondaggio effettuato tra le “Piccole Apostole” di vita comune e individuale, impegnate a vario titolo nella vita delle comunità parrocchiali o dell’Opera “La Nostra Famiglia”, emerge che l’impegno di animazione non può essere disgiunto dalla condizione di consacrazione secolare, vissuta come fortemente “qualificante” allo scopo e nel contempo come luogo privilegiato di “ricaduta” della ricchezza di grazia di cui esse stesse si sentono oggetto.

Da tutte viene fatta una particolare sottolineatura all’importanza dei seguenti aspetti come fondanti la loro esperienza.

– Autenticità, trasparenza, entusiasmo, gioiosità tipica della propria spiritualità pasquale nel vivere la propria consacrazione, premessa indispensabile, quanto efficace di credibilità e fecondità di qualsiasi annuncio.

– Ricchezza di potenziale di grazia derivante dall’essere comunità, nella proposta, nel mandato, nell’animazione, nella condivisione dell’esperienza che viene così moltiplicata nei suoi effetti.

– Necessità di una solida e intensa vita di fede e di preghiera nell’accogliere il mandato, nell’affidare al Signore le persone che Lui ci affida, nel collaborare ai Suoi disegni di amore sulla loro esistenza.

– Stimolo derivante dal mandato a una continua vigilanza e revisione di vita, al dialogo attento e oculato col mondo del nostro tempo, in particolare col mondo giovanile, coi Sacerdoti e la realtà ecclesiale, con la comunità civile e parrocchiale…, purificazione continua della modalità di vivere la propria personale chiamata.

– Consapevolezza che “chi irriga e innaffia siamo noi, ma chi fa germogliare è solo il Signore”, quindi umiltà, maturità, discernimento nell’accogliersi e nell’accogliere, nel mettere i propri talenti a disposizione del Signore, senza mai attribuirsi il merito della riuscita, né scoraggiarsi di fronte all’insuccesso quando è stato fatto il tutto che si poteva fare.

– Necessità di creare – con la concreta testimonianza di vita – la cultura della bellezza e fecondità della vita di consacrazione, che realizza pienamente la persona, nel dono gioioso di sé, che si arricchisce di valori quanto più cresce nell’esperienza della propria consacrazione.

Concretamente, le persone interpellate – di età variabile tra i 18 e oltre 50 anni, sono impegnate a vari livelli nelle realtà sopra elencate. Ciascuna di queste, pur facendo capo a una singola persona responsabile o a gruppi di persone che operano in team, diventa, per la Comunità delle “Piccole Apostole”, “affare di tutte”, nel senso che tutte ci sentiamo impegnate sia a sostenere con la preghiera o l’offerta silenziosa, sia a sostituire chi viene a mancarci nell’attività che svolgiamo insieme, perché impegnata nell’animazione, sia ad aiutare la preparazione spirituale e concreta degli incontri, dei sussidi, delle situazioni, come pure a offrire i nostri ambienti e a renderli accoglienti, quando questi sono necessari per queste attività, e a dare le nostre migliori prestazioni, il nostro tempo…

In questo senso, pur non attribuendoci personalmente alcun titolo di “animatore vocazionale” ci sentiamo tutte, e a titolo personale, strumento del vero Animatore che ci manda e ci utilizza per quella semina, della cui crescita è Lui il vero e unico responsabile.

Nel nostro impegno di animazione, che riteniamo il “respiro” della nostra esistenza, coinvolgiamo in forma privilegiata tutte le risorse giovanili presenti nell’Istituto Secolare e nell’Opera “La Nostra Famiglia” e nelle realtà in cui operiamo, stimolando la creatività delle iniziative e della realizzazione di varietà di gruppi di spiritualità, di preghiera, di impegno, di volontariato, che possano rispondere a quante più esigenze spirituali possibile. Ma non solo i giovani sono protagonisti in questo; anche chi ha maturato esperienze di vita di fede e di consacrazione consolidata può e deve ricevere e offrire stimolo di ulteriore crescita nello scambio di esperienze col ricco mondo di Grazia che il Signore ci mette accanto: genitori di portatori di handicap, handicappati fanciulli, adolescenti e adulti, operatori dei nostri Centri di Riabilitazione, allievi delle Scuole di Formazione Professionale che gestiamo per animarle cristianamente, visitatori, volontari, tanti “amici” contagiati dal clima di ottimismo tipico della esperienza di vita cristiana, che fa dire “Se questi e quelli, perché non io?”.

La nostra esperienza dei gruppi di spiritualità giovanile e familiare, del Gruppo Amici, di quelli di volontariato… sono vivaio di vocazioni: alla risposta generosa e disinteressata alla chiamata alla speciale consacrazione nelle sue varie forme, all’impegno professionale e sociale cristianamente animato, alla riscoperta della propria chiamata a qualsiasi età e in qualsiasi condizione di vita (essere genitore di un diverso, o aprire la propria famiglia e il proprio cuore all’accoglienza del diverso emarginato o rifiutato o in situazione di bisogno con la creazione di Case-Famiglia per disabili), ad animare cristianamente la propria vita coniugale, a non opporre resistenza alla chiamata del figlio o della figlia alla vita di consacrazione, a creare la cultura che la vita di consacrazione è un vero grande dono per chi lo riceve e per chi ne beneficia (e questo non a parole, ma nel quotidiano vivere e testimoniare la gioia pasquale della nostra consacrazione e la nostra comunione).

Sempre dal sondaggio effettuato tra le “Piccole Apostole” emerge come costante comune a tutte la gioia di sentirsi pienamente realizzate in questa chiamata e in questo servizio, nel dono ricevuto e accolto, ma per essere ridonato, la gratitudine per essere oggetto di Grazia privilegiata.

Di questa gioia, stupore, gratitudine, grazia ha tanta sete il nostro mondo, in particolare il mondo giovanile, che ci interpella e ci stimola a viverla, offrirla, testimoniarla: i frutti sono nelle mani e nel cuore del Signore…, ma per esserci ridonati!