N.03
Maggio/Giugno 1993

Filoni culturali, mondo giovanile riflessi vocazionali

È molto difficile in una breve riflessione passare in rassegna tutte le diverse culture che si sono sovrapposte nel corso degli ultimi anni nel mondo giovanile. Le mode sono state tantissime così come sono stati rapidissimi (nella crescita come nel declino) gli innamoramenti per qualche attrattivo lancio di posizioni più o meno pseudo-culturali: basta pensare a come negli anni passati siano sorti e svaniti gli interessi per il maoismo, il freudo-marxismo, per l’ecologia, e tanti altri più o meno pubblicizzati interessi culturali.

Più opportuno, anche se più delicato e difficile, è forse tentare di focalizzare alcuni filoni culturali che hanno avuto grande riflesso sul mondo giovanile contemporaneo, e forse anche sulla maturazione alla fede ed alla vocazione religiosa. E per essere semplice e rapido mi concentrerei sostanzialmente su tre grandi filoni.

 

 

Soggettivismo etico

Il primo è quello relativo al soggettivismo etico. In fondo il mondo moderno è un mondo ad alta soggettività, dove tutto tende ad essere ricondotto a valutazioni di tipo individuale e soggettivo. Lo slogan del periodo in fondo è “tutto è mio e lo gestisco come voglio”: il lavoro è mio, il tempo libero è mio, le vacanze sono mie, la vita è mia, il marito è mio, il figlio è mio, il peccato è mio; e tutto ciò, in quanto mio, può essere valutato, deciso, gestito, giudicato, cambiato solo in base a personali individuali istanze. Questo porta, nel consumo come nella religione, ad una sorta di esplosione della soggettività e, sul piano culturale, del soggettivismo etico. Non c’è chi non veda come una tale situazione finisca per creare un mondo giovanile crescentemente impoverito: quando si cerca nella propria dimensione soggettiva la logica per guardare il mondo si rifiuta ogni input esterno (ogni stimolo come ogni confronto) e con ciò ci si condanna ad un progressivo impoverimento di idee e forse anche di coscienza. E non c’è chi non veda come il soggettivismo etico sia forse l’ostacolo principale alla maturazione della fede ed anche di una vocazione religiosa: la fede infatti è fede in altro da noi, addirittura nell’Altro; la vocazione religiosa è chiamata dall’Altro in favore di altri. Chi è rinserrato nella sua soggettività è molto difficile che riesca a captare fede e vocazione.

 

 

Impegno sociale e politico

Il secondo filone culturale che contraddistingue il mondo giovanile d’oggi è quello dell’impegno sociale e politico. In fondo molti di noi pensano che la società va cambiata radicalmente e che ci debba essere qualcuno che si impegna con forza nello sviluppo economico, sociale, politico. Questo è evidente nei paesi in via di sviluppo dove il superamento dell’arretratezza (se non della drammatica povertà) interpella e sfida ogni persona che abbia un minimo di coscienza. Ma si tratta di un atteggiamento presente anche nelle nostre realtà occidentali, anche se si applica non tanto ai problemi generali dello sviluppo ma a problemi più specifici: il rinnovamento della politica, la qualità della vita collettiva, il disagio delle fasce marginali della popolazione, l’organizzazione della vita urbana, la difesa dei diritti ad ogni livello. Basta guardare anche soltanto alla situazione italiana per vedere quanti giovani si impegnino in questa direzione, mutuando culture diverse dal solidarismo cattolico al marxismo. Ma anche qui è probabile che la maturazione della fede e della vocazione religiosa non sia coerente con tale filone culturale: troppa attenzione ai meccanismi della società e del potere per avere uno spazio di silenzio, di introspezione, di trascendente; per avere cioè lo spazio in cui matura il dubbio sul valore del mondo e sui valori mondani, in cui matura la chiamata alla fede ed alla vocazione.

 

 

Intrattenimento continuato

Accanto ai due grandi filoni “nobili” che abbiamo qui sopra richiamato c’è un terzo filone culturale che ha forti riflessi sul mondo giovanile. Si tratta di quel che possiamo chiamare “l’intrattenimento continuato”. I Giovani in fondo sempre galleggiano sulle cose e sui giorni: sui titoli di giornali, sulle trasmissioni televisive di ogni tipo, sulla cultura orale del loro piccolo gruppo di pari, sulla discoteca, su film più o meno comprensibili o violenti. Non si approfondisce praticamente nulla; appunto si galleggia, come se la cultura di massa non avesse un contenuto unitario, non avesse senso. Ed è abbastanza comprensibile che molti giovani si ritrovino, se non vogliono galleggiare, in una radicale crisi di senso, di significato della vita. Ma a parte questa minoranza il grosso resta nell’intrattenimento continuato, dandone per scontata anche l’insensatezza; ed è evidente che il limitato spessore culturale che tutto ciò produce nei singoli non favorisce certamente impegnative scelte religiose e vocazionali.

 

 

Verso la saturazione

I tre grandi filoni di cultura contemporanea sembrano quindi tutto sommato antitetici alle nostre speranze di un’espansione nei giovani di chiamate e percorsi di fede e di vocazione religiosa. Tuttavia sembra a me che tutti i tre filoni sopra indicati abbiano incrinature e tendenze alla saturazione. Io sono convinto che la spinta soggettivistica ha superato l’apice della sua capacità di influenza; sono convinto che l’impegno sociale richiede sempre più di essere innervato da scelte intime e forse anche religiose; sono convinto che i giovani non possono pensare di vivere sempre nell’insensatezza del galleggiamento sulle cose. Dobbiamo aspettarci per i prossimi anni una crisi dell’influenza dei tre grandi filoni culturali; ma forse dobbiamo anche tentare di accelerare questa crisi, sottolineando le debolezze che essa comporta non solo per il mondo giovanile ma per tutta la società moderna. Coniugare la soggettività con l’apertura agli altri; coniugare l’impegno sociale con un’ispirazione anche trascendente; coniugare l’intrattenimento con la ricerca di senso e di significato; sono tre obiettivi che il mondo cattolico può e deve porsi per i prossimi anni: non solo perché con essi possono aprirsi spazi nuovi di fede e di vocazione religiosa, ma anche perché con essi si può far compiere un salto di qualità a tutto il sistema sociale italiano.