N.03
Maggio/Giugno 1993

La proposta inculturata degli istituti secolari

Evangelizzare la cultura e le culture dell’uomo è uno dei principali e più urgenti impegni della missione dei laici. L’Esortazione apostolica Christifideles laici lo afferma esplicitamente: “Il servizio alla persona e alla società umana si esprime e si attua attraverso la creazione e la trasmissione della cultura, che, specialmente ai nostri giorni, costituisce uno dei più gravi compiti della convivenza umana e dell’evoluzione sociale” (CfL 44).

Non v’è dubbio che anche i laici consacrati appartenenti agli Istituti Secolari non possano esimersi da questo imperativo comune: anzi, proprio in virtù del loro particolare stato di vita, vengono maggiormente responsabilizzati circa l’animazione cristiana del mondo.

“Se rimangono fedeli alla loro vocazione diverranno quasi il laboratorio sperimentale nel quale la Chiesa verifica le modalità concrete dei suoi rapporti con il mondo. E perciò essi devono ascoltare, come rivolto soprattutto a loro, l’appello della Esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi: Il loro compito primario… è la messa in atto di tutte le possibilità cristiane ed evangeliche nascoste, ma già presenti e operanti nelle realtà del mondo. Il campo proprio della loro attività evangelizzatrice è il mondo vasto e complicato della politica, della realtà sociale, dell’economia; così pure della cultura, delle scienze e delle arti, della vita internazionale, degli strumenti della comunione sociale” (Paolo VI agli I.S. il 25/8/1976).

 

 

Quale inculturazione? 

Il termine inculturazione perciò, rispetto ad altri come acculturazione o adattamento culturale, è più incisivo perché esprime con penetrante efficacia lo stile del loro apporto all’avvento del Regno che non si propone solo da fuori bensì soprattutto dal di dentro, “veluti ex sæculo” (Primo Feliciter, 6), a guida di germinazione feconda in un determinato contesto senza per altro svilirlo ma anzi conferendogli quelle virtualità che lo sappiano rigenerare e plasmare in un’armonica sintesi.

Tale sensibilità missionaria viene altresì auspicata dal Papa nel Messaggio in preparazione alla XXX Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, che esordisce segnalando appunto l’urgenza di una “autentica cultura vocazionale”. Un appello accorato e nel contempo uno spunto ideale da non lasciar cadere nel vuoto!

Se è vero infatti, come abbiamo affermato poc’anzi, che la consacrazione esalta il battesimo, elemento fondante la vocazione e la missione comune dei laici, la presenza dei secolari consacrati nel mondo garantisce maggior efficacia per la coltivazione e la promozione di quei valori che sono alla base di ogni sviluppo: “La formazione delle coscienze, la sensibilità ai valori spirituali e morali, la promozione e la difesa degli ideali della fratellanza umana, della sacralità della vita, della solidarietà sociale e dell’ordine civile… Questo mondo, travagliato da trasformazioni spesso laceranti, ha più che mai bisogno della testimonianza di uomini e donne di buona volontà e specialmente di vite consacrate ai più alti e sacri valori spirituali, affinché al nostro tempo non manchi la luce delle più sublimi conquiste dello spirito” (Messaggio del Papa).

 

 

Dal di dentro

I consacrati negli I.S. più che tracciare cammini ideali devono assumersi l’onere di condividere coi giovani con i quali sono a contatto una faticosa quanto esaltante ricerca di senso nelle normali condizioni di vita. Se ogni azione degna dell’uomo non può essere frutto di arbitrio ma deve configurarsi ad un “ethos” postulato dalla creaturalità, la coltivazione dell’uomo integrale comporta un incessante atteggiamento obbedienziale di taglio tipicamente vocazionale.

Perciò scoprire e aiutare a scoprire il fascino della collaborazione al progetto iniziale di Dio affidato alle mani operose dell’uomo, in sinergia di grazia e natura, per usare un’espressione familiare a Lazzati!, garantita appunto da una fedeltà assoluta al battesimo che la consacrazione facilita, può essere intuizione profetica per superare quella “cultura che induce i giovani ad accontentarsi di progetti modesti che sono molto al di sotto delle loro possibilità” (Messaggio del Papa).

Certamente dovranno successivamente intervenire ulteriori e complementari soccorsi che una pastorale appropriata sarà in grado di offrire (itinerari, accompagnatori, sussidi, ecc.) tuttavia la pedagogia degli “atteggiamenti vocazionali di fondo” (Messaggio del Papa), ovvero la scuola di una secolarità propriamente intesa resta efficace premessa per cogliere meglio il personale progetto di Dio.

Gli Istituti Secolari, benché non direttamente implicati nelle attività pastorali, devono per altro educare ad una crescente sensibilità vocazionale perché i singoli membri, compatibilmente con il loro stato di vita, si diano carico di un inedito rilancio vocazionale liberando le peculiarità del loro carisma: fedeltà a Dio ed alle cose del mondo.

Non a caso il recente Congresso mondiale “Gli Istituti Secolari e l’evangelizzazione oggi” ha ribadito, tra l’altro, il dovere della vigilanza perché vengano colti i semi del Verbo ed il messaggio evangelico venga così presentato nel modo più adeguato alle diverse età e situazioni.