N.02
Marzo/Aprile 1993

Battesimo, Cresima e Penitenza: un itinerario sacramentale per la maturazione vocazionale

“I Sacramenti dell’iniziazione cristiana sono anche i sacramenti della iniziazione verso la vita totalmente consacrata a Dio e alla Chiesa”[1]. Queste parole del Piano per le vocazioni in Italia fanno riferimento direttamente a quanto detto ai nn. 1 e 2 dell’introduzione generale al “Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti”: “Per mezzo dei Sacramenti dell’iniziazione cristiana, gli uomini, uniti con Cristo nella sua morte, nella sua sepoltura e risurrezione, vengono liberati dal potere delle tenebre, ricevono lo spirito di adozione a figli e celebrano con tutto il popolo di Dio il memoriale della morte e risurrezione del Signore.

“Per mezzo del Battesimo, essi, ottenuta la remissione di tutti i peccati, sono trasferiti dalla condizione in cui nascono, allo stato di figli adottivi; rinascendo dall’acqua e dallo Spirito Santo diventano nuova creatura: per questo vengono chiamati e sono realmente figli di Dio.

Nella Confermazione, che li segna con lo Spirito Santo, dono del Padre, i battezzati ricevono una più profonda configurazione a Cristo e una maggiore abbondanza di Spirito Santo, per essere capaci di portare al mondo la testimonianza dello stesso Spirito fino alla piena maturità del Corpo di Cristo.

Infine, partecipando all’assemblea eucaristica, i fedeli mangiano la carne del Figlio dell’uomo e bevono il suo sangue, per ricevere la vita eterna e manifestare l’unità del popolo di Dio. Offrendo se stessi con Cristo, s’inseriscono nell’universale sacrificio, che è tutta l’umanità redenta offerta a Dio per mezzo di Cristo, sommo sacerdote, e pregano il Padre che effonda più largamente il suo Spirito, perché tutto il genere umano formi l’unica famiglia di Dio.

I tre sacramenti dell’iniziazione sono così intimamente tra loro congiunti che portano i fedeli a quella maturità cristiana per cui possono compiere, nella Chiesa e nel mondo, la missione propria del popolo di Dio”[2].

Pur considerando fortissima questa unità la nostra attenzione, nella prospettiva della pastorale vocazionale, sarà orientata principalmente sui sacramenti del Battesimo e della Cresima, mentre l’Eucaristia avrà una trattazione in altra parte della rivista.

I modelli di iniziazione cristiana proposti dai nuovi riti liturgici e attuati nell’attuale prassi di pastorale postconciliare hanno proposto alcune rilevanti innovazioni: l’inserimento della Penitenza prima dell’Eucaristia e la posticipazione della Cresima all’Eucaristia nell’età preadolescenziale. Nell’attuale sequenza la logica non obbedisce più ad una idea teologica, ma allo sviluppo antropologico e risponde alla necessità di una catechesi prolungata e finalizzata nei fatti più alla celebrazione di sacramenti che allo sviluppo della vita cristiana.

Partendo da queste constatazioni mi sembra pastoralmente opportuno orientarsi ad un recupero dei riti dell’iniziazione cristiana particolarmente nella preparazione della Confermazione, che dovrebbe concludere il tempo dell’iniziazione e aprire quello della mistagogia. È in questa prospettiva che svilupperò le mie riflessioni.

 

 

L’animazione cristiana come avvio di un progetto di vita

L’iniziazione cristiana si qualifica non come trasmissione di valori e di precetti morali, ma come comunicazione di “vita divina”, che si innesta nella natura umana, configura a Cristo e colloca dentro il Mistero della Chiesa, comunità dei figli di Dio con una “personale vocazione e missione”.

“La partecipazione alla natura divina, che gli uomini ricevono in dono mediante la grazia di Cristo, rivela una certa analogia con l’origine, lo sviluppo e l’accrescimento della vita naturale. Difatti i fedeli, rinati nel Santo Battesimo, sono commemorati dal sacramento della Confermazione e quindi sono nutriti con il cibo della vita eterna nell’Eucaristia, sicché, per effetto di questi sacramenti dell’iniziazione cristiana, sono in grado di gustare sempre più e sempre meglio i tesori della vita divina e progredire fino al raggiungimento della perfezione della carità”[3]. I sacramenti dell’iniziazione aprono così il cristiano a rivivere la stessa vocazione e missione di Cristo, che in lui rinasce nel Battesimo, compie la missione di annunciare il Vangelo nella Confermazione e si offre al Padre per la salvezza di tutta l’umanità nell’Eucaristia.

L’iniziazione nella sua attuazione poi si struttura in tappe, perché il “dono di Dio” procede al nostro passo; i sacramenti, infatti, non si esauriscono con la celebrazione, essi sono tali in quanto iniziano a una vita, si sviluppano e continuano nella vita quotidiana.

Ora, seguendo i ritmi dei sacramenti dell’iniziazione alla vita cristiana, cercherò di mettere in luce le valenze vocazionali dei vari momenti che potrebbero diventare tappe di celebrazioni e di catechesi nella preparazione dei ragazzi alla Cresima.

Considerando che la catechesi non è sufficiente per creare un iniziato, si curi che i vari momenti contengano gli elementi tipici del catecumenato e i ragazzi, in clima di spontaneità e di gioia, facciano esperienza viva della Parola di Dio, della liturgia, della carità, della comunità, tutti elementi costitutivi dell’iniziazione cristiana.

 

 

1. Incontrare Dio che salva e chiama a libertà

Quando parliamo di iniziazione cristiana abbiamo la tendenza a partire dai bisogni e dalle attese dell’uomo, mentre essa è prima di tutto un coinvolgimento di Dio nella storia personale e comunitaria di ciascuno. Il Bambino non attende il Battesimo o all’adulto non vengono date risposte puntuali alle sue attese, è Dio che prende l’iniziativa, liberamente, inaspettatamente, superando gli schemi e la stessa immaginazione. L’iniziazione è prima di tutto un’irruzione di Dio nella storia e nella vita dell’uomo che lo apre a prospettive nuove e ad orizzonti infiniti.

L’annuncio del “Kerigma” deve far giungere al cuore dei ragazzi l’annuncio forte e festoso del Vangelo, far sentire che davvero Gesù li ama così come sono, che egli ha assunto su di sé la loro fragilità, i loro peccati, le loro paure e, appendendole ad una croce le ha vinte per sempre; aprire la loro mente e la loro vita a Colui che è venuto “perché abbiano la vita e  l’abbiano in abbondanza”.

In questa luce i ragazzi scopriranno che l’esistenza in qualche modo li precede. Come la vita umana è stata data senza la loro partecipazione, così anche la loro vita di figli di Dio e il loro progetto di vita non potranno nascere dalla loro creatività assoluta o dalla loro fantasia; ma sarà da accogliere come un grande dono. Alla scuola dell’amore di Dio impareranno e diverranno certi che, aprendosi ai piani di Dio, non si rinuncia affatto alla propria ricchezza personale, alla propria originalità, ma si valorizza pienamente se stessi.

“Nel disegno di Dio, ogni uomo è chiamato ad uno sviluppo, perché ogni vita è vocazione. Fin dalla nascita, è dato a tutti in germe un insieme di attitudini e di qualità da far fruttificare: il loro pieno svolgimento, frutto a un tempo dell’educazione ricevuta dall’ambiente e dallo sforzo personale, permetterà a ciascuno di orientarsi verso il destino propostogli dal suo Creatore”[4].

 

 

2. Che chiama dentro una comunità

L’iniziazione porta a scoprire la Chiesa e a farne parte. Certo il mistero della Chiesa non è il più accessibile ai ragazzi, ma è fondamentale: nella Chiesa si trovano i mezzi per approfondire la conoscenza e l’appartenenza al Regno di Dio, lì si riceve il perdono, lì si accoglie la rivelazione sempre più piena di Cristo e del suo Spirito.

Si diventa cristiani non per solo sforzo personale, ma per la collaborazione della Chiesa che diventa “madre” della rinascita nella fede e della vocazione personale. 

“All’interno della fondamentale vocazione cristiana fondata sul Battesimo ognuno deve sapere che ha nella Chiesa una sua vocazione particolare. Ognuno pertanto deve essere aiutato a scoprire non soltanto che la vita è vocazione, ma anche la sua personale vocazione, tenendo conto delle concrete necessità della Chiesa e dell’umanità. In modo particolare si avverte oggi l’esigenza di comunità cristiane in cui si viva la consapevolezza di essere tutti quanti dei chiamati e degli inviati e non semplicemente degli utenti dei servizi religiosi”[5].

 

 

3. Che dona di sperimentazione la “misericordia”

Momento qualificante l’iniziazione cristiana è l’impegno a percorrere un cammino di rinnovamento morale e di progressiva conversione. Si inserisce qui la riscoperta del sacramento della Penitenza. L’esperienza del perdono e della misericordia di Dio è la via maestra per conoscerlo e imparare ad amarlo. “Chi più è stato perdonato, più ama (cfr. Lc 7,47). Così nessuna esperienza di debolezza, nessuna delusione per se stessi, nessuna consapevolezza di indegnità può impedire o tarpare il dialogo vocazionale: lo stesso sacramento della Penitenza è momento della storia di singole vocazioni”[6].

Il perdono di Dio, che non opera in modo magico o ingenuo, consente non tanto di capire il peccato, così complicato, ma di comprendere sempre più e meglio l’amore con il quale Dio circonda il mondo e la vita di ciascuno. Questo amore non cancella con un colpo di spugna il peccato, ma lo mette a livello di cosa di poco valore, di pietre spostate ai bordi della strada perché non intralcino il cammino; non toglie il dolore, ma lo fa rientrare in un progetto di amore. Il perdono è riorientamento della vita, è conversione operata dalla potenza dell’amore di Dio, alla quale si è invitati a sottomettersi per essere liberati da tutto ciò che non ha futuro, non ha vita.

 

 

4. Che consacra e manda

I Riti dell’iniziazione alla fede cristiana, hanno il loro punto culminante nel sacramento della Confermazione. È la Pentecoste che si rinnova per il cresimato. Per questo, partendo dall’esperienza di gruppo-comunità, i ragazzi saranno condotti a vedere la Chiesa come realtà locale e insieme universale; saranno iniziati a “farsi carico” del mondo intero, a “immergersi” in esso con l’energia ricevuta dallo Spirito di Cristo. Il progetto di vita non è soltanto un fatto individuale o esclusivamente personale. I ragazzi sono chiamati a costruirsi lasciandosi afferrare interamente dalle esigenze degli altri, fino ad esclamare che diventano maggiormente se stessi nella misura in cui sono capaci di dare la vita per la salvezza del mondo. Seguendo l’esempio Gesù, che ha dato la sua vita per loro, impareranno a conoscere, illuminati dal suo Santo Spirito, la universale fraternità degli uomini e comprenderanno che ci si realizza solo costruendo una profonda comunione di vita con tutti gli uomini.

Questi grandi ideali e progetti rischiano di restare vuoti desideri e speranze inappagate se l’iniziazione alla vita di fede non sa educare a riversare questi ideali di servizio e di fraternità dentro la vita quotidiana. I ragazzi spesso si illudono di sfuggire al proprio quotidiano, restando in attesa delle grandi occasioni; la voglia irrefrenabile di fare nuova ogni cosa, di trasformare il mondo diventa concreta solo a partire dalle scelte quotidiane.

L’iniziazione cristiana e l’animazione vocazionale, per non vanificare la grande ricchezza messa a disposizione da Dio, devono offrire orientamenti e scelte di vita  che possano guidare, spinti dal soffio dello Spirito a scelte coraggiose e audaci. Vocazione matrimoniale, vocazione al ministero ordinato, vocazioni alla vita consacrata, vocazione missionaria “ad gentes”, vocazioni laicali di ogni genere, sono le varie forme per cui ciascuno può esplicarsi nella storia fondamentale dell’unica vocazione cristiana. Dentro questi orientamenti primari bisogna offrire itinerari di crescita, formando all’uso degli strumenti quotidiani della crescita. Preghiera, Eucaristia e Vita Ecclesiale; perché l’iniziazione è solo l’avvio di una vita “nuova”, che deve crescere e giungere a maturità dentro l’ordinarietà della vita fede della comunità cristiana.

 

 

 

 

Note

[1] CEI, Vocazioni nella Chiesa italiana, Roma 1985, n. 296.

[2] Congregazione per il Culto Divino, Rito dell’Iniziazione cristiana degli adulti, Introduzione generale, 1972, nn. 1-2.

[3] Paolo VI, Costituzione Apostolica, Rito della Confermazione, 1971.

[4] Populorum Progressio, n. 15.

[5] Card. Giovanni Saldarini, Chiamati a guardare in alto, LDC, Torino 1989, p. 21.

[6] T. Citrini, Scelgo di servire il Signore, Milano 1989.