N.04
Luglio/Agosto 2025

Grani

Esiste un modo di pregare che liberi mente e cuore e apra le porte dell’anima allo Spirito e alla conoscenza di Dio? C’è una preghiera che permetta un riposo quieto ma, senza estraniarci dalla realtà, lasci vigile lo spirito che vive in noi sì da metterci in sintonia con la vita del Signore Gesù?

Abbiamo la possibilità di entrare in relazione con Dio senza nessuna fatica sapendo di essere ascoltati e aiutati nel nostro discernimento? Possiamo contare su un’intercessione sicura e affidabile nel rivolgerci al Signore della vita e della storia?

La risposta a queste e a molte altre domande di questo tipo è “si”, lo possiamo. 

La preghiera del Rosario ci consente tutto questo. Possiamo crederlo? 

Non è il Rosario solo un modo noioso di far passare il tempo utilizzato dalle persone più anziane che ancora resistono tra i banchi delle nostre parrocchie?

Facciamo un salto nella storia cercando, nei secoli passati, le origini di questa forma di preghiera mariana. Il passaggio da fare è piuttosto ampio per arrivare al medioevo quando era in uso ornare le statue della Beata Vergine Maria di corone di rose, da cui deriva la parola latina ‘rosarium’. Per arrivare alla composizione della preghiera ‘Ave Maria’ come la conosciamo oggi dobbiamo risalire alle sue prime tracce nella liturgia del IV secolo, per attendere che, con il passare del tempo, le prime frasi tratte dall’annuncio dell’Angelo riportate nei Vangeli si completino con le devozioni successive e i titoli attribuiti dal popolo di Dio a Maria Santissima.

La più antica forma di preghiera attraverso il Rosario sembra essere apparsa tra i monaci cistercensi nell’XI secolo. La liturgia monastica, infatti, prevedeva – come oggi –  il canto in latino tutti i 150 salmi del Salterio in una sola settimana; la difficoltà, per i molti monaci ancora analfabeti, di unirsi a questa preghiera corale veniva superata facendo in modo che questi potessero sostituirla con la recita delle più facili preghiere conosciute: il Padre nostro e 150 Ave Maria. Velocemente questa forma semplice di preghiera si diffuse tra i fedeli, e non solo tra gli illetterati. 

La forza spirituale di questa sorta di “Salterio della Beata Vergine Maria” si dimostrò ben presto come un vero e proprio strumento di lotta spirituale contro gli spiriti del male. 

L’Ordine dei Predicatori (Domenicani) si curerà nel tempo, più di altri, di diffondere la “corona di rose di Maria” fino ad arrivare al Concilio di Trento (1545-1563) che, pur non parlando direttamente della recita del Rosario, valorizzerà la devozione mariana contribuendo al suo riconoscimento popolare come un modo tra i più semplici e belli di pregare meditando sui misteri della vita di Cristo, aiutati e sostenuti dalla Sua Santissima Madre, Maria.

Veniamo ai tempi a noi più prossimi concludendo questo excursus storico con le parole di san Giovanni Paolo II che, con grande immediatezza comunicava, al mondo il segreto della sua incessante preghiera e del suo legame così intimo con Maria: «Il Rosario è la mia preghiera prediletta. Preghiera meravigliosa! Meravigliosa nella sua semplicità e nella sua profondità. Sullo sfondo delle parole “Ave, Maria”, passano davanti agli occhi dell’anima i principali episodi della vita di Gesù Cristo. I misteri ci mettono in comunione viva con Gesù attraverso il Cuore della sua Madre. 
Nello stesso tempo il nostro cuore può racchiudere in queste decine del Rosario tutti i fatti che compongono la vita dell’individuo, della famiglia, della nazione, della Chiesa e dell’umanità. Vicende personali e quelle del prossimo, e in particolare di coloro che ci sono più vicini, che ci stanno più a cuore. Così la semplice preghiera del Rosario batte il ritmo della vita umana» (Angelus, Piazza San Pietro, Domenica, 29 ottobre 1978).

È proprio assecondando questo ritmo, segnato dal tempo della vita di Gesù e del suo legame con Maria, che in modo inaspettato, passando tra le mani i grani (o i nodi) del Rosario, troviamo riposo: la ripetizione della preghiera mariana invece che annoiare, come spesso si crede, aiuta il pensiero a centrarsi, con leggerezza, sulle reali situazioni di necessità, sulle fatiche vissute o da vivere e sulle decisioni da prendere. La leggerezza viene dal trovarsi quasi sorprendentemente abitati e accompagnati dalla presenza di Maria, che si fa madre attenta, sorella vicina e compagna di viaggio delle nostre avventure esistenziali, di quel vissuto che solo la preghiera sa raccontare. 

Nei tempi forti del discernimento vocazionale, quando, soprattutto nei giovani, l’inquietudine stanca gli animi e tenta di scoraggiamento, la proposta di pregare il Rosario e di rivolgersi a Maria può stupire o sembrare bigotta ma, se accolta, sempre si rivela foriera della scoperta di sapersi conosciuti e ascoltati, accompagnati e consigliati. 

È possibile (certo) che dai primi rari momenti di preghiera con il Rosario, si passi presto a una amicizia solida e fedele con Maria che mai si sottrae alla relazione e alla cura, fino a rivelarsi come un’affidabile consigliera nel cammino spirituale che sempre è rivolto a Gesù verso il Padre: Lei, la Madre del Buon Consiglio, la sola che parlando del Figlio può dirci con certezza: «Fate tutto quello che vi dirà!» (Gv 2,5).